Vigliano (Scoppito)

Appunti sul paese

Il centro di Vigliano è frazione del comune di Scoppito, al cui capitolo si rimanda per le note storiche. Si tratta di un centro di dialetto aquilano, ed anzi il più occidentale, a confine con l'area dialettale reatina.

Nel territorio dell'attuale Vigliano sorgeva, in epoca romana il vicus di Fisternae, forse dipendente da Amiternum. Dopo la diruzione di questa città, però, la zona viene a far parte della diocesi di Forcona, che sopravvisse per qualche tempo prima di essere conglobata in quella nuova dell'Aquila. Il toponimo Vigliano appare senz'altro di formazione prediale, dato il tipico suffisso -anus, probabilmente da un personale Vilius o simili. Viene menzionato per la prima volta nel sec. X.

La parrocchiale, dedicata a San Tommaso, pur se di antica origine, non conserva nulla del suo impianto, né del suo arredo originale, a causa di diversi rifacimenti, anche recenti.

Appunti sul territorio

Un cantuccio del massiccio di Monte Cavola appartiene al tenimento di Vigliano, essendo delimitato verso monte dai crinali di sandàgneru, a confine con la montagna di Scoppito, e di mónde carùsu, a confine con il tenimento di Corno. Verso valle, è la strada statale n° 17, che segue il solco della valle di Corno, a costituire il limite naturale del territorio montano considerato. A sud di questa, infatti, Vigliano continua con il massiccio del Velino.

Il crinale di sandàgneru ha inizio sopra la stazione di Vigliano, e culmina con la quota 1316 m. La linea spartiacque si abbassa poi alla sella di sandàgneru (1219 m), per rialzarsi subito col crinale della sèrra (1364 m). Poco più a monte (1384 m), si stacca una cresta secondaria che, abbassatasi a quota 1283 m, forma poi la cima di mónde carùsu (1319 m), per poi scendere definitivamente sulla statale. Fra le due catene, si estende l'imbuto del piano delle cupèlle.

A Vigliano è importante la zona sorgentifera del piano delle cupèlle, con l'omonima fonte, i fondanégli ed i fondanàcci. Sempre nella stessa zona, spicca il rottóne, forse collegato al culto di Sant'Angelo poco dietro la sella.

Va ricordato, infine, fra i sentieri, l'itinerario CAI n° 6, con le due varianti proposte, una da Vigliano, l'altra verso il crinale della sèrra.

La toponomastica

La regione delle Cupelle
1. Vigliano si trova nei pressi della confluenza di una serie di impluvi con la valle principale di Corno. Si tratta di fossi che provengono dal bacino intermontano delle cupèlle, importante per la frequentazione della montagna. Riportato come Piano delle Cupelle sulla cartografia IGM, il toponimo deriva dalla base cupo, che denota il concetto geomorfico di 'concavità'. A quota 1175 m si trova la fonte detta delle cupèlle, e non lontano i ruderi del Casale Betti (1160 m).

2. Un'altra importante zona sorgentifera nel piano delle Cupelle è quella dei fondanàcci (1154 m), a monte del sentiero che attraversa il fondo del pianoro. Il nome della località deriva da fontana 'sorgente', mediante un suffisso -accio, dal valore accrescitivo.

3. Sul versante ad est del pianoro, spicca la presenza del rottóne (1078 m), evidenziata sia sulla cartografia IGM che nella guida CAI. Ad essa si pensa come punto di riferimento per il culto di San Michele Arcangelo, solitamente connesso con le grotte. Ciò viene dedotto dal toponimo sandàgneru, riferito al sovrastante valico.

4. Da Vigliano, e precisamente dall'Orto Del Pinto, parte una mulattiera, consigliata dalla guida CAI, che attraversa il detto pianoro, portandosi verso la cima di Colle Maggio. Uscita dal paese, la via si sposta sulla destra orografica di un fosso e percorre a mezza costa il boscoso pendio di cerasciòle. La località è chiamata ufficialmente Cerasole, ed infatti il nome riflette il romanzo ceras(j)o 'ciliegio', attraverso un suffisso diminutivo -olo.

5. Deviando in direzione est, la variante al sentiero CAI n° 6 rimonta sulla costa di còlle ciarróccu, con vista panoramica sul paese. Il nome della località riprende un personale locale, Ciarrocco, soprannome o anche cognome. La versione sulla cartografia IGM è C.le Ciarrocco.

6. Fra l'abitato di Vigliano ed il piano delle Cupelle, si estende un'ampia cava di rena, sita in quella che era la località rascìtu. Tale pendio doveva essere ottimo per il pascolo, considerando che il toponimo riflette l'appellativo grasceto, formazione collettiva (suffisso -eto), dall'aggettivo 'grasso'.

7. La cava si estende anche oltre un breve fosso che scende dal piano delle Cupelle in direzione di Vigliano. Si tratta del fosso di caliùcciu, che era risalito anche da alcuni sentierini, ora bloccati dalla cava. Quanto al toponimo, appare equivalente, per il tramite della fonetica dialettale, a calvuccio, ma non è chiaro se debba intendersi derivato da un qualche antroponimo Calvus o simili. In alternativa, si potrebbe immaginare una dipendenza dal latino callis 'viottolo, sentiero'.


Il Monte Caroso
8. La cresta che chiude a nord e ad ovest il pianoro delle Cupelle si stacca dal crinale della Serra con il costone detto delle prunghétte. Questa nuda groppa è risalita dalla mulattiera che metteva in comunicazione Vigliano con la valle, ed il fontanile, della coroélla di Scoppito. Quanto al toponimo, riportato come Prunchetta nella cartografia IGM, si tratta di un colletivo in -eta (scambiato per un diminutivo in -etta) del fitonimo prunco 'prugnolo, susino selvatico', da un latino regionale *prunica.

9. A sud della costa delle Prunchette, il crinale si abbassa alla depressione (1283 m) che costituisce la testata della conca di cauzolàru, parte alta del piano delle Cupelle. Il toponimo si inquadra in una serie di nomi come càuze, càveze, ecc., formalmente riconducibili ad una voce medievale caucium, che indica luoghi bassi, concavità. Il nome della località in questione, riportato sulla cartografia IGM con l'adattamento improprio Causolaro, avrà risentito dell'influsso di una qualche voce dialettale in -aro.

10. Oltre la sella di cauzolàru, si alza l'allungato crestone di mónde carùsu (1319 m). Si tratta della montagna che separa il tenimento di Vigliano, con il piano delle Cupelle, ad est, da quello di Corno ad ovest. Il nome della montagna è M. Caruso sulla cartografia IGM, ma la designazione ufficiale andrebbe piuttosto corretta in Caroso, visto che il dialettale carùsu riflette un aggettivo caroso 'pelato, tosato', col passaggio ó > ù dovuto all'azione della metafonia da -u. L'appellativo caroso si riferisce, come ovvio, alla morfologia della montagna, che è nuda nella sua parte sommitale.

11. Alle pendici meridionali di Monte Caroso, dentro un fosso, si trova la sorgente dei fondanégli (1180 m), raggiungibile con una breve deviazione dal sentiero CAI per il piano delle Cupelle. Curiosamente, il nome fùssu degli fondanégli pare attribuito non già alla valle dove si trova la fonte, che prende il nome di màlle rufànu - V. Rufana sulla cartografia IGM - ma piuttosto ad un fosso che scende, dall'altro versante, a lambire Vigliano. Non è escluso che, in questo caso, si tratti di un errore nella descrizione degli informatori locali. Quanto al toponimo fondanégli, si tratta di un evidente derivato di fontana, attraverso un suffisso diminutivo -èllo, mentre in màlle rufàna si scorge un personale latino Rufus, visto il suffisso -ano, tipico dei toponimi prediali.

12. Fra la Valle Rufana ed il presunto fùssu degli fondanégli, è l'esile crestina di carpinìttu (1125 m), che continua, da un punto di vista orografico, il crinale di Monte Caroso. Il nome dell'asperità è da farsi risalire ad un fitonimo collettivo carpinetum, da carpino, certo di formazione antica, se il suffisso è stato successivamente interpretato come diminutivo, -etto. Attualmente la montagna sembra nuda, mentre sul versante orientale c'è il bosco di cerasciòle.

13. A sud dello sperone di carpinìttu, su pendii poco acclivi, si trova la località già coltivata di cìturu piànu, riportata sulla cartografia IGM col nome di Cerreto Piano. In realtà, il toponimo è formato con un appellativo cìturu che si confronta con il latino citorium 'citorio, poggio, luogo elevato', ma lo spostamento di accento può spiegarsi con l'influsso di una designazione concorrente certupiànu, equivalente a 'cerreto piano', formazione toponimica assai diffusa in tutto l'Appennino Centrale, specialmente in area umbro-sabina. Il fitonimo cerreto si applica spesso a coltivi ottenuti mediante abbruciamento di boschi di cerro.

14. Una propaggine del colle di carpinìttu si eleva, isolata, sopra la statale per Corno. Si tratta del còlle della colonnélla (1114 m), per lo più boscato. Il toponimo dipende dal nome della località le colonnélle, registrato a Corno e riportato dall'IGM come Colonnella, che designa la zona del cimitero, lungo la statale. Tale toponimo presuppone la presenza di una colonnella, ossia un 'cippo di confine', ché tale designazione è piuttosto frequente in area sabina. Si tratterebbe, allora, del confine fra il tenimento di Vigliano e quello di Corno.

15. Fra il Colle della Colonnella ed il cìturu piànu, si incunea l'impluvio degli acquarégli, tributario della vale di Corno. Il nome della località è un diminutivo del tipo dialettale acquaro 'luogo dove si raccogono le acque'. Nei pressi di questo fosso, si trovano anche le ruttìcchje, in zona non meglio precisata.

16. Dietro la cresta di Monte Caroso, in zona boschiva e frequentata per fare legna, passava un sentiero che si andava a collegare con la mulattiera proveniente dal piano delle Cupelle. La località attraversata è detta la pacìna, per via della sua esposizione a nord. Il tipo pacina, deriva, infatti, attraverso il sintagma (terra) opacina, da opacus 'in ombra', e si contrappone a solagna 'luogo esposto a sole, a sud'.


La montagna di Colle Maggio
17. Appena ad est dell'abitato, si innalza la montagna che a Scoppito, dall'altro versante, è chiamata commàju, 'Colle Maggio', ma che a Vigliano non sembra avere una designazione per il suo complesso. Sulla cartografia IGM è utilizzato il toponimo M. S. Angelo, ma localmente il nome sandàgneru si riferisce al solo valico (1219 m), sotto il quale vi sarebbero i ruderi di un convento dedicato a Sant'Angelo, il culto del quale pare, peraltro, connesso con il sottostante rottóne. I locali viglianesi conoscono invece diversi nomi per indicare località situate sull'ampio tavolato che costituisce la cima di detta montagna. Fra le più importanti, c'è j'acquàru rànne, una zona dove si raccolgono le acque, nota con lo stesso nome anche a Scoppito. Anche ju fauciarìttu si trova sulla cimata di Colle Maggio, e tale nome, che a Scoppito suona ju fargiarìttu, conferma il fatto che si tratta di zona umida, essendo un derivato del latino *filicarium 'felceto'. Una terza località, la fóssa retónna, ha una designazione comune ai due paesi, ed è pure riportata sulla cartografia IGM, come Fossa Rotonda.

18. Il nome di un'altra zona dell'altopiano sommitale di Colle Maggio è stato riscotrato solo a Vigliano. Si tratta dello jàcciu degli crastàti, uno stazzo (jaccio, dal latino jacere 'giacere') caratterizzato da ampi mandroni, i muri a secco che fungono da recinto per le bestie.

19. Subito ad est della cava di rena che si trova sopra Vigliano, la montagna di Colle Maggio comincia con la località detta localmente la cèsa, ed egualmente riportata come la Cesa sulla cartografia IGM. In questo caso, non sembra che la zona sia (o sia stata) coltivata: il toponimo cesa, allora, piuttosto che indicare un coltivo ottenuto mediante taglio di un bosco - latino (silva) caesa, da caedere 'tagliare' - si riferirà ad un 'bosco ceduo', dove si va periodicamente a fare legna.

20. Il bosco della Cesa è solcato dal fosso chiamato la calecàra degli forcellàni, proveniente dalla cima di Colle Maggio. Un po' più ad est, il fosso successivo porta il nome ju fùssu delle tre calecàre. Entrambi questi nomi denotano la presenza di una calcara, ossia una cava di pietra calcarea (ma lo stesso termine indica anche la fornace per la calcinazione), mentre l'appellativo forcellani é riferito agli abitanti della Forcella, villa di Rocca Santa Maria in comune di Tornimparte (Aq).

21. Proseguendo verso est, oltre la calecàra degli forcellàni viene il pendio della rétta, indicato come la Retta sulla cartografia IGM. Il nome rientra in un tipo toponimico cretta dal latino crepare, e vale, in definitiva, 'luogo crepato', ossia 'terreno sterile'. Alle sue pendici, c'è un boschetto di mandorli noto col nome ju mióce, di ignota origine.

22. Il terzo fosso, di quelli che solcano i versanti sudoccidentali di Colle Maggio, è il fùssu de mariaròsa, mentre il quarto è ju fùssu de palommarétta. Entrambe queste designazioni possono farsi risalire a dei personali locali: un nome nel primo caso, un soprannome, derivato da un cognome, nel secondo. Ma quest'ultimo può anche essere un appellativo, diminutivo di palombara 'costruzione adibita all'allevamento dei colombi' o 'luogo dove nidificano i colombi' (dal latino palumbus 'colombo'), come per il nome di Palombaro (Ch).

23. I pendii solcati dai due fossi di mariaròsa e della palommarétta sono chiamati le cózze, con una designazione, da cui dipende il nome ufficiale IGM le Cozze, che deriva dalla voce dialettale cozza 'pozzanghera, buca nel terreno dove si raccoglie l'acqua', pressoché equivalente ad acquàru, che ha prodotto il toponimo j'acquàru rànne, località che si trova proprio in cima alle cózze.

24. L'ultimo sperone del crinale di Colle Maggio, che giunge fin sopra la stazione ferroviaria di Vigliano, serrando verso est il tenimento viglianese, è il còlle ju bùrgu, il cui nome è noto anche a Scoppito. Si tratta di un riflesso di un latino burgus 'fortificazione, torre di guardia', voce di dubbia origine, che si applica bene alla morfologia del sito. Il toponimo potrebbe anche far riferimento ad un effettivo insediamento in cima al cocuzzolo, da collegare al vicus sabino-romano di Fisternae, o al successivo periodo dell'incastellamento altomedievale. Dal nome del colle dipende quello del quinto fosso, partendo da Vigliano, di quelli che confluiscono nella valle di Corno. Si tratta del fùssu de còlle ju bùrgu.

25. Al di là dello sperone del Colle del Borgo, i viglianesi conoscono bene la rùtte d'óru in tenimento di Scoppito. Si tratta di una grotta, riportata sulla cartografia IGM, di una certa importanza nel passato, ma ora quasi sommersa dalla vegetazione, che la rende difficilmente ritrovabile. Il nome della grotta riflette un atino orum, per il classico ora 'margine, ciglio' ma anche 'poggio, altura', e dipende dalla morfologia del sito, accidentato ed in forte pendenza a monte della ferrovia. Il pendio dove si trova la grotta ha però un nome diverso, essendo conosciuto come la rrìpa, ossia ripa, termine molto usato nell'Appennino Centrale nel senso di 'pendio scosceso'.