Tornimparte

Appunti sul paese

Tornimparte è un comune sparso, con sede nella frazione Villagrande, e comprendente altri piccoli villaggi: Pianelle, Colle San Vito, Colle Santa Maria, Barano, San Nicola, Colle Perdonesco, Colle Massimo, Case Carducci, Piagge, Pielavilla, Case Tirante e Capolavilla. Da questo elenco rimangono escluse le frazioni di Rocca Santo Stefano, comune autonomo fino al 1806. Sono tutti centri in cui la parlata, classificabile come amiternino-forconese, viene ora soppiantata dall'aquilano cittadino.

Le prime notizie su Tornimparte risalgono al sec. XII, quando viene citata con Rocca San Vito e Castellum de Ballo, ovvero Castiglione. Quest'ultimo villaggio è anche noto nei documenti medievali come Villa Sant'Angelo di Castiglione, in quanto l'abitato si sviluppò ad una certa distanza dalla fortificazione. L'origine del toponimo è oscura, né aiutano le diverse attestazioni altomedievali, molto diverse fra di loro (Tornamparte, Thonain Parte,...). Appartenente alla diocesi, e poi anche al contado forconese, concorre alla fondazione della città dell'Aquila.

Notevole a Villagrande è la chiesa parrocchiale, dedicata a San Panfilo (sec. XII), del cui originario impianto romanico rimane solo la parte inferiore della facciata, davanti alla quale c'è un portico con affreschi del sec. XV. Ancora più interessante è il ciclo di affreschi realizzati alla fine del sec. XV dal pittore Saturnino Gatti nella parte absidale della chiesa. Altre chiese sono quelle di San Vito (sec. XII), Santa Maria della Neve di Barano (sec. XIII), San Nicola ed altre minori, fra le quali quella oggi dedicata a Santa Maria di Lourdes a Castiglione (1350). Del castello di Castiglione sono visibili alcuni resti su un colle non lontano dall'attuale villaggio.

Appunti sul territorio

Il territorio comunale di Tornimparte si estende per lo più alla sinistra orografica del torrente Raio, e ad ovest fino al confine regionale, occupando così una buona parte del versante settentrionale della catena del Velino. Verso valle, il limite seguito è la strada provinciale Amiternina, che passa a monte delle frazioni di Villagrande, Pianelle, Colle San Vito, Colle Santa Maria, Barano e San Nicola.

La valle del ràju è delimitata verso ovest da una dorsale comprendente la rocciosa cima della sèrra (1523 m). Al di là di questa dorsale, c'è l'importante vallata di ruèlla, delimitata a sud e ad est dall'allineamento spartiacque fra il bacino dell'Aterno e quello del Tevere. Questo allineamento comincia dall'insellatura di Cerasolo, a confine con Lucoli, per salire al pìzzu elle còste (1880 m), e poi alla cima di mónde càva (2000 m). Da qui, scende al vàu de fémmena mòrta (1810 m), passando poi al di là del pianoro delle ferrarécce e sul crinale del serróne (1848 m). Sempre in direzione nord, la linea spartiacque scende ad una sella (1557 m) sopra cardìtola, toccando quindi la cima della piàja (1637 m), la depressione della téglia (1440 m) e la cimetta di collàutu (1461 m). Il successivo valico, anche stradale, della fórca (1350 m), divide la montagna di Tornimparte da quella di Rocca Santo Stefano, con la sèrra (1599 m) e poi l'altro valico della forchétta (1358 m). Al di là dello spartiacque, c'è il bacino del Rio Torto, affluente del fiume Salto. alla sinistra orografica di tale vallata, si trova la piàna de castiglióne, con l'omonimo villaggio, mentre sulla destra è l'altopiano dei cóppi piàni, a confine col Lazio.

Particolari emergenze sulla montagna di Tornimparte sono i casali di Ruella, quelli di Coccirro presso Castiglione e quelli a monte di Pielacosta non lontano dalla strada provinciale Amiternina. Si tratta di complessi agropastorali nei quali si effettuava la transumanza verticale. Diverse sorgenti munite di fontanile si trovano nell'alta vallata del Raio ed in quella del Puzzillo, nella stessa valle di Ruella, nella Valle Acquafredda. Ma la località montana più importante è la Grotta di Vaccamorta, ben nota agli speleologi, che si trova nell'omonima contrada a confine con Lucoli.

La sentieristica CAI comprende numerosi sentieri: i numeri 1, 1A, 1B, 1C, 1D, 1E, 1F, 1G e 3B attorno a Monte Cava, il n° 1H alla Grotta di Vaccamorta, il n° 2 sui Coppi Piani, il n° 2A alla Serra, il n° 3 alla Piaia, il n° 3A al Serrone.

La toponomastica

La valle di Ruella
1. La famigerata carrareccia di Ruella si imbocca sulla strada provinciale Amiternina, al km 14,900 (1011 m), in località craparèlla. Riportato come Caprarella sulla cartografia IGM, il toponimo è in effetti un derivato di crapa, metatesi dialettale per capra, nel senso di 'luogo adatto alle capre'.

2. L'imbocco della strada di Ruella confina con la contrada della castagnòla, a monte della strada provinciale dopo il ponte di Ruella. Il toponimo, che è Castagnola sulla cartografia IGM, riflette la presenza di giovani castagni.

3. La nuova strada di Ruella passa a monte della vecchia e pittoresca mulattiera, che attraversava la contrada del foró, ribattezzata Torone sulla cartografia IGM. In realtà, il nome pare proprio un derivato della voce toro, nel senso di 'rialzo di terreno'. Questo è un riflesso del latino taurum, forse originario del sostrato.

4. Dai tornanti della carrareccia è possibile osservare la stupenda forra di Ruella, nota come ju bùsciu de ruèlla. Qui buco, con la regolare resa dialettale, ha il significato di 'forra incassata', quasi 'bucata' dal fondovalle. Il nome della vallata è dunque ruèlla, vàlle de ruèlla, che si ritrova pure sulle carte in Valle Ruella e F.te Ruella. Si tratta di un evidente riflesso di rua 'stradina', termine che non deriva dal francese rue, come proposto banalmente pure nella guida CAI, ma è ad esso corradicale, continuando il latino ruga nel senso di 'solco'.

5. Usciti dal bosco, si perviene a degli splendidi prati, a monte dei quali si trovano i cosiddetti Casali di Ruella (1413 m). Poco più avanti si incontra la F.te dei Cobelli (1420 m). Il nome di questa fonte, che non è stato registrato dai locali, deriva chiaramente dalla voce dialettale cupégli, ossia dei 'recipienti usati a coppie sul basto' per portare l'acqua. Un secondo fontanile si trova non lontano, nei pressi di una cisterna, ed è chiamato Fonte Ruella (1437 m).

6. Abbandonando la valle di Ruella, che prosegue diritta fin sotto la cima di Monte Cava, si può prendere a sinistra il sentiero CAI n° 3B, che passa accanto alla cosiddetta Fonte Ruella. Superate delle macere ed una serie di 'campi chiusi', si risale poi una valletta erbosa che fa sbucare sulle pràta de sorpàuju (1626 m). Questo dosso è menzionato come Prata Sor Paolo pure sulla cartografia IGM, ed in effetti il toponimo è composto di prata 'prateria' e del personale 'Sor (Signor) Paolo'.

7. Verso sud, l'itinerario n° 3B passa sul bordo di un grosso avvallamento, nella regione dei cóppi delle fósse (o, secondo alcuni, delle pózze). Il toponimo Coppi delle Fosse è correttamente riportato sulla cartografia IGM, e si compone dell'appellativo coppo 'avvallamento, conca' e di fossa, che ha quasi lo stesso significato, ma si applica per lo più ad impluvi che defluiscono da qualche parte (mentre il coppo è in genere chiuso, una dolina).

8. Sul crinale alla destra orografica della valle di Ruella, importante è ju cóppo de polledràseno. Questo non coincide con il Colle Polledrasino (1821 m) riportato sulle carte IGM, ma è una grossa conca a sudest di tale dosso (1640 m), nel quale vi è segnalata una baracca. Un M. Poledrasino venne coniato anche nell'Atlante di Rizzi-Zannoni del 1783. Anche vicino al punto dove termina il sentiero n° 3B c'è una conca (1807 m) detta cóppo agnèlla, nei pressi della quale sono pure segnalati dei ruderi di una baracca. Entrambi i nomi risultano composti da coppo 'conca prativa' e da nomi di animali, un composto di polledro 'puledro' e àsino nel primo caso, agnella nel secondo caso.

9. Una ulteriore serie di 'coppi' si trova a monte del dosso di Coppo Agnella, precisamente in località detta ji puzzàcchi (1796 m). In questa designazione, è stata usato l'appellativo pozza, quasi equivalente a coppo, col suffisso accrescitivo -acchio.

10. Due radure situate lungo la valle di Ruella, prima che questa sbuchi nella conca delle Ferrarecce sono le pràta degli fióri e le pràta de còccia. La prima trae il nome dalla presenza di 'fiori', la seconda da un cognome locale 'Coccia'.


La montagna della Serra
11. Alla sinistra della forra di Ruella, si eleva la montagna della sèrra (1523 m), che funge da spartiacque con la vallata del Raio. Sulla cartografia IGM è stato coniato il nome M. Ruella, che non esiste presso i locali. Tale errore non è stato emendato nella guida CAI. Il toponimo dialettale riflette l'appellativo serra 'cresta, dorsale accidentata', traslato geomorfico dal latino serra 'sega'.

12. La cima della montagna della Serra è però conosciuta come ju pìzzole delle pianèlle. Si tratta del pizzo, ovvero della 'cima rocciosa' visibile dal sottostante abitato di Pianelle. La specificazione serve a distinguerlo dal pìzzole degliu còlle, che si trova dall'altro versante della valle di Ruella. Secondo gli etimologisti italiani, la voce pizzo ha origine onomatopeica. Qui si presenta col suffisso diminutivo atono -'olo, pronunciato -'ole secondo la fonetica locale.

13. Il versante settentrionale della Serra è solcato dei canàji, una serie di ripidi valloncelli che si gettano sopra Villagrande. L'appellativo canale, ripreso dalla designazione ufficiale IGM Canali, equivale a 'grondaia', nel senso traslato di 'fosso che porta acqua'.

14. Il versante orientale della Serra è occupato dal bosco delle carponétte, con specie predominante appunto il carpino. Sulla cartografia IGM è pure riportato Carponette, che si configura come un falso diminutivo, per l'originale collettivo in -eta.

15. L'impluvio che segna la fine della montagna della Serra in direzione sud è quello degli allùni, che si getta nell'alta valle del Raio. Il toponimo è la resa dialettale di 'valloni', e quanto riportato sulle carte IGM, i Valloni, ha quindi correttezza etimologica.


Monte Cava
16. La cresta di Monte Cava ha origine dall'ampia depressione (1522 m) a confine fra i comuni di Tornimparte e Lucoli. Questa sella è nota storicamente come Prati di Cerasolo, per via di un antico insediamento che vi si trovava, del quale oggi non è rimasta traccia. Ma il toponimo registrato presso i locali di Tornimparte è cóppo de sarróccu, il quale non risulta sulle carte se non come M. S. Rocco (1880 m), cima secondaria della catena di Monte Cava. Pare scontato che il nome del monte sia un'arbitraria attribuzione dei primi cartografi (l'edizione IGM del 1884, citata anche da Abbate riporta un monte S. Rocco alto 1913 m), mentre il toponimo aginimico è confermato a Corvaro, dove il nome dell'insellatura è pure pràtu e sanduròccu. Si può pertanto ipotizzare che in loco esistesse una chiesa, associata all'insediamento di Cerasolo, dedicata a San Rocco.

17. L'itinerario CAI che risale la cresta est di Monte Cava è il n° 1. Segue per un buon tratto - fino a q. 1660 circa - un vecchio sentiero che passa sul versante meridionale della montagna, per poi salire direttamente per la cresta, toccando a 1830 m circa la località degli jaccìtti, nota presso i locali di Corvaro. Si tratta di un piccolo 'stazzo', dove i pastori si fermavano.

18. Lasciato l'ometto che segna l'asperità a q. 1830, il sentiero n° 1 sale alla cima del pìzzu elle còste. Questo nome è stato registrato a Corvaro, mentre sulla carta IGM è segnato il toponimo M. S. Rocco che, come visto dipende dal culto di San Rocco a Cerasolo. Il nome corvarese si compone dell'appellativo pizzo 'punta rocciosa' e della specificazione costa che richiama il Costone di Cava, il ripido pendio meridionale della montagna.

19. Continuando l'ascesa alla cima di Monte Cava, si perviene al prato di cóppo commùne (1870 m), che degrada in una conca dal versante di Corvaro. Il toponimo è chiaro: si tratta dell'appellativo coppo, che descrive la morfologia del luogo, con l'aggettivo comune, che si riferisce al fatto che qui passa il confine comunale che divide la località fra Tornimparte e Corvaro (Borgorose). In quest'ultimo centro, il toponimo suona come cóppo cummùne.

20. Il punto più elevato della cresta è chiamato M. Cava (2000 m) sulla cartografia IGM. Presso i locali di Tornimparte il nome è conosciuto come mónde càva, che appare influenzato dalla resa ufficiale. A Corvaro, che possiede l'altro versante, la montagna è semplicemente nota come càva. Questo nome è sicuramente originario del versante di Corvaro, in quanto sotto la cima si trova il cóppo e càva, un'ampia conca prativa sicuramente molto frequentata dai pastori di quel centro. Si vede allora che il toponimo Cava designa in origine l'avvallamento, ed è poi passato a designare l'intera montagna. Il ripido versante meridionale è ancora conosciuto a Corvaro come u costóne e càva.

21. L'altra via di salita alla cima di Monte Cava è il sentiero n° 1D che continua dalla valle di Ruella, per sbucare a q. 1700 circa nella conca delle ferrarécce, nella zona detta dei Laghetti per via di tre laghetti stagionali che si formano a q. 1756. Più a sud, si trova l'omonimo rifugio (1808 m), dal quale si giunge al vicino Pozzo Scoperto (1838 m). Il toponimo in questione, Ferrarecce sulla cartografia IGM, dipende dalla presenza di minerali, ritenuti di ferro, ma più sicuramente bauxite.

22. Dal Pozzo Scoperto il sentiero CAI sale verso la cima di Monte Cava dentro la vàlle lónga, che arriva proprio sotto la vetta. Il nome, assente sulle carte IGM, è stato emendato nella carta CAI nella forma Valle Lunga. La sua origine è trasparente, riflettendo l'appellativo valle e l'aggettivo lungo.

23. Non lontano dal Pozzo Scoperto, si trova ad est l'elevazione della defènza degliu dènde (1824 m), chiamata Difesa del Dente sulle carte IGM. Si tratta di una defensa, ossia di una 'bandita', dove era vietato il taglio della legna, che prende il nome da un qualche roccioso detto dente per via della forma appuntita. Forse questo 'dente' è proprio la citata cimetta.

24. Sulla cresta a nordovest della cima, la cartografia IGM pone il toponimo M. Rotondo, ad indicare un'elevazione a q. 1993, sede di punto trigonometrico. Nella edizione IGM del 1884 addirittura il toponimo era attribuito alla cima più elevata, ed in seguito fu 'spostato' a questa elevazione senza importanza ed individualità. Il nome è noto come mónde rotondo ai locali, ma si tratta di un evidente influsso della designazione ufficiale. Se fosse stato schiettamente dialettale, si avrebbe infatti avuto un *mónde rotùnnu. Il toponimo è comunque riportato nell'Atlante di Rizzi-Zannoni del 1783.

25. La cresta di Monte Cava termina a q. 1810 col vàu de fémmena mòrta, l'importantissimo valico sul quale transita la mulattiera che porta a Corvaro. Il toponimo è formato dall'appellativo vado 'valico, passo' e dela sintagma 'femmina morta', molto diffuso su tutto l'Appennino e perciò poco spiegabile col semplice ricordo della morte di una donna. Probabilmente, è la forma del crinale che ricorda il profilo di una donna sdraiata, così come noi moderni diciamo 'la bella addormentata'. Sulle carte IGM compariva Vao Femmina Morta in posizione equivoca, ma la guida CAI ha ricollocato la posizione in corrispondenza del valico, sul quale passano gli itinerari n° 1B e n° 1G.


La valle del Raio
26. Il nome del torrente che scorre ad est delle frazioni di Tornimparte è ràju nella dizione dialettale, a partire da Capodacqua, la sua zona sorgentifera. Il toponimo è stato accostato ad un personale romano, Raius oppure Ravius, senza suffisso. Ma pare improbabile che un idronimo derivi direttamente da un antroponimo, anche perchè raio compare anche con suffissi, ad esempio Raiale o Raiolo (toponimo scomparso) nel territorio di Marruci. Sembra quindi essere un appellativo, forse da *(g)raveus.

27. Dirimpetto a Villagrande, dall'altra parte del torrente Raio, si trova ju fossàtu, un canalino che scende dall'insellatura fra il colle di Munito e l'altopiano di Raponaglia, entrambe località lucolane. Il toponimo è Fossato sulla cartografia IGM.

28. L'alta valle del Raio è ben seguita dalla strada che collega Villagrande con il casello autostradale di Tornimparte. Usciti dal rione di Capolavilla, si supera un fontanile senza nome (915 m). Dirimpetto, si possono osservare le vèna crapàra, come è chiamata a Tornimparte, o vène crapàre, a Lucoli. Si tratta di una località rocciosa, indicata come Vene Crapare pure sulla cartografia IGM. L'appellativo vena ha qui valore di 'fascia di rocce', riscontrato anche altove, eventualmente da cui stilla acqua. La specificazione allude al fatto che tale luogo è adatto alle capre.

29. Più a sud delle Vene Caprare, un'altra fascia rocciosa è quella di ausìgliu. Chiamato Ausiglio, in maniera 'dialettaleggiante' sulla cartografia IGM, il toponimo è in realta l'esito locale di un *balzillo, diminutivo di balzo 'balza, dirupo', con velarizzazione del nesso -lz-, indebolimento e poi caduta di b in posizione iniziale e palatalizzazione di -ll- del suffisso -illus.

30. A monte della fascia rocciosa del Balzillo, ci sono le macchjòle, un settore coperto da piante di quercia. L'appellativo macchia indica qui il 'bosco' in genere.

31. A valle delle Macchiole, lungo il torrente Raio, c'è la sorgente nota come le fondanèlle, segnata pure sulla cartografia IGM come le Fontanelle. In questa zona ha praticamente origine il torrente Raio - c'è una sorgentella anche poco più a valle - ed infatti nella nomenclatura locale si parla di càpu àcqua, cioè 'capo d'acqua', 'punto più alto dell'acqua'.

32. Dopo 1 km circa da Capolavilla, lungo la strada si perviene alla cróce, località che in passato doveva essere contraddistinta da una croce. Questa non è segnata sulle carte, che però riportano il toponimo la Croce. A valle, lungo il torrente, ci sone le fórme, come confermato dalla cartografia IGM che ha Forme. L'appellativo forma vale 'canale di adduzione dell'acqua' e sarà collegato all'irrigazione dei prati tramite l'acqua del torrente.

33. Dalle Forme parte una mulattiera alla destra del Raio che, con alcuni tornanti, va alla Tavernola di Lucoli. Questa via è chiamata ruóne, da un accrescitivo di rua 'stradina'. Si tratta, in definitiva, dello stesso appellativo che ha prodotto il toponimo Ruella.

34. La solagna tagliata dal Ruone è nota come vaccarìni a Tornimparte, solàgna e vaccarìni a Lucoli, mentre sulla cartografia IGM è riportata come Vaccarini. Potrebbe essere un toponimo derivato da vacca, con riferimento alla pratica dell'allevamento, oppure riflettere un cognome locale 'Vaccarini'.

35. Seguendo la strada, si giunge in una zona dove confluiscono da sinistra i Valloni, e da destra il fùssu delle mònache, segnato come F.so delle Monache sulla cartografia IGM. Non è però chiaro a quale convento si riferisca la designazione.

36. Dopo essere passati alla foce dei Valloni, che sotto strada confluiscono nel Raio, si transita nelle vicinanze dei Casali Spera. A valle della strada c'è la fónde raicàra (940 m), attrezzata con fontanile. Il nome della sorgente, che è F.te Raicara sulle carte IGM, è in realtà un derivato, con valore collettivo, di ràdica 'radice'.

37. In corrispondenza della Fonte Radicara, scende dalla destra del Raio il vallóne cùrtu, anche noto come vallóne de cùrtu a Lucoli, che ne possiede la testata. Seguendo questa seconda attestazione, si pensa alla seconda parte del toponimo come ad un soprannome locale 'corto', mentre la prima versione, coincidente con quella sulla cartografia IGM, Vallone Corto farebbe riferimento alle dimensioni del vallone. Un'altra ipotesi è che il toponimo stia ad indicare un'accorciatoia, che si chiama curta in alcuni dialetti aquilani.

38. Dopo la Fonte Radicara, a monte della strada, si ha la contrada della laoràta. Si tratta di una contrada seminativa, visto il nome che risulta essere un participio passato sostantivato di laorà, esito dialettale per 'lavorare la terra', e vista la presenza di alcuni casali. La versione IGM Laorata è eccessivamente 'dialettaleggiante'.

39. In mezzo alla valle del Raio, nei pressi dei casali della Lavorata, ci sono le pràta de fucìttu. Questi prati non sono segnati sulle carte, che invece riportano il toponimo Fucetto, alla destra della valle. Si tratterà di un soprannome locale, oppure di un riflesso di foce, con riferimento allo sbocco nel Raio di alcune vallecole, provenienti proprio dalla destra orografica.

40. Il fosso che scende alla destra del Raio, in corrispondenza dei casali della Lavorata è chiamato fùssu della pilétta a Tornimparte, fùsso ella pilétta a Lucoli. Il nome riflette l'appellativo pila, che indica una 'vasca di pietra' e, come traslato, la presenza di cave nella roccia dove si raccoglie l'acqua.

41. Una vallecola successiva, che scende alla destra orografica del Raio è la vàll'orsàra, conosciuta con questo nome anche a Lucoli, a cui appartiene la testata. Il nome è composto con l'aggettivo orsaro da orso, per via della presenza (in passato) di questo animale. La cartografia IGM riporta Valle Orsara. Proprio in corrispondenza del casello autostradale, scende al Raio la vàlle sandonófriu, proveniente dal territorio di Lucoli, dove è nota come vallóne sandonòfrio.


La valle del Puzzillo
42. Abbandonata la strada di accesso al casello autostradale in corrispondenza del rifugio ANA (1025 m), numerosi sentieri CAI si inoltrano nel prosieguo della valle, in direzione sud lungo una carrareccia. Questa tocca dapprima la nuova fónde della ròcca (1100 m), che ha sostituito la vecchia fonte i cui ruderi si trovano più avanti a 1125 m. Il nome della sorgente, che si trovava come F.te la Rocca sulle carte IGM, è composto con l'appellativo rocca, riferito non si sa bene a cosa, forse al centro limitrovo di Rocca Santo Stefano. Sulla recente guida CAI, è stato introdotto il toponimo Valle della Rocca per designare il vallone, nel bosco di San Giovanni, percorso dal sentiero n° 1G.

43. L'intero bosco attraversato dal sentiero CAI n° 1G è chiamato Bosco di San Giovanni, come riportato anche dalle carte CAI. Un nome dialettale più schietto non sembra esistere. In ogni caso, è evidente il richiamo al culto di San Giovanni. Una radura nella faggeta (1650 m) sita a nordest della cima di Monte Cava, e attraversata dal sentiero CAI n° 1G è chiamata fàu martìnu. Il nome è stato ripreso dalla cartografia IGM come Faggio Martino, ed in effetti è un composto di fàu 'faggio' e di un nome locale 'Martino'.

44. A q. 1338 il sentiero n° 1G trascura una deviazione sulla destra, che condurrebbe in località ju riàcciu. Questo è il valloncello che scende sopra la vecchia Fonte della Rocca, prima di confluire nel torrente Raio. Il nome è un alterato di rio, con valore accrescitivo, nel senso di 'torrente piuttosto grosso'. Più a monte, questa diramazione tocca la pagliùca (1714 m), un cocuzzolo sulla dorsale alla destra orografica della valle di Ruella. Questo toponimo, riportato come la Pagliuca sulla cartografia IGM, si confronta con la voce regionale toscana (De Mauro) pagliuca 'festuca', una graminacea.

45. Abbandonata la vecchia Fonte della Rocca, la carrareccia segue il fondovalle transitando sotto il collàutu, che è lo sperone che divide la cosiddetta Valle della Rocca dalla Valle del Puzzillo. Questo crinale fa capo ad un dosso (1608 m) che svetta nel mezzo del bosco di San Giovanni. Il toponimo è un composto di colle e dell'aggettivo alto, e vale dunque 'colle alto'.

46. Dirimpetto al crinale di Colle Alto, si trova, dall'altra parte della Valle del Puzzillo, la regione di vaccamòrta, costellata da casali. Ma l'emergenza più importante della zona è la famosa Grotta di Vaccamorta, descritta nella guida CAI, che si trova a q. 1250, non segnata dalle precedenti carte. Il toponimo, Vaccamorta sulla cartografia IGM, ha avuto origine dalla presenza di una carcassa di vacca o più probabilmente allude alla forma del luogo, cioè un dosso che rassomiglia ad una vacca sdraiata.

47. Lungo il tratto di mulattiera che va dalla Fonte della Rocca alla Fonte del Puzzillo deve trovarsi ju sandarégliu. Questo nome presuppone l'esistenza di una statuina votiva di un santo, forse San Rocco, venerato a Cerasolo. Tale località non è menzionata nella guida CAI.

48. Prima di giungere alla fonte del Puzzillo si incontra, seguendo la carrareccia, ju jàcciu della vìlla. Si tratta di uno 'stazzo', dove si riposava il pastore con il gregge, e quindi si tratterà di una pianetta o di una radura. La specificazione richiama il nome di Villagrande, frazione sede comunale.

49. La fonte del puzzìgliu si trova lungo la carrareccia per Cerasolo, a q. 1330. E' una sorgente molto antica, segnata come F.te del Puzzillo sulle carte IGM, le quali hanno attribuito il nome Valle del Puzzillo all'intera vallata verso Cerasolo. Il toponimo è un diminutivo di pozzo, inteso nel senso di 'vena d'acqua', col suffisso -illus di diffusione meridionale.

50. Dopo la Fonte del Puzzillo, la carrareccia per Cerasolo costeggia gli splendidi prati conosciuti dai locali come le pràta de carnicèlla, da un soprannome locale. Un altro jaccio che forse si trova nella stessa zona è ju jàcciu de scinàglia, ma forse gli informatori hanno confuso questo nome con la vicina località di cesinàglia, divisa a metà con Lucoli.


La montagna della Piaia
51. Appena ad ovest della forra di Ruella si erge il cocuzzolo detto ju pìzzole degliu còlle (1553 m). Riportato semplicemente come Pizzole sulla cartografia IGM, in realtà viene specificato col nome delle frazioni di Colle Santa Maria e Colle San Vito, a monte dei quali si trova, per distinguerlo dall'altro pìzzole delle pianèlle.

52. La montagna che si eleva oltre il Pìzzolo, facendo da spartiacque fra la valle di Ruella ed il bacino di Castiglione, è la piàja (1637 m). Questo nome coincide con quello riportato sulle carte IGM, adattato in la Piaggia, e già menzionato nell'Atalnte di Rizzi-Zannoni come le Piagge (a. 1783). Si tratta dell'appellativo piaja 'pendio', generalmente assegnato a pendii esposti a nord. In origine, il toponimo indica allora il versante che guarda le ville di Tornimparte.

53. La salita dai casali di Ruella alla cima della Piaia richiede di raggiungere una sella a q. 1557, in cima alla valletta di cardìtola. Il toponimo, che è stato riproposto come Carditola sulla cartografia IGM, risulta formato dal fitonimo cardo, pianta spinosa, attraverso un collettivo in -eto ed un ulteriore suffisso diminutivo -'olo.

54. Il versante a sud della Piaia è costituito dalla ripida còsta éndru, esposta a sole. Il nome è Costa Ventro sulla cartografia IGM, ma è più probabile che rifletta la preposizione dentro, nel senso di 'pendio incassato', adiacente com'è all'angusta Valforana. L'appellativo costa vale 'pendio', ma generalmente si applica a pendii esposti a sud. In questo caso è proprio così, ed esso si distingue dalla piaja, in origine il nome del versante nord.

55. Il pendio di Costa Dentro si abbassa fino alla valforàna, un'arcuata valle percorsa da un'antica mulattiera, che metteva direttamente in comunicazione Castiglione con la valle di Ruella. Il toponimo, Valforana sulla cartografia IGM, si compone di valle e di una seconda parte che può nascondere un gentilizio romano, visto il suffisso -ano, o più probabilmente un aggettivo, il che presupporrebbe un tipo toponimico foro. Questo si confronta col nome del fiume Foro presso Ortona (Ch), che può riflettere il latino forum o addirittura il gotico *faurhs 'solco', da cui l'italiano forra. Un'altra ipotesi è che forana sia aggettivo di fora 'fuori', ed il toponimo abbia valore di 'valle fuori dell'abitato (di Castiglione)'. Questa è forse la più probabile. Verso la metà della valle, si trova ju bùsciu de valforàna, una strettoia rocciosa. In questo nome, il termine bùsciu ha il valore di 'forra', come per l'altro toponimo bùsciu de ruèlla.

56. In direzione nordovest, la cresta della Piaia si abbassa alla depressione della téglia (1440 m), toccata dalla vecchia mulattiera che andava dalla Forca ai casali di Ruella. Il nome della località è alquanto oscuro, anche se non si può escludere un traslato geomorfico da 'teglia', che è voce di origine settentrionale dal latino tegula.

57. L'ultima elevazione della montagna della Piaia è collàutu (1461 m). Il nome, equivalente a 'colle alto' riguarda il versante a bòrea, che guarda la Forca, dalla quale il colle sembra effettivamente alto. Sulla cartografia IGM compare il toponimo nella forma Collalto.


La montagna del Serrone
58. Ad est della Valle Fracica, il sentiero n° 1C costeggia il bosco della màcchja degli'acetóni. Questo curioso nome sembra riferirsi ad un soprannome locale 'Acetoni'. Sulla cartografia IGM compare il toponimo Colle Acetoni, attribuito arbitrariamente ad un cocuzzolo (1808 m) in cima al bosco, sul crinale che divide dalla valle di Ruella. Tale attribuzione deriva dall'Atlante di Rizzi-Zannoni che nel 1783 proponeva il toponimo M. degli Acetoni, dove M. stava proprio per 'macchia', ma venne interpretato come 'monte'. Il crinale è invece conosciuto col nome ju serróne, che riflette il diffuso appellativo serra 'cresta dentellata'. In effetti, vi si trovano diversi cocuzzoli, il più elevato dei quali è alto 1848 m. Sulle carte, Serrone è stato riportato alquanto lontano dalla cresta.

59. Una località situata sulla cresta del Serrone, a q. 1723 è detta le resdòppie. Nei pressi vi si trova un grosso recinto a secco, ed anche un laghetto stagionale (1783 m), entrambi toccati dal sentiero CAI n° 3A. Il toponimo è assente sulle carte, e riflette una voce dialettale per 'ristoppia' (del grano).

60. Alla fine del crinale del Serrone, prima che questo degradi nella conca delle Ferrarecce, si trova il cóppo e vórbe (1756 m). Si tratta di un piccolo avvallamento, che ha meritato un nome specifico come molti altri suoi simili nel territorio di Tornimparte. Sulle carte IGM si trova Coppo di Volpe, traduzione corretta visto che vórbe è l'esito dialettale di 'volpe' ma molto probabilmente, vista la preposizione non articolata, va riferito ad un cognome 'Volpe'.


La montagna della Serra
61. Il monte che domina la frazione di Piè la Costa è alto 1599 m, ed è chiamato la Serra sulla cartografia IGM e sulla guida CAI. Presso i locali di Tornimparte, è stato registrato solo il nome mónde della ròcca, che si riferisce al tenimento di Rocca Santo Stefano, che possiede il versante orientale della montagna. Però presso i locali di detta frazione, esiste il nome la sèrra per indicare tutta la montagna, compresa la cima più elevata. Tale toponimo riflette l'appellativo serra 'crinale di monte'.

62. Sul versante orientale della Serra transita la provinciale Amiternina, dopo aver abbandonato le pendici della Piaia. La strada incontra a q. 1161 la vecchia mulattiera che saliva da Piè la Costa alla Forca, rimontando ju scrimó, l'erto crinale che precipita sopra detto paese. Il toponimo è ripreso dalla cartografia IGM come Scrimone, e riflette l'appellativo regionale scrima come 'criniera del cavallo' o nel senso di 'spartire le acque'.

63. Sul crinale dello Scrimone, ma verso Piè la Costa, si trova la macchia delle carpinétte, nome riportato come Carpinette pure sulle carte IGM. Si tratta di un falso diminutivo di càrpino, da un originario collettivo in -eta.

64. Appena sotto la provinciale Amiternina, a q. 1207, si trovano le sètte fùndi, una zona sorgentifera da cui si origina il cosiddetto F.so Peligne, che scorre vicino a Piè la Costa, prima di confluire nel torrente Raio. Il nome della sorgente richiama il numero 'sette', di valore magico, spesso usato per designare abbondanza e molto spesso con riferimento proprio alle acque (Sette Fonti, Sette Acque, ecc.).

65. Su un ripiano erboso, a poca distanza dal tornante della provinciale sopra Piè la Costa, si trovano le casétte de pielacòsta (1350 m circa), un notevole insediamento stagionale pastorale. Il termine casetta è usato in tutto il tornimpartese come 'casale, abitazione rurale'. La località dove si trovano le 'casette' è nota come lo piàno delle casétte, almeno a Rocca Santo Stefano.

66. Sul versante sudorientale della Serra si trova la località ju pàgu, che forse corrisponde al crinale che scende dalla cima, fin sotto la strada provinciale. Il nome è un riflesso di pago 'territorio rurale', ma in origine 'confine di un territorio'. Si può pensare pertanto ad un ipotetico confine fra il tenimento di Piè la Costa e quello di San Nicola, cioè di Tornimparte vero e proprio.

67. Aggirato il costone orientale della Serra, la strada provinciale supera a q. 1329 il Ponte Acquacorri, nei pressi del quale si trova il fontanile di fónde acquacùrri. Una più antica sorgente si trovava più a valle, nel medesimo vallone, che sulla cartografia IGM è indicato come F.so Acquacorri. Il toponimo appartiene alla classe dei nomi 'imperativali', cioè significa 'corri o acqua', con riferimento allo scorrere verso valle delle acque.

68. La strada provinciale svalica a q. 1350 in corrispondenza della fórca, insellatura fra le montagne della Serra (a nord) e della Piaia (a sud). Il valico era già transitato dalla mulattiera che andava da Villa San Nicola a Castiglione, ed infatti rimane una croce a segnare il termine della salita. Quanto al toponimo, la Forca sulla cartografia IGM, riflette l'appellativo forca, nel senso di 'intaglio a V nella cresta'.

69. Il versante della Serra che guarda il valico della Forca è noto come ju ranàru. Riportato come il Granaio sulla cartografia IGM, il toponimo parrebbe riflettere l'appellativo rano 'grano', con riferimento a qualche località coltivata. Data però la morfologia del luogo, ripido ed impervio, ciò pare poco possibile.

70. A q. 1290 la strada provinciale supera con un ponte la vàlle sandàgnelu, che si sviluppa in direzione nord. Il nome di questa valle, riportato come Valle S. Angelo sulla cartografia IGM, dipende dal nome del villaggio di Sant'Angelo di Castiglione, cioè dal nome della chiesa che ivi si trovava, dedicata a 'San Michele Arcangelo'. Sulle carte, l'agionimo è stato esteso alla Costa S. Angelo, sul versante occidentale della valle. Non lontano dalla strada, a q. 1301 si trova la casétta de maóne, un casale segnato sulle carte.

71. La testata della Valle Sant'Angelo è costituita dalla cosiddetta forchétta (1358 m), che salda il crinale di Lombo d'Asino con quello della Serra. Il toponimo deriva dalla forma del valico, che richiama una 'V ' fatta con due dita o con due rami. Sotto il valico, dall'altro versante, si trova la F.te della Forchetta, toccata dall'antica mulattiera per la stazione di Vigliano.

72. La mulattiera per la stazione di Vigliano, superato il valico della Forchetta, scende lungo la valle di àcqua frédda. Questa valle trae il nome dalla sorgente che vi si trova a 1110 m, chiamata F.te Acquafredda sulle carte IGM. Qui è anche riportato il toponimo Valle Acquafredda.

73. Una deviazione sulla mulattiera per la stazione di Vigliano, a q. 1234, conduce alle fondanèlle (1187 m), una sorgente che alimenta il vallone di Acqua Fredda. Il nome della sorgente è riportato sulla cartografia IGM, come le Fontanelle, che è un chiaro diminutivo di fonte.

74. L'insellatura fra le due cime della montagna della Serra è nota ai tornimpartesi, cioè ai castiglionesi, come ji jàcci (1356 m). Questa sella metteva in comunicazione le 'casette' di Rocca Santo Stefano con la valle di Acquafredda e quindi con la stazione ferroviaria di Vigliano. Il toponimo riflette l'appellativo jaccio 'stazzo', collegato alla pratica pastorizia.


La regione di Castiglione
75. Il villaggio di Castiglione sorge ai bordi dell'omonima piàna de castiglióne, delimitata verso ovest dalla strada provinciale. L'origine del toponimo Castiglione, da cui Piano di Castiglione anche riportato sulle carte IGM, va ricercata in epoca normanna, quando si diffuse il tipo toponimico in questione, variante del latino castellum.

76. Il 'castello' di Castiglione si trovava effettimente più a nord delle casette, e precisamente sul cocuzzolo (1355 m), noto ancora oggi come ju castellàcciu, sul quale sono visibili dei resti. Il toponimo dialettale contiene il suffisso accrescitivo -accio.

77. Dietro al cocuzzolo del Castellaccio si trova la località dell'orticàru, attraversata dalla vecchia mulattiera che da Villa San Nicola, passando per la Forca, veniva a Castiglione. Il toponimo è Orticaro sulla cartografia IGM, ed è un derivato, con valore collettivo, di ortica.

78. Dietro un cocuzzolo (1412 m), si apre fra il Castellaccio e la Piana di Castiglione un fosso che scende verso quest'ultima. Nella parte alta si trova un pozzo, noto come ju venùbbiu. Questa voce è molto diffusa nella regione carseolana e designa proprio un 'pozzo'. Sembra riprendere l'appellativo vena nel senso di 'acqua stillante', ma il suffisso è certamente prelatino, e lo si ritrova in molte voci del sostrato. Considerato che anche il latino vena 'vena' è di origine oscura, si può concludere che siamo in presenza di voce antichissima.

79. Il fosso del Venubbio degrada verso la Piana di Castiglione con la località dei marcégli. Qui abbiamo un riflesso di marcere 'marcire', e quindi si tratterà di zona umida, il cui nome si confronta con quello della non lontana Valle Fracica.

80. Sulla Piana di Castiglione si distinguono varie località minori. Fra queste, le coppàcchje. Si tratta di un toponimo che riflette l'appellativo coppa, usato in area aquilana come misura agraria. Deriva chiaramente da coppo, che invece vale 'conca, avvallamento'.

81. A monte delle 'casette' di Castiglione si eleva il còlle tomàssu. L'identificazione con la punta rocciosa chiamata Colle Tomaso sulla cartografia IGM appare incerta. Più probabilmente, si tratta di un dosso appena sopra la piana, associato ad un proprietario locale 'Tommaso'.

82. Uno dei roccioni che emergono dal vasto bosco sopra la Piana di Castiglione è detto la peràzza. Tale nome è riportato sulle carte IGM, probabilmente in posizione corretta (1497 m). Un altro roccione è quello ivi chiamato Colle Tomaso (1574 m). Il nome in questione riflette il fitonimo pera, con suffisso accrescitivo, per via della forma, che richiama quella di una 'pera', o forse nel significato di 'pero selvatico'.

83. Sopra le rocce della Perazza, si trova una radura nel bosco (1600 m circa), indicata sulle carte, e nota ai locali come le pràta degli ebbréi. Questo nome curioso richiama la presenza di 'ebrei' nel territorio castiglionese, di cui nulla si sa. Il termine prata è qui usato nel senso di 'radura'.

84. Oltre il limite del bosco che sta sopra la Piana di Castiglione, svetta la crestina rocciosa delle peschjaròle. Questa coincide con quella chiamata Colle Peschiarolo (1749 m) sulla cartografia IGM. Il nome riflette l'appellativo peschjo 'macigno, masso', con un doppio suffisso diminutivo, e declinato al femminile forse per influsso dell'italiano pesca.

85. A sud della Piana del Castiglione si eleva il còlle della pròa (1225 m), chiamato Colle Prova sulla carte IGM. In realtà, il toponimo contiene l'appellativo proda 'tratto di terra prativo sulla china di un monte', significato che ben si applica alla particolarità del luogo. La voce è un traslato geomorfico, incrocio fra il latino prora 'parte anteriore della nave' - dal greco pròira - ed il sintagma (terra) soda 'terra non coltivata'.

86. Poco a sud delle casette di Castiglione, si trova un altro gruppo di casali, noto come la rocchétta (1219 m). Sulla cartografia IGM è riportato la Rocchetta, mentre l'insediamento è chiamato Coccirro. Mentre l'ultimo nome può essere di origine recente, dal soprannome di un proprietario, il primo allude alla forma del dosso su cui sorgono i casali, più che tradire la presenza di una fortificazione.

87. A confine con Fiamignano, si trova il còlle commùne (1201 m), esattamente tagliato dai confini comunali. Questa è l'origine della designazione, ripresa sulla cartografia IGM come Colle Comune. Non lontano, ci sono le pràta sallorénzu, lambite dalla carrareccia che da Castiglione scende alla valle di Malito. Il toponimo è Prato S. Lorenzo sulle carte, ma la presenza di questo agionimo non è chiara.

88. Al centro delle Prata San Lorenzo si trova la sorgente delle tòppe, riportata sulle carte a q. 1174, col toponimo le Toppe. Questo è in origine il nome della località dove si trova la sorgente, e riflette l'appellativo toppa 'rialzo del terreno'.

89. L'ultimo colle prima dei confini con Fiamignano è còlle cuccùle (1200 m). Il nome, che è Colle Cuccule sulla cartografia IGM, richiama formalmente lo zoonimo dialettale per 'cuculo', ma è probabile un'origine dal tema oronimico cucco 'punta', molto vitale nella toponomastica abruzzese.

90. Il sentiero CAI n° 1C parte dalle casette di Coccirro, risalendo una angusta valletta a sudest di queste. Dopo meno di 1 km, trova una devizione sulla sinistra che, percorrendo un'altra valletta, porta al cóppo frangéscu (1520 m). Questo nome è riportato sulle carte IGM, come Coppo Francesco, e dipende da un personale locale 'Francesco'. Quanto all'appellativo coppo, si tratta in questo caso di una 'conca' erbosa nel bosco.

91. Una grossa radura situata lungo il sentiero CAI n° 1C è la pràta degli focìli (1549 m). Il toponimo è Prata Fucili sulla cartografia IGM. Mentre la prima parte è l'apellativo prata, qui nel senso di 'radura nel bosco', la seconda non ha a che fare con i 'fucili', ma sarà un derivato di foce, secondo una formazione focile presumibilmente antica. Il senso di tale designazione si riferisce ai numerosi vallocelli che qui confluiscono, per 'sfociare' nella valle verso Coccirro.

92. Seguendo il sentiero CAI n° 1C si perviene in una località interna al bosco (1615 m), dove si trova una diramazione per una cisterna. Siamo nell'orticàru, contrada che trae il nome, riportato come Orticaro sulla cartografia IGM, dalla presenza di 'ortica'.

93. Il sentiero n° 1C compie un giro, passando non lontano dal pràtu della séola (1727 m), una piccola radura da dove parte una mulattiera per la Valforana. Il toponimo è composto di prato, nel senso di 'radura' e della specificazione selva 'bosco', trattata secondo la fonetica locale.

94. L'ultimo tratto della valle è detto vàlle fràggica dai locali, mentre sulle carte compare Valle Fracida molto più in basso, appena a monte delle case di Coccirro. Comunque, il toponimo è formato da valle e dall'aggettivo dialettale per fracido, nel senso di 'umido, acquitrinoso'.


La montagna dei Coppi Piani
95. Scendendo verso le 'casette' di Castiglione, a q. 1220 si incontra sulla destra l'impluvio della vàlle saracìnu. Si tratta di una valletta non molto importante, risalita da un solo sentierino che poi l'abbandona. Eppure la cartografia IGM ne ha riportato il nome, come Valle Saraceno, estendendolo pure al sovrastante Colle Saraceno (1575 m). Questa designazione riprende l'appellativo saraceno, probabilmente inteso come 'grano saraceno' e non come etnico.

96. Scendendo ancora lungo la provinciale, proprio dirimpetto a Castiglione si trova una mulattiera che risale la vàlle cornàcchja. Questo nome non risulta sulla cartografia IGM, che invece presenta un Colle Cornacchia, attribuito all'elevazione (1493 m) che domina la valle. Il toponimo riflette l'appellativo corno, forse nel senso di 'valle arcuata come un corno'. Questa accezione non è isolata, giacchè si possono riportare altri esempi del tipo Valle Corno.

97. Una terza valle la si trova proprio sopra la casa Cantoniera (1178 m), ed è la vàlle ranùccia. Anche questa è un semplice valloncello tagliato da un sentierino, ed infatti la specificazione contenuta nel toponimo è un diminutivo. Potrebbesi trattare sia dell'aggettivo rànne, dialettale per 'grande', sia più probabilmente della voce ràno 'grano', con riferimento ad una contrada seminativa. La cartografia IGM riporta Valle Ranuccia.

98. Sul crinale a confine con Fiamignano si trova il cóppo degli'africànu (1450 m), che ha meritato un nome specifico come quasi tutti i 'coppi', talvolta coltivati, del territorio tornimpartese. Questo riflette un soprannome locale 'Africano'.

99. Un secondo 'coppo' lo si trova più a nord del precedente, sotto la cosiddetta cima del Colle Saraceno, ed è chiamato cóppo degliu cicolànu (1500 m circa). Questo nome si riferisce ad un proprietario 'cicolano', cioè probabilmente di Fiamignano, ed in effetti il confine comunale e regionale lascia la località entro quest'ultimo comune.

100. La zona dei 'tre confini' - Fiamignano, Tornimparte e Scoppito - è occupata dai cóppi piàni, un'area di circa 1 km2, compresa fra i 1400 m ed i 1500 m. Da qui l'aggettivo piano, nel senso di 'pianeggiante'. L'appellativo coppo 'conca' è giustificato dalla effettiva presenza di numerosi avvallamenti.

101. La parte del crinale che degrada verso i confini con Scoppito è detta lombodàseno, per via della forma, che richiama la 'schiena dell'asino'. Si tratta di un sintagma piuttosto diffuso in tutto l'Appennino abruzzese. Sulla cartografia IGM, compare la designazione Lombo d'Asino.