Pennapiedimonte

Appunti sul paese

Pennapiedimonte appartiene ai comuni dell'alta montagna chietina. Confina con Palombaro, Guardiagrele, Pretoro, Caramanico e Fara S. Martino. Il capoluogo si trova alle radici della montagna, su uno sperone che domina da nord il ponte sul torrente Avella. Varie frazioni e gruppi di case (Capolegrotte, Colli, Pisavini, Vicenne, ecc.) si trovano sotto al paese, verso il fondo del torrente Laio. Il territorio attuale di Pennapiedimonte comprende, oltre a quello originario, anche parte dell'antico feudo di Ugni, spartito dopo il 1811 con Palombaro.

Pennapiedimonte compare nel XI sec. - già come castrum - quando il monastero di S. Maria all'Avella, situato nel suo territorio in fondo del torrente, entra in possesso del monastero di S. Salvatore a Maiella (Rapino). Il monastero maiellano esercita giurisdizione episcopale su Pennapiedimonte almeno fino al XIV sec. E' poi feudo di Tarsia, Orsini (1366-1507) disp. con vari, d'Alviano (1507-1509), Regio (1509-1515), Colonna (1515-1806).

L'attuale parrocchiale di S. Silvestro è citata dal XI sec. tra le celle di S. Maria all'Avella, così come la chiesa di S. Maria Maddalena, nel XVIII sec. ricostruita e intitolata a S. Rocco. Dell'altra chiesa di S. Giovanni, nella villa di Poggio Famecchiano, resta il nome in quello dell'omonima contrada.

Appunti sul territorio

Procedendo da Nord verso Sud, il territorio di Pennapiedimonte è il primo a comprendere un tratto della cresta principale del massiccio, quella che, dal nodo orografico della Maielletta, si sviluppa in direzione N-S fino a culminare con mond'amàrë, facendo così da spartiacque tra i bacini del Sangro (ad Est) e della Pescara (ad Ovest).

La montagna di Pennapiedimonte coincide con l'alto abcino del torrente Avella, dalla testata sotto la cresta appena menzionata, allo sbocco in collina, che avviene in corrispondenza del Ponte Avella sulla strada Pennapiedimonte-Fara San Martino, sotto al paese. Oltre alla valle principale, comprende diverse valli secondarie, tra le quali vanno ricordate la vàllë dë salvarumònë e la vàllë dë l'infèrnë, che confluisce nella prima.

Verso Nord, i confini amministrativi oltrepassano il crinale alla sinistra orografica della valle per andare a comprender settori del versante guardiese. Verso Sud, il lungo crinale alla destra orografica è ben seguito dai confini comunali fino al nodo orografico del Forcone, per andare poi ad inglobare l'ex-Feudo d'Ugni, la cui toponomastica sarà trattata nella pagina di Palombaro. Verso valle, il limite adottato per la presente ricerca è concretizzato dalla strada Bocca di Valle-Pennapiedimonte, dai confini settentrionali (Guardiagrele) al peese, e di qui al Ponte Avella.

Diverse cime sono comprese in tale territorio. Sul crinale alla destra orografica della valle svetta la cìmë dë lë murèllë (2596 m), mentre sulla cresta principale si elevano la cima del Blockhaus (dial. blorcàvëzë) a q. 2141 e la cìmë dë la càvë dë lu fèrrë (2171 m), oltre ad un paio di cocuzzoli meno individuati. Anche sul crinale alla sinistra orografica, che termina con lo sperone sul quale sorge il paese, si nota qualche rilievo poco accennato.

Caratteristica del territorio è l'abbondante presenza di grotte e ricoveri naturali, legata all'attività pastorizia in alta quota, che è stata mantenuta, a differenza di altri paesi, fino ai giorni nostri. Per una di queste grotte, quella di fratanòllë, è segnalata una funzione eremitica, di frequentazione monacale.

La presenza di sorgenti è legata allo sfruttamento idrico: le prese d'acqua al linàrë (946 m) sono servite da una strada in fondo naturale che costeggia il versante sinistro della valle, provenendo dal Balzolo, il caratteristico balcone panoramico sopra le più alte case del paese, dominato dal pittoresco cimirocco, un macigno di forma allungata e svettante cui è collegato il nome del paese. Un interessante e panoramico punto d'appoggio per le escursioni nella zona è stato ricavato in località pischjùlë (Rifugio Pischioli).

La nomenclatura dei sentieri, cui si farà riferimento, è la seguente, tratta dalla cartografia del Club Alpino Italiano (CAI) precedente all'istituzione del Parco Nazionale della Maiella: il n° 4 o sentiero delle Gobbre, n° 3 o sentiero Balzolo-Rifugio Pomilo, n° 3B o sentiero dei Pastori, n° 3A o traversata a mezza costa, n° 4A o sentiero del Centenario, n° 4A o sentiero basso delle Gobbe, n° 5 o sentiero delle Murelle.

E' da segnalare infine la presenza del toponimo M. Cavallo (lu cùllë mondëcavòllë) in alcune carte storiche (1620, 1645, 1692, 1783).

La toponomastica

La montagna della Rapina
1. La montagna di Pennapiedimonte comincia al 'Balzolo', il caratteristico sperone roccioso a monte delle ultime case del paese, sovrastato da un grandioso arco di roccia, probabilmente la 'Penna' che ha dato il nome al paese. La designazione locale della località è lu vazvëzólë, un chiaro diminutivo di balzo 'balzo di roccia'. Appena sotto la strada, si trova la rùttë dë lu vavëzólë, una grotta.

2. Il nome locale della 'Penna' è in realtà cimiròcchë, una voce composta di cima e rocca. Quanto a penna, si tratta di una voce del lessico assai antica, di origine latina (da pinnus 'acuto') o addirittura precedente. La ritroviamo nella designazione la pennicciólë, un torrione roccioso sotto la strada bianca dell'acquedotto che parte dal Balzolo. Evidentemente, si tratta di un diminutivo rispetto alla Penna per eccellenza. Un tratto delle palestre di arrampicata ha ripreso il nome locale ed è noto come Pennicciola.

3. Dal Balzolo si può salire lungo il crinale della montagna della Rapina seguendo il sentiero per il Rifugio Pischioli. Lasciata la Penna, il sentiero taglia sulla destra (est) il ripido pendio delle cùstë, percorso anche da una strada bianca più a valle. Il toponimo è la versione locale della voce costa 'pendio'.

4. Terminata la ripida salita che porta ad un serbatoio dell'acquedotto, il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio impiana in zona lu prannasèrrë (950 m ca.). Il toponimo designa bene la situazione orografica, essendo un composto della versione locale di piano (il toponimo è maschile) e di serra 'cresta di monte', nel senso di 'piana sulla cresta'.

5. Continuando a salire lungo il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio, dopo il Piano Serra si incontra una seconda piana, la prangèllë (1000 m ca.). Questo toponimo riflette un diminutivo di prangë, versione locale (con PL latino passato a PR) di piancia 'lastrone di roccia'.

6. Ripresa la salita, il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio incontra a q. 1035 un sentierino proveniente da destra. Questo sentiero si stacca dalla sterrata delle Coste appena dopo l'àcquë dë li vìuvë, una captazione idrica (793 m) il cui nome significa letteralmente 'acqua (fonte) dei bovi'. Lungo la salita ripida, il sentiero passa nella zona lu ceràscë, che corrisponde a dei ruderi segnalati sulle carte IGM. Si tratta di una zona frequentata e forse coltivata, infatti il toponimo rifletto il nome locale per ceraso 'ciliegio'.

7. Nei pressi del punto in cui il sentierino del Ceraso incontra il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio, si trova un abbeveratoio noto come la sendinèllë. Questo nome è un diminutivo di sentina che nei dialetti locali designa delle vasche ed abbeveratoi.

8. A monte della Sentinella, il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio trova una seconda deviazione sulla destra. Si tratta della traversata a mezza costa che permette di salire al Rifugio Pischioli dal Balzolo senza affrontare la ripida salita delle Coste. Questo sentiero prosegue infatti sulla sterrata oltre l'Acqua dei Bovi, diventando sentiero e percorrendo tratti boscati. Si inoltra verso nord fino a passare a monte dell'Albergo "La Fenice", in corrispondenza del fòssë dë la pilùccë. Questo toponimo, assente sulle carte IGM pur essendo relativo ad un importante fosso, riprende un diminutivo della voce locale pila 'vasca'. In questa zona, proprio sopra l'albergo, si trova la località préta ràitë, dal significato non completamente chiaro.

9. La zona dove il sentiero del Fosso della Piluccia o traversata a mezza costa incontra il sentiero di cresta Balzolo-Rifugio Pomilio (1055 m) è noto ai locali come la cràucë. In effetti si tratta di un'importante confluenza di sentieri e tradizionalmente questi punti sono stati contrassegnati da croci, quantunque sembri che non sia rimasta traccia di un eventuale manufatto.

10. Un altro tratto di ripida salita dopo la Croce è chiamato cùllë vitòlë, da un composto di colle e di un personale locale, "Vitale". La salita conduce direttamente al Rifugio Pischioli (1135 m), costruzione in pietra recentemente adattata adiacente ad uno sgrottamento ed in ottima posizione panoramica. Il nome del rifugio riprende quello della località, nota ai locali come li pischjùlë, da un diminutivo di peschio.

11. Dal Rifugio Pischioli, le carte IGM e i resoconti degli escursionisti segnalano diversi sentierini, poco praticati, che permettono la discesa verso la strada tra Pennapiedimonte e Guardiagrele o la Piana della Civita. La zona è boscata e solcata da almeno due fossi. Quello più vicino a Pennapiedimonte, che scende sulla strada in corrispondenza del campo sportivo, è chiamato con la designazione poco chiara fòssë dë la variònë. Il fosso seguente è invece la vàlla favorànë, ormai ai confini con Guardiagrele. Anche quest'ultimo nome, registrato tal quale a Guardiagrele, è poco chiaro.

12. L'ultimo tratto di montagna a confine con Guardiagrele e con la sua Piana della Civita è noto collettivamente come lë ngòttë, con un appellativo incotta che designa delle località esposte a sole. In effetti si tratta del versante esposto a sud della Valle Favorana.

13. Continuando la salita sul crinale sopra il Rifugio Pischioli, il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio incontra una zona scoperta nota come l'àrë dë li prìtë (1200 m ca.), ben riconoscibile dal Balzolo. Il curioso nome riflette la voce locale ara 'spiazzo, radura', con una specificazione che forse allude ad una proprietà monastica o alla presenza di eremiti. In questo punto, un ometto di pietra seminascosto indica una deviazione a sinistra che permette di imboccare il "sentiero dei pastori", una traversata a mezza costa sul versante sinistro della valle dell'Avella.

14. Il "sentiero dei pastori" che parte dall'Ara dei Preti traversa a mezza costa dei ripidi pendii, fino ad arrivare ad un caratteristico spuntone roccioso circondato da prati, ben visibile anche dal Balzolo. Si tratta del candónë mìnghë (1318 m), il cui nome riflette l'appellativo cantone nel senso di 'spuntone', con il personale locale "Minco", cioè 'Domenico'.

15. Lungo il "sentiero dei pastori", dopo il Cantone Minco, si trovano diverse grotte e grotticelle. Una in particolare, situata in corrispondenza di un fosso che scende dalla sovrastante Crocetta, è nota ai pastori locali come la rùttë dë lë vàcchë. Si tratta di una designazione che allude al pascolo delle vacche.

16. Nel tratto in discesa del "sentiero dei pastori" si trova la purtèllë, forse caratterizzata da un arco naturale che richiama la forma di una porta, e più sotto la località di vascëllìuccë, punto di riferimento perché vi si trova uno zampillo che sgorga da un buco nella roccia, da cui il nome che riflette la voce vascello 'botte, tino'. C'è anche una rùttë dë vascëllìuccë, nota anche come 'grotta del lampadario' per via delle concrezioni interne.

17. Lasciato il fosso dei Vascellucci, il "sentiero dei pastori" supera un crinale secondario caratterizzato da pareti rocciose e noto come lë ravàrë ròngë (1198 m). Questo nome si presenta come un riflesso locale di gravara con una specificazione oscura, forse intepretabile a partire da grangia 'granaio, dipendenza di un monastero' qui nel senso di 'romitorio'.

18. Nell'ultimo tratto in discesa, il "sentiero dei pastori" attraverso un ampio fossato che scende dalla cima di Pietrocioppo; si tratta di vall'uprònë, segnalata da un cartello e caratterizzata da imponenti pareti rocciose. Oltrepassata la valle, il sentiero scende al Linaro. Quanto al nome, la specificazione di valle di difficile analisi: forse si tratta di un aggettivo uprànë (nella fonetica locale) da opra 'lavoro'.

19. Dall'Ara dei Preti, il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio continua a salire sul crinale della Rapina attraversando tre radure, nel bosco sopra Cantone Minco. Nella prima radura c'è un antico fontanile; nella seconda c'è un'area pic-nic. La designazione collettiva di queste radure è lë nèttë, da netta 'pulito, radura'.

20. Il crinale boscoso percorso dal sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio, che fa da spartiacque tra la valle dell'Avella e quella di Guardiagrele, è genericamente chiamato la rapìnë. Le carte IGM riportano il toponimo la Rapina, localizzandolo in corrispondenza di una sella (1475 m) dalla quale si dipartono alcuni sentieri laterali. In realtà, la sella in questione è nota ai locali come la crucèttë, con un evidente diminutivo di croce per confronto con la sottostante Croce. Il toponimo locale è forse all'origine della strana designazione Rocchetta attribuita dalle carte IGM ad una elevazione sul crinale più a monte della sella.

21. Dalla Crocetta si dirama sulla sinistra di chi sale un sentiero pastorale che transita a mezza costa più in alto rispetto al "sentiero dei pastori" ed è diretto all'Acqua della Menta. Questo sentiero scavalca un primo costone in località murtòlë (1450 m ca.), sotto la radura di màcchja rònnë ben visibile anche dal Balzolo. Il primo toponimo riflette il fitonimo mortale 'mirteto'. Il secondo è un composto di macchia e dell'aggettivo grande nella fonetica locale.

22. Oltrepassato il costone del Mortale, il sentiero per l'Acqua della Menta transita presso la scrèttë. Si tratta evidentemente di una località caratterizzata da una fenditura nella roccia, in quanto il nome riflette la voce locale scretta 'intaglio'.

21. Ancora a mezza costa, il sentiero proveniente dalla Crocetta oltrepassa la parte alta della Valle Oprana, per poi tagliare il costone di cimëronèllë, che scende direttamente dalla cresta sommitale della Maielletta. Il toponimo è un chiaro alterato di cima ed in particolare un diminutivo di cimerone. In basso, il costone si protende sul tratto terminale del "sentiero dei pastori" con le pareti di cùll'òrsë, ben visibili dal Balzolo. Quest'ultimo nome richiama la presenza dell'orso.

24. Il punto di arrivo del sentiero che si stacca dalla Crocetta è una sorgente (1304 m) situata nel vallone più grande tra quanti confluiscono nell'Avella da sinistra. La sorgente è chiamata localmente l'àcquë la màndë, con una designazione composta di acqua 'sorgente' e menta. Il fosso non ha un nome specifico ma prende quello della sorgente, essendo ricordata come fòssë dell'àcquë la màndë, vàllë la màndë, ecc. Più a valle della sorgente si trova una grotta pastorale, la rùttë dëll'àcquë la màndë.

25. Il sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio, superata la sella della Crocetta riprende a salire sul crinale boscoso toccando un'elevazione (1662 m), battezzata dalle carte IGM come la Rocchetta ma nota in realtà ai locali come lu cùllë prangèllë. Questo toponimo è un composto di colle e di Piancella, un diminutivo di piancia già trovato come designazione a sé stante più a valle all'inizio del sentiero.

26. L'ultimo tratto della cresta della Rapina prima della ripida salita al Rifugio Pomilio è nota col nomignolo locale pìtrë ciùppë, ossia "Pietro Zoppo". Le carte IGM hanno ripreso questa designazione e riportano Pietro Cioppo. Su questa cresta, in località non meglio identificata, si trovano lë ciambrèllë.

27. La ripida salita terminale del sentiero Balzolo-Rifugio Pomilio fino al rifugio stesso è chiamata dai locali scaricapànë. Non riportato dalle carte IGM, il toponimo è un sintagma scaricapan(n)e diffuso altrove sulla Majella. Presenta un primo elemento trasparente, il verbo 'scaricare', mentre il secondo elemento non è 'pane' (sarebbe pònë in dialetto pennese) ma si collega forse agli antichi appellativi penna o penta. Il significato è comunque '(valle, cresta) che scarica ciottoli'. Risalita ques'erta, il sentiero raggiunge il Rifugio Pomilio (1892 m), nella zona dove la cresta della Rapina si salda alla cresta sommitale della Maielletta.

La valle dell'Avella

28. Salendo lungo la strada bianca dell'acquedotto che parte dal Balzolo, appena dopo la prima galleria si trova lu filarèllë, zona nella quale i paesani indicano una grotta. Più in alto, si trova l'altra rùttë dë la prëvëlàusë. La prima designazione non è chiara, in quanto richiama formalmente il nome dialettale del filarello 'filatoio o arcolaio, attrezzo per filare la lana', ma potrebbe celare un altro significato. Il secondo toponimo significa letteralmente 'grotta polverosa' da pròvëlë, nome locale per 'polvere'.

29. La grotta più importante di questo primo tratto di montagna si trova in alto (950 m) ad uno dei primi fossi che si incontrano procedendo lungo la strada bianca. E' raggiungibile da una deviazione che si trova lungo la strada bianca dell'acquedotto. Si tratta della rùttë dë fratanòllë, un antico eremo di cui rimangono ruderi, legato al monastero di S. Maria dell'Avella. Il nome tramanda il ricordo della frequentazione monastica, essendo un composto di frate e di un personale oscuro.

30. Continuando lungo la strada bianca dell'acquedotto, il fosso più grande che si incrocia è quello della fóndë cianghìnë. La fonte che dà il nome al fosso si trova più in alto (950 m ca.) ed è raggiunta da un sentierino a mezza costa che congiunge Fratanallo con la località dei Vascellucci. Il nome della fonte riflette un personale locale, 'Gambino'.

31. Oltrepassato il fosso di Fonte Cianghino, la strada bianca dell'acquedotto giunge ai trè candìunë, un belvedere ricavato tagliando una parete rocciosa che scende dal crinale di Cantone Minco. Il nome della località, oggi famosa per delle pareti di arrampicata sportiva, riflette la voce cantone.

32. Sotto ai Tre Cantoni, cioè sotto alla strada dell'acquedotto si trova la rùttë dë li crìnë, ormai quasi dimenticata. Il nome della grotta riflette un appellativo locale che indica il 'recinto interno della stalla per separare le pecore dagli altri animali'. Secondo alcune pubblicazioni, dai Tre Cantoni è anche possibile osservare un ponte sull'Avella detto "Lavatire" (forse in corrispondenza dello sbocco della Vasturana), nonchè una località chiamata "Malanotte". Purtroppo questi due toponimi non sono stati registrati nel corso delle inchieste condotte in paese.

33. Sopra ai Tre Cantoni, è visibile sin dal Balzolo il caratteristico roccione della cavalìrë (984 m), nei pressi del quale vi è una grotta (la rùttë dë la cavalìrë), raggiungibile dalla traversata a mezza costa da Fratanallo al Vascelluccio. Il toponimo è senz'altro un derivato di cavallo, ma la formazione e l'origine non sono chiare.

34. Dopo i Tre Cantoni, la strada bianca trova una seconda galleria in forte salita, all'uscita della quale si passa sotto lu vavëzolùccë, una serie di pareti rocciose, a monte delle quali si trova la Grotta delle Vacche. Il toponimo non è che un diminutivo di Balzolo.

35. La terza galleria della strada bianca permette di superare il crinale roccioso che fa capo alle ravàrë ròngë. In questa zona si trovano due grotte, entrambe dette rùttë dë la isaccólë, dë muràgnë quella prima dello sperone, perché esposta a borea, dë sulàgnë quella dopo, esposta a sole. Quanto al nome della grotta,si tratterà di un personale locale.

36. Superata anche l'ultima galleria, la strada bianca dell'acquedotto arriva ad un'area pic-nic, comunemente nota come 'del Linaro', anche se la località Linaro è più a monte. Vi si trova un fontanino che dovrebbe corrispondere allo zampillo che ha dato il nome alla rùttë dëll'àcquë, che si trova nei paraggi.

37. A circa 1 km dall'area pic-nic, la strada bianca dell'acquedotto termina alla Madonna delle Sorgenti, in corrispondenza della presa dell'acquedotto (946 m). Si tratta della località nota tradizionalmente come lu linàrë. Questo nome, ripreso dalla cartellonistica e sentieristica locale come Linaro, è formalmente identico a linaro 'campo seminato a lino', che può indicare per estensione delle località umide, in presenza di sorgenti, dato che la coltivazione del lino necessita abbondante acqua. Sulle carte IGM, il toponimo Linaro è riportato più a monte delle sorgenti.

38. Oltre lo sbarramento del Linaro, la valle dell'Avella è percorribile seguendo il sentiero che porta alle travòjjë. Questo curioso nome riflette una voce dialettale, al plurale, che indica 'due pali infitti nel terreno per tenere ferma la testa di un animale'.

39. La parte alta della valle dell'Avella è caratterizzata dalla confluenza di diversi fossi. Il più importante è quello che prende il nome dalle Tre Grotte, che si trovano a monte di esso nella fascia dei 1700-1800 m. Al contrario, le carte IGM riportano il toponimo Vallone delle Tre Grotte ad indicare la parte alta della valle dell'Avella, che invece è detta localmente Travaglie. La confluenza del "vero" vallone delle Tre Grotte con la valle principale è nella località detta delle fràga rìussë, ossia delle 'fragole grosse'.

40. La valle dell'Avella propriamente detta ha origine dalla confluenza di tre fossi (della Trincera, di Porca Ciciarella e dell'Abbeveratoio) che scendono dal crinale di Monte Cavallo, in un bosco che è chiamato lë bbruscìccë. Si tratta di una designazione che indica un 'odore di bruciato' e in toponomastica una 'porzione di bosco bruciato'.

La cresta di Monte Cavallo

41. Il territorio comunale di Pennapiedimonte confina a monte con Roccamorice e Caramanico lungo il crinale sommitale della Maiella. Questo crinale è seguito dalla strada un tempo asfaltata che sale dal Rifugio Pomilio (1892 m) verso il Blockhaus. Superato con un tornante il crinale di Scaricapane, si passa a monte di un ripido pendio sul quale si trova lu stàzzë dë lu fàhë (1730 m ca.). Lo stazzo, raggiungibile con un sentierino dalla località Pietrocioppo, prende il nome dal fitonimo fago 'faggio'.

42. Il sentierino di mezza costa dello Stazzo del Fago, passando sotto al crinale sommitale della Maiella, transita dopo lo stazzo nell'alta valle dell'Acqua della Menta. Quindi scavalca un crinale secondario, detto cimëronë. Si tratta dello stesso appellativo trovato, come diminutivo, in Cimeronello, che designa il crinale dall'altro lato dell'Acqua della Menta. In definitiva, si tratta di un alterato di cima.

43. Ad ovest del crinale del Cimerone, a q. 1700-1800 m sotto il crinale della Maielletta, si trovano lë trè rìuttë, tre sgrottamenti comunicanti fra loro, ben descritti da E. Micati. Queste grotte, raggiungibili con lo stesso sentierino di mezza costa dello Stazzo del Fago, danno il nome al vallone sottostante, nome erroneamente trasferito nelle carte IGM all'alta valle dell'Avella. Inoltre, la dorsale che chiude a sud il vallone delle Tre Grotte è detta lu cùllë dë trè rìuttë. Si tratta di un crinale secondario che a monte fa capo al Blockhaus.

44. Il dosso sulla cresta sommitale dove si trova il Blockhaus (2142 m) è ormai chiamato in dialetto blorcàvëzë. Un nome tradizionale, ma forse riferito più propriamente alla sella immediatamente a sud (2074 m) della cima, è invece la cìmë dë la tringérë. Questo nome è spiegato con la presenza, poco sotto, della tringérë, una sorgente che caratterizza uno dei tre fossi - il più settentrionale - che danno origine alla valle dell'Avella. Il toponimo trincera indica uno 'scavo, una trappola' e allude forse a dei lavori di sistemazione della sorgente.

45. Nel fosso intermedio dei tre che danno origine alla valle dell'Avella si trova una fascia di rocce, attraversata dal sentierino di pòrchë ciciarèllë. Questo toponimo riflette la voce porca, qui nel senso di 'traccia di sentiero' ed un soprannome locale.

46. Dopo la sella della Cima della Trincera, il crinale sommitale prosegue verso sud rimontando la cìmë dë la ruttilicchjë (2126 m). Anche in questo caso il nome riflette quello di una località maggiormente frequentata che si trova poco sotto il crinale, ossia la ruttilicchjë (1900 m ca.). SI tratta di una grotta non lontano dal terzo fosso, il più meridionale, dei tre che danno origine alla valle dell'Avella. Il toponimo è un semplice diminutivo di grotta. La sella successiva alla Cima della Grottolicchia, ovvero a sud di essa, prende il nome di vallùcchjë dë la ruttilìcchjë.

47. Nel fosso della Grottolicchia, circa a metà in altezza (1589 m), si trova anche un abbeveratoio, chiamato semplicemente lu bbuvëratàurë.

48. Continuando in direzione sud lungo il crinale sommitale della Maiella, dopo la Vallocchia della Grottolicchia si risale alla cima chiamata sulle carte IGM M. Cavallo (2171 m). In realtà la designazione locale è cìmë dë la càvë dë lu fèrrë, che presuppone un toponimo càvë dë lu fèrrë non identificato. Quanto alla voce cava, qui designa un fosso o una valletta, mentre la specificazione ferro alluderà al colore rosso delle rocce circostanti.

49. Quanto alla designazione M. Cavallo, ha origine da un toponimo dialettale, lu cùllë mondë cavòllë, che però si riferisce propriamente al crinale che dalla cima si stacca in direzione est e che separa la valle dell'Avella dalla valle di Selva Romana. La designazione allude alla forma della groppa di un cavallo e, infatti, un nome alternativo è la scrìmë dë mondecavòllë, con scrima che allude ancor più direttamente alla 'criniera' del cavallo.

50. Il crinale di Monte Cavallo prosegue verso est con tre caratteristici dossi o 'gobbe', chiamate sulle carte IGM Gobbe di Selvaromana, mentre localmente sono dette semplicemente lë gòbbë, forse per influsso della designazione ufficiale, o lë gòbbë dë mondëcavòllë. Per completare l'allusione geomorfica alla groppa di un cavallo (la ròppë de mondëcavòllë), l'insellatura tra la Scrima di Monte Cavallo e la prima gobba (1929 m) si chiama sèllë dë mondëcavòllë.

51. Mentre la prima - la più alta (1931 m) - delle tre 'gobbe' di Monte Cavallo non ha un nome proprio, l'insellatura tra questa e la seconda è chiamata la sëllòcchë (1897 m), con un diminutivo di sella per confronto alla più elevata Sella di Monte Cavallo. Quanto alla seconda gobba (1846 m), è designata col nome trasparente lu cùllë mmèzzë.

52. La gobba più bassa, la prima per chi sale, prende il nome da quello dello stazzitèllë, un piccolo stazzo che deve trovarsi nei paraggi.

53. Il crinale di Monte Cavallo o delle Gobbe è risalito da un sentiero che si stacca dalla strada bianca dell'acquedotto poco oltre l'area pic-nic. Il sentiero attraversa la valle dell'Avella e rimonta con ripide svolte nel bosco sul versante settentrionale delle Gobbe, in quella che è chiamata lë cùstë dë li candìunë. Tale toponimo riflette la voce costa 'pendio' e l'appellativo cantone che designa almeno altre due località della zona.

54. La ripida salita della Costa dei Cantoni è interrotta da un balcone panoramico (1380 m ca.) detto lu cùllë vallacìvëtë, forse perché da qui si possono vedere la valle dell'Avella ed il paese di Pennapiedimonte, ossia la civita.

55. Tornando a salire dopo il Colle Valle-Civita, il sentiero delle Gobbe si biforca (1550 m ca.): un ramo rimonta in sequenza le tre gobbe fino alla Scrima di Monte Cavallo. Il sentiero basso continua quasi a mezza costa per dirigersi verso il versante meridionale della dorsale. Su questo sentiero, dopo il bivio si incontra la rùttë dë la pòrchë, una grotta che forse prende il nome dal sentiero stesso. Infatti, la voce porca, propriamente 'solco', in montagna designa spesso dei sentierini.

56. Il sentiero basso delle Gobbe passa sopra i dirupi che precipitano alla sinistra orografica della Valle di Selva Romana, compiendo una decisa piega in direzione ovest in corrispondenza del crinale del piagnuttàunë (1581 m). Tale toponimo è un derivato di piana, in quanto si tratta di un punto in cui la pendenza si azzera quasi.

57. Il sentiero basso delle Gobbe termina alla sorgente Mucchia dopo aver percorso per intero il versante alla sinistra orografica (nord) della valle di Selva Romana, detto anche lë sulàgnë dë mondecavòllë perchè esposto a sud, dunque a sole. Appena sopra dei dirupi che sovrastano il fondovalle, il sentiero transita lungo il cùllë sgrétaràtëlë. Si tratta di un toponimo curioso, che allude alla natura impervia del luogo, per quanto la sua formazione sia poco chiara.

La valle di Selva Romana

58. Il fosso più importante tra quanti confluiscono nell'Avella da destra è la vàllë dë salvarumònë. Il nome, correttamente riportato come Valle di Selvaromana sulle carte IGM, è un composto di valle con una specificazione che a sua volta è un composto di selva e dell'aggettivo romano. E' incerto se tale aggettivo sia qui un riflesso dell'etnico romano o piuttosto del longobardo arimanno 'uomo libero', allundendo cioè ad una bandita riservata ai militi locali.

59. La valle di Selva Romana sfocia nella valle dell'Avella (non lontano dalla terza galleria della strada bianca dell'acquedotto) in corrispondenza del macarùnë dë la pìlë, formando una cascatella. Il nome della località riflette un dialettale macarone 'pozzanghera', con una specificazione da pila 'vasca'.

60. La valle di Selva Romanaè risalita da un sentiero riaperto dal CAI di Chieti negli anni '80 e battezzato "Sentiero del Centenario". La via si stacca dal sentiero delle Gobbe in corrispondenza del punto in cui quest'ultimo sentiero, proveniendo dalle Coste dei Cantoni, si porta sul crinale delle Gobbe per risalirlo. Deviando a destra in piano, si imbocca invece il sentiero del Centenario e si raggiunge in brve la rùttë a rëfórë. Questo nome riflette un appellativo locale per 'aia' che qui, senza dubbio, designerà uno spiazzo dei carbonai.

61. Subito dopo la Grotta a Refora, il sentiero del Centenario trova un'altra grotta, la rùttë dë lu vèndë, il cui nome alluderà ad una situazione particolarmente ventosa.

62. Il sentiero del Centenario transita per un lungo tratto a distanza del fondo di Selva Romana, inagibile a causa dei dirupi che ne caratterizzano il tratto più a valle. Questi dirupi sono chiamati localmente li sbìlëzë, ovvero 'i balzi (di roccia)'.

63. Superati gli Sbalzi, il sentiero del Centenario può finalmente scendere nel fondovalle di Selva Romana con la ripida discesa detta la calatùrë de lu hallàunë. Il toponimo riflette l'appellativo calatoro 'discesa' ed un secondo termine che, se non è semplicemente un esito locale di vallone, può ben riflettere la voce longobarda gualdo 'bosco'. Nei pressi, i locali conoscono una rùttë dë lu hallàunë.

64. Continuando a risalire la valle di Selva Romana, il sentiero del Centenario transita nei pressi della confluenza della vàllë dë l'infèrnë, un profondo vallone che scende direttamente dalla montagna delle Murelle. Il nome della valle, correttamente riportato sulle carte IGM come Valle dell'Inferno usa l'appellativo inferno per alludere alla natura estremamente impervia del luogo. Esiste anche una rùttë dë l'infèrnë, (ri)scoperta dagli speleologi, in posizione difficilemente accessibile e non meglio identificata.

65. Oltre alla Valle dell'Inferno, l'altro fosso che confluisce de destra nella Valle di Selva Romana è, più a monte, la vàllë vàunë. Si tratta di una valletta di probabile origine glaciale nella quale si trova un nevaio permanente ben visibile dalla sovrastante cresta delle Murelle. Quanto alla designazione, assente dalle carte IGM, è un sintagma valle bona, nel senso di 'buona per il pascolo'.

66. La confluenza della Valle Bona nella Valle di Selva Romana è la località della piònë dë li fìhë, ossia la 'piana dei faggi'. Il sentiero del Centenario transita qui in una zona caratterizzata da fusti di faggio altissimi. Non lontano, si trova la rùttë dëll'àlmë, una grotta il cui nome riprende formalmente la voce alma 'anima'. Ma la curiosa designazione potrebbe invece riflettere la voce romanza di origine ligure balma 'grotta', la quale però non è attestata per le nostre regioni.

67. Dopo la confluenza della Valle Bona, il sentiero del Centenario continua a risalire la Valle di Selva Romana, incontrando la località della bbrëcciarólë. Si tratterà di zona ghiaiosa, visto il toponimo che riflette la voce vreccia 'breccia, ghiaia'.

68. Il sentiero del Centenario termina nel punto più alto della Valle di Selva Romana raggiungibile, e cioè la sorgente della mìucchjë (1650 m ca.), dove incontra il sentiero basso delle Gobbe. La voce mucchia designa in diversi casi delle sorgenti di montagna e potrebbe celare un diminutivo *avucula da quella voce pre-latina *ava 'corso d'acqua, acqua' che è pure alla base del nome dell'Avella.

La montagna dell'Acquaviva

69. La cresta principale della Maiella continua oltre la Cima della Cava del Ferro, seguita da un sentiero molto frequentato dagli escursionisti. In corrispondenza di una elevazione della cresta (2118 m) si trova la famosa "Tavola dei Briganti", localmente detta la tàvëlë dë li bbandìtë, una pietra con una iscrizione ottocentesca inneggiante al vecchio regime borbonico, attribuita ai briganti. La cima in questione è invece talvolta chiamata la cìmë dë la rùttë dë lu pràitë, dal nome di una grotta che si trova nelle vicinanze, probabilmente sotto la cresta. Tale nome riflette l'appellativo prete e potrebbe dunque alludere ad un eremita. Quanto alle carte IGM, riportano Grotta Celano, che però si riferisce a màcchja cëlànë, una località nel versante di Caramanico.

70. Dopo la Cima della Grotta del Prete, il sentiero di cresta trova il "fontanino" (2100 m ca.), ben noto agli escursionisti in quanto ultimo punto dove potersi rifornire d'acqua prima della ripida salita dell'Acquaviva. La località è nota ai locali di Pennapiedimonte con la locuzione cìmë dë la canàlë dë jèrvë, che allude ad una canala sottostante, uno dei tanti che scendono nell'alta Valle di Selva Romana.

71. Dal fontanino si stacca sulla sinistra di chi sale il sentiero "basso" per le Murelle. Dopo un primo tratto nella mugheta, tale sentiero guada (2067 m) lu cavàunë, un fosso che scende nella Valle di Selva Romana, innevato per buona parte dell'anno. Poco più in alto del sentiero, le carte IGM segnalano una sorgente. A valle del sentiero, invece, i locali conoscono la rùttë dë lu cavàunë (1900 m ca.), una grotta il cui nome compare pure sulle carte IGM, come Grotta del Cavone. Questa grotta è pure raggiungibile da un sentiero di mezza costa proveniente dalle Tre Grotte e dalla Grottolicchia. Quanto al nome del Cavone, è un alterato di cava 'cavità, fosso'.

72. Dopo l'attraversamento del Cavone, il sentiero basso delle Murelle transita a monte di un'altra grotta, la rùttë capràrë (2000 m ca.), il cui nome allude alle capre. Il toponimo riportato sulle carte IGM, Grotta Caprara, è localizzato in maniera errata.

73. Il tratto più ostico del sentiero basso delle Murelle, attrezzato con un cavo di ferro, è quando questo devia sul bordo sinistro dell'alta Valle Bona. Superato questo tratto, si costeggiano lë rìpë rìuscë salendo con buona pendenza. Come è il caso dell'ononima località di Rapino, il toponimo riflette il colore della roccia, probabilmente a causa della presenza di bauxite.

74. L'ultimo tratto del sentiero basso delle Murelle prima della salita alla cima è ormai nell'"Anfiteatro" morenico delle Murelle, imponente circo glaciale. La località ha un nome dialettale, che è lë piònë dë li chìuppë, e anche (a Palombaro) semplicemente li cuòppë. Si tratta dell'appellativo piana, per via della debole pendenza e dell'aspetto sgombro da rocce, con la specificazione da coppo 'avvallamento, dolina'.

75. Il nome dialettale, raccolto a Palombaro, per quella che le carte IGM chiamano C.ma delle Murelle, sembra proprio essere la cìmë dë lë murèllë (2396 m). Si tratta di una specificazione che riflette un diminutivo di morra, nel senso di 'cresta rocciosa'. L'allusione è all'aerea cresta Ovest che caratterizza questa montagna, molto ambita dagli escursionisti. La cresta est è molto meno frequentata, per via del lungo e monotono cammino necessario. I locali di Palombaro chiamano questa zona murèllë da pièdë.

76. Continuando lungo la cresta sommitale della Maiella, dopo il fontanino comincia una salita molto ripida. Le tracce di sentiero risalgono, tra mughi e sfasciumi, quello che per gli escursionisti è "il pratone", ma per i locali di Pennapiedimonte è la cùstë dëll'acquavìvë. Questo nome riflette l'appellativo costa 'pendio' ed il nome della montagna di Acquaviva, la cui cima è in territorio di Fara S. Martino. Che questa cresta sia già considerata parte dell'Acquaviva lo conferma il fatto che il "fontanino" è talvolta chiamato "dell'Acquaviva".

77. Lungo la salita "del pratone", gli escursionisti trovano a 2300 m ca. la deviazione sulla sinistra per il bivacco "Fusco". Il bivacco si trova a 2455 m su uno sperone che i locali chiamano la cìmë dë lu cavàunë, in quanto sovrasta il fosso del Cavone. Il pendio sottostante è parimenti chiamato lë cùstë dë cavàunë.

78. Quantunque parte della cresta e della montagna dell'Acquaviva, le carte IGM hanno battezzato la spianata a q. 2676, che costituisce la fine della ripida salita "del pratone", come M. Focalone. Indubbiamente la designazione dipende da un toponimo vivo a Caramanico, che però non indica la cima, bensì le pareti rocciose sottostanti, dal versante occidentale. Le pareti, o almeno il primo imponente tratto ben visibile dal "fontanino", sono invece chiamate a Pennapiedimonte ritòjë ràscë. Si tratta di un sintagma che riflette una voce dialettale (ritaglio) per 'parete', insieme ad un aggettivo di difficile lettura, forse grascio.

La montagna d'Ugni

79. Poche località della Montagna di Ugni, ricomprese nell'omonimo feudo fino al 1811, sono ben conosciute dai locali di Pennapiedimonte. Tra queste, i nomi dei fossi tributari da destra della valle dell'Avella. Il più basso è la vàllë chìupë, che trae il suo nome dialettale dai profondi burroni che ne contraddistinguono lo sbocco e, in ultima analisi, dall'aggettivo cupo.

80. La Valle Cupa è chiusa ad est dalla parete dell'alborèllë, conosciuta perché ben visibile dal Balzolo. Il suo nome è formalmente un diminutivo di albero, forse per via della vegetazione vista dal paese.

81. Sulle carte IGM la parte alta della Valle Cupa è chiamata V. Strano. Questa designazione riflette il toponimo dialettale vasturònë che indica proprio il settore boscoso a monte dei burroni. Il toponimo va forse analizzato come va(lle) storana nella fonetica locale, da un appellativo stora 'terriccio, pietre smosse'.

82. Il maggiore tributario dell'Avella da destra è ovviamente la Valle di Selva Romana. Quest'ultimo nasce a sua volta dalla confluenza della Valle dell'Inferno. Sul versante destro di questa valle, a 1600 m ca., si trova la rùttë dë li fìhë, grotta (ri)scoperta dagli speleologi che prende il nome dai faggi che vegetano su questo versante della montagna d'Ugni.

83. La Valle dell'Inferno nasce dall'insellatura che chiude ad est la montagna delle Murelle. Si tratta della vìë dë la caròzzë, dal nome del sentierino che proviene dalla Cima del Forcone (Palombaro) e risale le Murelle da Piedi. Il nome di questa sella riflette una voce locale car(r)ozza per 'sentiero', alla quale vanno accostate anche voci come carotta e carotto.