![]() | Antonio Sciarretta's Toponymy |
La linea pedemontana scelta segue l'andamento della valle di Corno dal confine con la provincia di Rieti fin verso il confine comunale di Tornimparte. Quindi tocca le frazioni di Rocca Santo Stefano e poi di Tornimparte fino al capoluogo Villagrande. Al di là del corso del torrente Raio, è stata considerata la linea che unisce le frazioni Santa Croce, Peschiolo, Prata e Collimento e poi, superato il corso del torrento Rio, la strada Lucoli-Roio, fino a Roio Piano. Da qui il limite è costituito dalla strada per Roio Poggio e poi Pianola, Bagno e Vallesìndola. Passa quindi a mezza costa sotto la montagna fino alla frazione San Martino di Ocre, da dove segue l'andamento della strada statale n° 5 bis fino al valico di Rocca di Cambio. Il confine dell'altopiano delle Rocche è, infine, seguito lungo la detta statale è poi lungo la strada di accesso alla seggiovia della Brecciara, al confine con Rocca di Mezzo.
Risulta chiaro che la cima del monte Velino non è compresa in questo versante, ma lo è in quello meridionale, marsicano. In effetti questo versante montano non mai ha assunto nelle varie pubblicazioni un nome specifico, in quanto risulta costituito da diversi monti, separati fra di loro da profonde vallate costellate di paesi e villaggi. La recente guida CAI sulle montagne della provincia dell'Aquila definisce questa regione come "Gruppo di Monte Cava - Monte San Rocco - Monte Orsello - Monte Puzzillo - Monte Ocre - Monte Cagno".
In realtà i grandi monti che caratterizzano questa regione, superando i 2000 m di quota, sono quattro. Fra Tornimparte e Borgorose (Ri) si trova il cosiddetto Monte Cava, 2000 m esatti. Sopra Lucoli c'è il cosiddetto Monte Orsello, di poco più alto (2043 m). Salendo di quota si ha il cosiddetto Monte Puzzillo (2143 m), sempre nel comune di Lucoli, mentre il gigante del gruppo è il cosiddetto Monte Ocre (2204 m). Abbiamo escluso le cime del Costone, che superano di molto i 2200 m e sulle quali passa il confine comunale fra Lucoli, Rocca di Mezzo e Magliano, e che saranno trattate nelle pagine dedicate al versante meridionale.
Abbiamo preposto l'aggettivo cosiddetto davanti ai nomi di tutti e quattro questi monti. Infatti, per una strana coincidenza, nessuno dei nomi riportati sulle carte e sulle guide coincidono con la nomenclatura dialettale dei luoghi.
Passando al secondo monte, il cosiddetto Monte Orsello, si deve dire che tale toponimo è riportato sulle carte a partire dall'edizione IGM del 1884. Ancora Abbate riconosceva però che fra le montagne maggiori lucolane veniva Matrone. Questo nome ritorna nell'Atlante di Rizzi-Zannoni (a. 1783) come M. Matrone, che è l'attestazione cartografica più antica. In effetti il toponimo ju matró è ancora usato dai locali per designare un po' tutta la zona sommitale dei sentieri che salgono verso la cima, ed in particolare un grosso 'coppo' che si apre a 1700-1800 m sotto la vetta. Sulla cartografia IGM, compare pure il nome Matrone, proprio nei pressi di detto 'coppo'. In sintesi, il nome del 'coppo' è stato attribuito anche alla cima ed all'intera montagna, finchè non è stato sostituito in quest'ultima accezione da Monte Orsello, che dipende dal nome di tutt'altra montagna.
La terza montagna è il cosiddetto Monte Puzzillo. Questo nome è sconosciuto all'Atlante di Rizzi-Zannoni, ed è stato introdotto solo nell'edizione del 1884 della cartografia IGM. Dipende da un'altra designazione, Puzzillo, che indica un pozzo a sud della cima, la valle dove questo si trova, ed il bosco sul lato sinistro della valle. Ancora secondo la guida di Abbate, il nome della montagna era Cornacchia. Ma questo toponimo è stato, a partire dalla citata edizione IGM, attribuito ad un'elevazione (2010 m) poco evidente della cresta nordovest del cosiddeto M. Puzzillo. Seguendo invece la nomenclatura locale, si comprende come la cornàcchja sia il nome attribuito all'intera montagna, per lo più boscosa.
La montagna più elevata è il cosiddetto Monte Ocre. Il nome è presente sulla cartografia IGM sin dall'edizione del 1884, e da tempo è utilizzato il nome Monte d'Ocre, Monti d'Ocre in guide ecc. Queste dipendono probabilmente da designazioni come Montagna di San Martino, Montagne di Ocre che comparivano già nell'Atlante di Rizzi-Zannoni (a. 1783) e che si possono ancora sentire dai locali, ad esempio a Roio. La voce dialettale è invece mónde càgno, che si ritrova in M. Cagno, nome con cui la carta IGM designa solo la cima (2153 m) che domina l'abitato di Rocca di Cambio. Questo nome va invece esteso all'intera montagna, come faceva l'Atlante di Rizzi-Zannoni (a. 1783).
Ricapitolando, i cosiddetti Monte Orsello, Monte Puzzillo e Monte Ocre andrebbero rinominati Monte Matrone, Monte Cornacchia, Monte Cagno, mentre qualche dubbio rimane per quanto riguarda Monte Cava.
a) Per quanto riguarda il vocalismo tonico l'intera area presenta in maniera compatta metafonesi sia da -i che da -u di tipo sabino. In effetti si tratta di un'area interamente circondata da zone dialettali che presentano lo stesso fenomeno.
b) Il vocalismo atono distingue una zona propriamente aquilana (o aquilano-amiternina) da una di transizione (che potremmo definire aquilano-forconese) e da una schiettamente forconese. Nella prima area, che comprende Corno, Vigliano e Rocca Santo Stefano, si ha netta distinzione fra -o e -u finali, ed il secondo esito riflette interamente le terminazioni in -us, -um del latino. La zona di transizione si caratterizza invece per una oscillazione più o meno marcata degli esiti con -o e -u. Pare che la condizione originaria fosse così strutturate: -u dopo vocale atona i, u, a e -o dopo vocale atona e, o. L'influenza sempre più dominante dell'aquilano cittadino ha parzialmente alterato questo schema, che è oggi appena intuibile a Roio, e un po' più vistosa a Tornimparte ed in alcune frazioni più conservative di Lucoli. A Casamaina, sembra invece essersi affermata, almeno nella parlata dei più anziani, la generalizzazione dell'esito -o, così come nei dialetti di tipo tagliacozzano. Anche a Pianola tale situazione è attestata dai dizionari dialettali. Ad est di questo centro, comincia l'area forconese, che comprende Bagno, Ocre e Rocca di Cambio, nelle cui parlate l'esito generale delle vocali atone, eccetto a, in posizione finale è la vocale indistinta ë (schwa).
c) Le diversità tipologiche nel consonantismo riguardano l'esito dei nessi llu, lli, lu, li che è ovunque palatale (gli, gliu, ji, ju) tranne che a Corno, centro che appartiene all'area reatina. L'indebolimento di v in posizione iniziale è invece tipico sia di questa area, sia di quella aquilana, sia della zona di transizione aquilano-forconese, ma non dell'area propriamente forconese.
Un doppio confine linguistico passa così fra Pianola e Bagno, mentre ad ovest di Pianola le modificazioni nello schema strutturale del dialetto sono graduali.
L'ossatura del massiccio è costituita dalla catena spartiacque fra i bacini dell'Aterno - a nord - e del Salto-Tevere a sud. Partendo dai confini regionali, si ha la Forca di Rascino (1360 m, fórca de rascìnu a Corno), la cima delle Pacine (1474 m, pacìne a Corno) e la depressione della Trincea degli Aselli (1395 m, tringéa degli aségli a Vigliano). Segue la cima della Serra (1551 m, sèrra a Vigliano, le sèrre a Corno), la sella della Cozza (1395 m, cózza a Vigliano), la Cima di Valle Longa (1450 m, cìma de vàlle lónga a Vigliano) e l'altra insellatura delle Prata Longhe (1400 m, pràta lónghe a Vigliano). L'altopiano dei Coppi Piani (1575 m, cóppi piàni a Tornimparte) conclude il settore 'cicolano' del massiccio, tutto a ridosso del confine regionale.
Mentre l'altopiano dei Coppi Piani continua verso la regione di Castiglione (lo piàno de castiglióne a Tornimparte) e quindi in provincia di Rieti, con la Forchetta (1358 m, la forchétta a Tornimparte) si entra decisamente in territorio abruzzese, continuando con la Serra (1599 m, la sèrra a Rocca Santo Stefano, la mondàgna della ròcca a Tornimparte). Il successivo valico, anche stradale (vi transita la S.P. Amiternina) della Forca (1350 m, fórca a Tornimparte) prelude alla cima della Piaia (1637 m, la piàja a Tornimparte). E' quindi la volta del crinale del Serrone (1848 m, ju serró a Tornimparte), del Vado di Femmina Morta (1810 m, vàu de fémmena mòrta a Tornimparte) e finalmente della prima grande montagna, il Monte Cava (2000 m, mónde càva a Tornimparte). La cresta orientale di detto monte termina all'ampia insellatura di Cerasolo (1500 m).
Entrando nel comune di Lucoli, la cresta spartiacque sale lungo il crinale del Morretano (morratànu a Lucoli), fino alla cima della Torricella (2098 m, la torricèlla a Lucoli). In corrispondenza di tale nodo orografico incontra lo spartiacque del bacino endoreico di Campo Felice. Deviando verso nord, si passa alla cima della Cornacchia (2174 m, la cornàcchja a Lucoli) e si scende al valico della Chiesola (1656 m, la chjesòla a Lucoli). Il displuvio fra l'Aterno e Campo Felice prosegue ora con la vetta del Matrone (2043 m, ju matró a Lucoli), il Monte Arsello (mond'arségliu a Lucoli), fino alla sella della Crocetta (1539 m, la crocétta a Lucoli). Quindi risale alla cima di Ciufolone (2142 m, còsta ciufoló a Lucoli), dove si salda allo spartiacque dell'altopiano delle Rocche.
Quest'ultimo proviene dal valico di Rocca di Cambio (1358 m), dove transita la S.S. n° 5 bis e sale lungo le diverse cime di Monte Cagno (2204 m, còst'i càgnë a Rocca di Cambio, móndë càgnë a Ocre), per deprimersi alla conca di Settacque (1978 m, settàcquë a Bagno e Rocca di Cambio) e da qui risalire sopra Ciufolone. Verso sud-est, il displuvio si abbassa alla Forca Miccia (1720 m, fórca mìccia a Rocca di Cambio) e corre lungo la Serra Lunga (1909 m, sèrra lùnga a Rocca di Cambio), fino al valico della Brecciara (1714 m, la vrëcciàra a Rocca di Cambio), per entrare poi nel tenimento ormai marsicano di Rovere.
A partire da questo asse, si distaccano diversi rami orografici che dividono le vallate del Raio (o di Tornimparte), del Rio (o di Lucoli) e i bacini chiusi sopra Roio. La prima valle si biforca in due rami già presso Palombaia di Sassa, più sopra detti Ruella (ruélla a Tornimparte) e Raio (ràju a Tornimparte) e Puzzillo (puzzigliu a Tornimparte). In mezzo, il crinale della Serra (1523 m, la sèrra a Tornimparte). Ad est della valle del Raio c'è la dorsale che, dal nodo del Matrone, si abbassa con la cima di Terriccio (1617 m, tirrìccio a Lucoli) e con l'altopiano di Raponaglia (1316 m, raponàglia a Lucoli). Quindi viene la valle del Rio, e poi un'altra dorsale che si stacca dalla cima di Monte Cagno con la Serra Longa (1860 m, sèrra lónga a Lucoli), e poi aggira i bacini chiusi del Piano di Càmpoli (piàno de càmbuji a Roio) e della Valle di Santo Iaco (1648 m, vàllë sandëjàchë a Bagno). Al di là di tali bacini endoreici, c'è la cima del Monte di Roio (1420 m, mónde de róji), la Costa Grande (1783 m, la còsta rànne a Roio), la cresta delle Pianelle (1810 m, lë pianèllë a Bagno) e quella di Coppone (2073 m, coppónë a Bagno).
Diversi sono i rami secondari. Da Monte Cagno, linee displuviali poco evidenti individuano la regione di Malequagliata (mmalëquagliàta a Ocre), mentre oltre il Colle Alto (collàldë a Ocre) si estende il bacino chiuso di Vaccareto (vaccarìtë a Ocre) e la dorsale delle Coste (1421 m, lë còstë a Ocre), che salda il massiccio del Velino alla catena del Sirente. Dalla Costa Grande si staccano due crinali: uno piuttosto breve con il Colle Campitello (1220 m, còlle cambetégliu a Roio) ed un altro, più lungo, che attraverso la regione delle Pagliare (lë pagliàrë a Bagno) termina con la cresta di Castiglione (1126 m, castigliónë a Bagno), sopra Roio Poggio. Un ulteriore crinale è quello di Peschio Croce (1474 m, péschjë crócë a Bagno) che si stacca da Coppone e termina sopra Vallesindola. Dalla Torricella, un crinale secondario lungo il Morretano termina con l'altopiano si Sant'Eramo (sandèramo a Lucoli) sopra la valle del Raio. Dalla Serra di Vigliano, infine, un anello orografico, con la cima della Cupola di San Pietro (1275 m, cóppola de sambiétru a Vigliano), chiude il piccolo bacino chiuso di Crispiola (crispiòla a Vigliano).