Guardiagrele

Appunti sul paese

La montagna di Guardiagrele apparteneva in passato al tenimento di Comino, oggi frazione guardiese poco più sotto Bocca di Valle, nella zona in cui la valle esce dalla montagna e sfocia verso la collina (650 m). Sono centri di dialetto chietino.

Il territorio feudale di Comino era dominato da un castello, oggi completamente distrutto, già spopolato alla fine del '400. Nella pianura che ancora oggi ne serba il nome si ergeva invece l'abbazia benedettina di San Clemente di Comino, forse edificata da Sant'Aldemario da Capua attorno al 1000. Distrutta tra il '600 ed il '700 nulla più ne rimane.

Appunti sul territorio

Il territorio montano di Guardiagrele è costituito fondamentalmente dall'alto bacino del torrente Vesola San Martino (la vàllë), affluente di destra del fiume Foro. I confini amministrativi con Rapino, a Nord, e con Pennapiedimonte, a Sud, seguono vagamente i crinali che separano tale bacino dalla valle di Rapino (bacino del Foro) e, rispettivamente, dalla valle del torrente Avella, tributario del fiume Sangro (Pennapiedimonte). Per gli scopi della presente indagine, il limite verso valle del territorio considerato è stato fissato alla strada Pretoro-Bocca di Valle-Pennapiedimonte (ex S.S. N° 263), la cui altimetria si mantiene fra i 640 m e i 715 m. Nell'area così definita, non esistono cime nel pieno significato del termine. Alcuni cocuzzoli si distinguono nell'uniformità dei crinali che si spandono verso la collina: còllë garòfënë (1070 m) sul crinale alla destra orografica, ed il torrione di cambanèrë (1472 m) alla sinistra orografica della valle.

La frazione di Bocca di Valle è base di partenza per le escursioni nella valle, oltre ad essere meta di gite e scampagnate. Ciò anche in relazione alla presenza di una strada asfaltata che sale alla piànë dë lë mélë, in una fitta pineta, e da qui al rifugio della vàllë dë lë mònëchë. Un'ulteriore presenza significativa in quest'area è costituita dalla cascata di San Giovanni, nella parte alta della valle, il cui nome richiama l'eremo, dedicato a San Giovanni, di cui sono ancora visibili i ruderi sul versante sinistro della valle.

È inoltre da segnalare la presenza di scavi archeologici alla piànë dë la cìvëtë, l'ultimo sperone alla destra della valle in posizione analoga all'omonimo sito di Rapino, il cui nome indica la presenza di un antico centro abitato, posto in posizione strategica sia rispetto alla montagna che alla collina sottostante. La sorgente storicamente più importante è probabilmente la carlésë, a 1725 m alla testata della valle, poco sotto i prati della Majelletta.

La vecchia sentieristica CAI comprendeva i sentiero n° 2 Bocca di Valle-Rifugio Pomilio, e n° 24 Sentiero Natura.

La toponomastica

La montagna di Sferracavallo
1. Non lontano dall'abitato di Bocca di Valle, dalla strada ex statale n° 263 si stacca una strada asfaltata che sale con numerosi tornanti verso Piana delle Mele. La strada sostituisce una pista più antica, ancora esistente ma quasi sommersa dalla vegetazione. In prossimità di uno dei primi tornanti della strada, si trova la località la massariólë (ca. 700 m). Il toponimo richiama la presenza di una masseria, una casetta con podere annesso.

2. Non lontano da quella che deve essere la Masseriola, le carte segnalano una grotta, non ricordata dagli informatori. Il crinale a confine con Rapino in cui si situano queste località è detto còllë riccitèllë. Il toponimo richiama un personale locale, 'Riccitello'.

3. Mentre la strada asfaltata di Piana delle Mele compie una lunga digressione sul lato sinistro della Valle Cupa di Rapino, la vecchia pista che la precedeva sale sul versante destro, passando non lontano della gròttë dë li picìnë (814 m). La grotta è conosciuta ancor oggi, e prende il curioso nome forse dalle forme delle concrezioni che vi si trovano.

4. Verso l'ultimo tornante della strada asfaltata si trova la località detta la nicchjèrë dë crìscë. Il toponimo riflette il termine dialettale nicchiara 'terreno incolto', con una specificazione che richiama un personale locale, evidentemente un proprietario dopo che il terreno era stato messo a coltura.

5. Prima di terminare, la strada asfaltata di Piana delle Mele riceve sulla sinistra per chi sale i resti di una pista che la precedeva. La pista transitava decisamente sulla sommità del còllë dë lu mandrùnë, un'asperità che domina la Valle e sulla quale rimonta dal fondovalle il sentiero n° 2. Il nome della località presuppone l'esistenza in tempi andati di una grossa mandra, ossia un 'ricovero' per le greggi.

6. Verso i 950 m la strada asfaltata raggiunge la piànë dë lë mélë, da dove si accede ad un'area picnic con fontanile e ad un ristorante. L'area è oggi completamente boscosa, ma prima del rimboschimento a pini doveva ospitare una radura ('piana') che ha dato il nome alla località. Il toponimo, registrato anche dalla cartografia IGM come Piana delle Mele, richiama il fitonimo melo, specie che doveva trovarsi nella zona.

7. Oltre la Piana delle Mele, la strada asfaltata continua come sterrata, salendo con due tornanti in una località caratterizzata dai pìschjë dë zë nardùccë, una fascia rocciosa (990 m). Il toponimo riflette l'appellativo peschio, con specificazione un personale locale 'Zio (Leo)narduccio'.

8. Dopo aver toccato un rifugio dell'ANA, anche la sterrata che continua la strada asfaltata di Piana delle Mele termina, a ca. 1100 m, con una biforcazione. Mentre a destra si prosegue con debole pendenza verso la Grava di Rapino, a sinistra si continua ancora per un po' in piano, per poi cominciare a salire decisamente lungo il pendio delle scalèllë, passando fra roccette. Il toponimo allude all'asperità del luogo, essendo un traslato geomorfico di scala, tra l'altro spesso usato proprio come diminutivo.

9. Dopo le rocce delle Scalelle, il sentiero n° 2 guada la vàllë dë lë mònëchë, importante fosso tributario della valle principale, segnato anche sulle carte IGM come V. delle Monache. La specificazione del toponimo allude forse, come altre designazioni analoghe, alla proprietà di un convento, se non è in qualche modo legata all'eremo di San Giovanni.

10. Dopo aver attraversato la Valle delle Monache, il sentiero n° 2 sale ancora in località strippèrë, sempre dentro la faggeta, attraversando due radure poco ampie. Il nome della località indica che qui si veniva a fare legna; infatti è un collettivo di sterpo 'tronco'.

11. Ancora nel bosco, il sentiero n° 2 incontra il roccione di péschjë piànë e poi, usciti dalla faggeta, quello ben più visibile del cambanèrë (1472 m). Entrambi i nomi sono tipici: il primo riflette l'appellativo peschio ed il secondo un diffuso traslato geomorfico che allude alla forma svettante del 'campanile'. Dal Campanaro, il panorama è molto ampio sulla Valle di Guardiagrele. Il pendio che si estende a sud del roccione è noto come la sulègnë cambanèrë.

12. Oltre il Campanaro, il sentiero n° 2 sale ancora ripidamente fino a 1515 m, poi impiana sulla cresta della sferracavàllë, lo scrimone che chiude a nord (sinistra orografica) la Valle di Guardiagrele, separandola da quella di Rapino. Il toponimo è anche noto, meno schiettamente, come còllë sferracavàllë, per influsso della nomenclatura presente sulle carte IGM, Colle Sferracavallo. Il realtà, sferracavallo è un composto a sè, di tipo 'imperativale', formato dal verbo sferrà 'sferrare' e da cavallo, con allusione alla impraticità del luogo, che causa difficoltà anche ai cavalli.

13. Il sentiero n° 2 lascia il filo della cresta di Sferracavallo a 1588 m, passando sulla sinistra, ancora nel bosco. Si esce dalla faggeta per incontrare, a q. 1725, l'importante fonte della carlésë. Segnato anche sulle carte IGM come F.te Carlese, il toponimo richiama probabilmente un personale locale, e vale dunque '(fonte di un) Carlo'. Oltre la fonte, si continua a salire per prati, fino a raggiungere una pietra che segna il confine comunale con Rapino, e di qui la strada della Majelletta.


La valle di Guardiagrele
14. La valle di Guardiagrele si imbocca da Bocca di Valle, in corrispondenza del ponte lungo la strada provinciale. È percorsa dal Sentiero Natura che, dapprima su strada bianca, poi su sterrata e finalmente su sentiero, è lungo circa 3 km. La vàllë - è questo il nome locale - dopo il ponte passa sotto la frazione di Comino e prende quindi il nome di Vesola San Martino. Il tratto montano è chiamato la Valle anche sulla cartografia IGM.

15. Ancora nel tratto iniziale, in cui costeggia alcuni ruderi di mulini, la strada bianca di fondovalle trova sulla destra una deviazione che sale alla Piana delle Mele. Questo ripido sentierino è noto ai locali come la vì dë la licìnë, evidentemente per la presenza della specie arborea 'leccio', detto licina in dialetto.

16. Il versante destro della valle è più ripido nel tratto iniziale di quello sinistro. Mentre quest'ultimo è risalito dalla Via della Licina, ancora percorribile e tutto sommato agevole, il versante destro, detto la muràgnë, era percorso da deboli tracce oramai dimenticate. Il toponimo riflette semplicemente l'appellativo locale per boragna 'terreno esposto a nord'. Una porzione del bosco della Boragna è nota col nomignolo la ciammaichèllë 'la lumachina'.

17. Continuando lungo la valle, dopo il bivio per Piana delle Mele, si trova una zona di bosco gestita dal Corpo Forestale come vivaio. È questo lu ggiardìnë, località che riflette nel nome (probabilmente di origine recente) il carattere rigoglioso della sua vegetazione.

18. Il colle roccioso sulla destra orografica della valle, dirimpetto allo sperone di Piana delle Mele è chiamato dai locali prétë tajàtë. Si tratta evidentemente di un'allusione alla forma del roccione. Un'altro roccione si trova più avanti ed è noto come candónë gròssë, da un accrescitivo dell'appellativo cantone 'macigno, grosso masso'.

19. Ad un certo punto, il Sentiero Natura lascia il fondovalle dovenuto poco agevole e si inerpica sul boscoso versante sinistro, che in questa zona è chiamato la còstë dë carpinétë, evidentemente dal fitonimo collettivo carpineto 'bosco di carpini'. Più avanti, lo stesso costone viene detto la còstë dë lu purtónë, ma l'allusione ad un 'portone' è qui poco chiara.

20. Dopo aver percorso un lungo tratto a mezza costa sul lato sinistro della valle, il Sentiero Natura risale più bruscamente per aggirare lo sbocco della Valle delle Monache nel fosso principale. Questo punto è chiamato la vùcchë dë lu vallonèttë, laddove l'appellativo 'bocca' indica la 'foce' della valle, mentre il toponimo vallonèttë è riferito a tutto il tratto della valle a monte di questa confluenza.

21. Il tratto più ripido del Sentiero Natura sulla sinistra orografica della Valle è chiamato cullèttë brangulìnë. Visto dalla prospettiva di chi sale, questo pendio è in effetti un colle, mentre la specificazione richiama un soprannome locale, 'Brancolino'.

22. Dopo essere passato sul Colletto Brancolino, il Sentiero Natura ridiscende al fondovalle e lo guada in località pranèttë cannëllùccë, per poi risalire sulla destra orografica. In corrispondenza di tale guado, c'è dell'acqua che stilla dalla roccia, con effetto molto pittoresco in inverno. Il toponimo descrive questa circostanza, con un diminutivo di cannella.

23. Dirimpetto al Colletto Brancolino si prontende lo sperone roccioso della pùndë lu pìschjë, ben visibile dal Sentiero Natura. Il nome del roccione riflette gli appellativi punta e peschio, praticamente sinonimi.

24. Il tratto più a monte della Valle, molto profondo, viene aggirato dal Sentiero Natura che passa sulla destra orografica. Questo tratto prende l'evocativo nome lu mbèrnë, ossia letteralmente inferno. Si tratta di una designazione abbastanza diffusa.

25. Il termine del Sentiero Natura è un punto molto suggestivo, ossia la caschètë dë sangiuvànnë, una cascata di diverse decine di metri del fosso che scorre lungo la Valle. Il toponimo riflette l'appellativo italiano, dunque di origine recente (in dialetto 'cascata' sarebbe zòmbë), e richiama l'eremo di San Giovanni, che si trovava alla sinistra orografica della valle. Ancora oggi, il relativo pendio è ricordato come la còstë dë sangiuvànnë. La zona è accessibile attraverso uno dei tanti sentierini forestali che partono dal termine della strada di Piana delle Mele.

26. A monte della cascata, il fosso che alimentano la Valle avendo origine al di sotto del rifugio Pomilio, è chiamato lu gravarónë. Il toponimo è in effetti un alterato di grava 'ripido fosso pietroso'. In questa zona dovrebbe trovarsi anche la località ricordata dagli informatori col nome a li trùcchë. Questo toponimo allude evidentemente a delle formazioni naturali che ricordano i truogoli, ossia le vasche del maiale. Forse non si tratta d'altro che delle vasche naturali sotto la cascata di San Giovanni, meta di escursioni e picnic. In effetti, un'altra località detta la tròcchë è stata ricordata da un differente informatore lungo la salita dell'Inferno.


La montagna della Rapina
27. Il crinale alla destra orografica della Valle termina sopra Bocca di Valle con lo sperone prativo della piànë dë la cìvëtë. Si tratta del sito di un antichissimo insediamento italico, rimasto vivo nella memoria, da cui l'appellativo civita usato come specificazione, come per un'analoga località di Rapino.

28. Il bastione di Piana della Civita è chiuso a sud dal fosso della vallèttë dë la sòrgë, impraticabile, che scende sulla strada Bocca di Valle-Pennapiedimonte presso un ponte (715 m), prima di perdersi fra i calanchi nel bacino del torrente Laio. Il toponimo riflette una specificazione sòrgë 'topo'.

29. Il ramo alto del Sentiero Natura sale dalle curve della provinciale fra Pennapiedimonte e Bocca di Valle alla Piana della Civita. Da qui, continua il ripida salita fra pini mughi e boscaglia, fino alla spianata di còllë garòfënë (1070 m), ottimo punto panoramico sulla sottostante valle. Il toponimo è riportato come C.le Garofano sulle carte IGM ed in effetti riflette il nome del garofano, forse per la presenza di questo fiore selvatico, o con allusione alla forma della località, se non si tratta di un soprannome locale.

30. Il tratto del Sentiero Natura che passa sopra Colle Garofano e percorre tutta la cresta era noto ai locali come pòrca grànnë. In effetti, l'appellativo porca 'solco' è qui usato come traslato, per indicare un sentiero.