Fontecchio

Appunti sul territorio

La porzione pertinente a Fontecchio della catena del Sirente si colloca dirimpetto al paese, che si trova invece sul lato sinistro del fiume Aterno. Questo segna quindi il limite verso valle del territorio propriamente montano.

Il cuore del 'monte' di Fontecchio è costituito dalle Pagliare, che si trovano nella regione di muàcchjë, un bacino chiuso di origine carsica. I limiti orografici di detto bacino sono, in senso antiorario, la dorsale delle quàttrë scodèllë (1065 m), fino al valico della croce (1028 m), quindi la crestina della ngòtta (1100 m). Da qui lo spartiacque si va a saldare con la montagna delle Cerreta di Terranera, separando la vàllë tërnëtà dalla vàllë jannèlla, propaggine di muàcchjë. Piegando verso est, il displuvio segue all'incirca i confini comunali, risalendo all'altura panoramica di bèlla vëdùta (1184 m), ormai in vista della sella dove si trovano le Pagliare di Tione.

L'emergenza più rilevante sulla montagna di Fontecchio è certamente costituita dalle Pagliare, un insediamento stagionale, legato alla transumanza verticale fra la valle dell'Aterno e l'altopiano delle Rocche, disabitate ma oggetto negli ultimi anni di un accurato restauro. Mancano sentieri segnati.

La toponomastica

La montagna dell'Incotta
1. Due sono le vie che dal fiume salgono alle Pagliare. Quella più occidentale è detta via delle prete. Parte dal ponte chiamato póndë egliu barónë (527 m), dopo essere scesa dall'abitato, sul lato sinistro del fiume. Il primo tratto si snoda lungo le pendici del còllë càglië. Questo toponimo, trascritto come Collecaglio sulla cartografia IGM, è in realtà un composto di colle e dell'aggettivo caglië, variante fonetica locale del latino calidus 'caldo'. La specificazione sarà dovuta alla particolare esposizione del luogo.

2. Salendo ripidamente lungo la via delle prete, si passa sotto u vàvëzë egliu barónë, dei salti di roccia. L'appellativo balzo riflette il latino balteum nel senso di 'cintura di rocce, dirupo', mentre la specificazione richiama il barone al quale è stato anche dedicato il ponte sull'Aterno dal quale parte la via. Un altro dirupo sullo stesso sentiero è chiamato vavëzurèllë, con un diminutivo (femminile), per distinguerlo dal 'balzo' precedente, evidentemente più grosso.

3. Aggirato il Balzo del Barone, si trova una deviazione sulla destra che conduce alla tèrra lucìnë. Le carte IGM riportano il toponimo come Terra Lucigno, ma anche qui si tratta di una traduzione errata. Infatti, il nome riflette l'appellativo lucina 'radura', o meno probabilmente un fitonimo designante il 'leccio'.

4. Proseguendo lungo la via delle prete si giunge in breve al còllë mëzzavìa (778 m), incrocio con l'altra via delle tàvola. Il nome della località, chiamata le Due Strade sulla cartografia IGM, si compone di colle, perché trattasi di luogo acclive, e dell'ulteriore composto mezzavia, che si riferisce al punto di mezzo della salita alla Croce.

5. La via delle tàvola parte ad est della stazione di Fontecchio, dal póndë scucchjulùsë (523 m) sul fiume Aterno. Il nomignolo del ponte è chiaramente un soprannome, mentre quello della via riprende un appellativo tàvola noto pure a Rocca di Mezzo, nel senso generico di 'costone'.

6. Lungo la via delle tàvola, si incontra la sélva d'i prétë, evidentemente un tratto di bosco di proprietà della parrocchiale, ossia 'del prete'. L'appellativo selva indica preferibilmente il 'bosco da taglio'.

7. A monte del Colle Mezzavia, le due strade si uniscono nella via della croce, la quale sale alla croce (1028 m) che segna l'inizio dell'altopiano delle Pagliare. Il sentiero taglia, con qualche tornante, il valloncello noto come ju vallìttë. Questo nome è un diminutivo di valle, ma declinato al maschile.

8. Prima di giungere alla Croce, si incontra una radura con grosse pietre lisce. Si tratta della località schjazzalìscë, il cui nome risulta composto dell'appellativo schjazza 'lastrone di pietra' e dell'aggettivo liscio.

9. A destra del valico della Croce (1028 m), si eleva la cimata della ngòtta, costituita da vari cocuzzoli il più alto dei quali raggiunge i 1100 m. Il nome della montagna riflette il sintagma (terra) incocta, nel senso di 'luogo bruciato'. In certe zone, tale designazione si riferisce a località calde, 'bruciate dal sole', ma in altre assume un significato più tecnico, di coltivo ottenuto mediante abbruciamento, e perfino di misura agraria.


La montagna della Pretara
10. Il principale vallone che solca la montagna di Fontecchio è la vàllë tërnëtà, la quale separa il rilievo dell'Incotta dalla dorsale della Pretara culminante in Fagnano. Il nome della valle appare enigmatico, dato che la traduzione ufficiale suona come 'valle eternità'. Più probabilmente, si tratta di un riferimento alla Santissima Trinità, per via di qualche cappella presente nella zona, come quella che si trova presso le Pagliare di Tione.

11. La parte più alta della Valle Trinità, sconfinante nel territorio di Campana, prende il nome di vallónë lësandrìnë, da un personaggio locale, tale 'Alessandrino'. Il nome in uso a Fagnano è però vallónë la madònna.

12. A nordovest del vallone, appartiene a Fontecchio un piccolo settore della montagna della Pretara. Il nome locale della montagna è j'ìrchë, che ne designa la cimata - un cocuzzolo a q. 1108 aggirato dalla via che porta da Campana alle Pagliare - e pure i sentierini bassi che salgono dal fondovalle. La designazione è un traslato geomorfico da arco, al plurale metafonetico.


La montagna del Colle Alto
13. A sudest della via delle tàvole si trovano alcuni sentierini che risalgono le pendici del crinale che chiude la lunga dorsale di Colle Alto, la cui cima si trova in tenimento di Tione. Il primo sentiero è quello di cësarónë, che parte a 562 m da una svolta della via delle tàvole, per perdersi ad una quota compresa fra i 700 e gli 800 m. Il nome della contrada ci fa capire che si tratta di un coltivo, ottenuto attraverso il taglio di una porzione di bosco. Infatti, la voce cesaro è variante in -arius di cesa, appellativo che riflette il sintagma latino (silva) caesa, ossia 'tagliata'.

14. Più ad est si trova il solco della vàllë vërótta, pure risalita da un sentiero che si perde proprio sotto la cimata. Il nome della valle è Vallegrotta sulla cartografia IGM, ed in effetti risulta composto dagli appellativi valle e grotta, per via della presenza di numerose cavità naturali, ben conosciute dai paesani.

15. Il terzo sentiero è quello che, ai confini con Tione, risale a svolte il bosco di césa vècchja. Anche in questo toponimo ritroviamo l'appellativo cesa, che però qui designerà il 'boso ceduo' ossia il bosco soggetto a taglio periodico per la legna. L'aggettivo vecchio indica che il taglio di questa parte di bosco sarà più antico rispetto alla frequentazione del vicino Cesarone, che invece sarà magari più grande.

16. Le contrade pedemontane sono attraversate da una carrozzabile che va dalla stazione di Fontecchio fino a Tione. Oltre il póndë scucchjulùsë, la strada costeggia i vignàlë, contrada dove sarà presente qualche vigna. Quindi, nei pressi del casello ferroviario diruto (524 m), è la volta della cignàna. Questo toponimo appare di formazione prediale, visto il tipico suffisso -ano/a. Il personale latino che ne è alla base può essere un *Aquinius o simili.

17. A confine con Tione è, infine, la ndìca. Come dice il nome, si tratterà di una contrada da tempo coltivata. Sulla cartografia IGM, tale toponimo è riportato come l'Antica.


La regione di Valle Bovacchia
18. La croce a q. 1028 segna il punto più alto della salita dal paese, e l'inizio della breve discesa che porta nella regione delle Pagliare. In verità, si trovano almeno due mulattiere che conducono ai casali, attraversando diverse contrade coltivate. Una di queste, non lontano dalla croce, è la pilétta. Vi si troverà un modesto abbeveratoio: la voce pila designa infatti una 'vasca di pietra' per gli animali.

19. Più vicina alle Pagliare è la contrada della casèlla. Questa voce è un diminutivo in -ello di casa, e vale in diversi dialetti italiani 'casupola'. Per giungere ai casali, occorre aggirare il modesto rilievo della còsta egliu sórvë. Il toponimo, adattato in C.ta del Sorbo sulla cartografia IGM, si compone dell'appellativo costa 'pendio', mentre la specificazione è il fitonimo sorbo 'sorbo', pianta delle rosacee che produce le sorbe.

20. L'ultima località prima dei casali, dal lato di Fagnano, è la ròlla. Il nome riflette l'appellativo dialettale rolla 'porcile', che è il latino harolla diminutivo di hara. Come i toponimi precedenti, anche questo riflette la diffusa frequentazione e trasformazione antropica della zona.

21. Le Pagliare si trovano quasi al fondo di un bacino chiuso, caratterizzato nel punto più basso da uno stagno con un pozzo. Si tratta del bacino di muacchjë, così chiamato anche nella confinante Tione, che ne possiede la metà. Il toponimo è riportato come V. Ovacchio sulla cartografia IGM, che evidentemente si rifà ad attestazioni più antiche, in quanto è difficile oggi vedere in muàcchjë un composto di val(le). In verità si tratta dell'appellativo bovacchio (al maschile, come suggerisce la vocale finale indebolitasi in ë), che ha subito lo scambio, frequente in posizione iniziale, m/v. La voce che è alla base dell'appellativo non sembra essere bove, che pure si adatterebbe alla particolarità della contrada, bensì un *bova dal valore di 'avvallamento'. Questa voce è forse imparentata con il greco-medievale bova 'fossa per il grano', che ha prodotto il toponimo Bova (Rc). La ritroviamo in varie designazioni nell'Appennino Centrale, la più famosa delle quali è Monte Bove nei Sibillini, ma anche Grotta del Bove nella Majella ecc. Come si vede, in quasi tutti i casi, il toponimo è stato reinterpretato in senso dialettale, accostandolo a bove. Quanto al suffisso -acchio della designazione in questione, si tratta di un accrescitivo.

22. La solagna di Bovacchio è costituita da una piatta ma accidentata dorsale che conclude la catena di Colle Alto. Sia a Fontecchio, sia nella confinante Tione, la località è chiamata quàttrë scodèllë. Questo curioso nome, ripreso dalla cartografia IGM come Quattro Scodelle, deriva dalla presenza di alcune - forse proprio quattro - doline, che richiamano, per via della forma, altrettante 'scodelle'.

23. Dall'altra parte dei casali, la valle sale verso le Pagliare di Fagnano. Questo tratto si chiama vàllë jannèlla, adattato sulla cartografia IGM come Valle Iannella. Il toponimo si compone dell'appellativo valle e della specificazione jannèlla che sembra un nome personale, femminile, 'Giovannella', oppure un aggettivo ricavato da Janni 'Giovanni', concordato con valle al femminile. In alternativa, vista la particolare frequenza di toponimi quasi omofoni nella zona, si può pensare all'aggettivo latino dianus 'esposto a sud', il cui riflesso *janella può essere stato accostato paretimologicamente a Janni.

24. La Valle Iannella è percorsa da una carrozzabile proveniente da Terranera, che collega le Pagliare di Fagnano e di Fontecchio fra di loro. Vicino a queste ultime, c'è la contrada delle cërrétë. Si tratta di una contrada forse coltivata: in questo caso, il nome deriva dal fatto che, prima della messa a coltura, la zona era occupata da bosco di cerro, in seguito tagliato.


La montagna della Cerreta
25. Il settore meridionale del territorio di Fontecchio è occupato dalle propaggini della montagna delle Cerreta, che ha il suo culmine a confine fra Terranera e Rocca di Mezzo. Il sentiero principale che dalle Pagliare si dirige da questa parte (ovest), segue l'imbuto della vàlla gasbarrìnë, che prende il nome da un personale locale 'Gasparino'.

26. Ad ovest delle Pagliare, si raggiunge in breve un importante snodo viario (1094 m), detto sóda d'i mëzzónë. Questo nome è pure riportato, come il Mozzone, sulla cartografia IGM. La versione dialettale si compone dell'appellativo soda 'terreno sodo, non dissodato' e della specificazione mozzoni, derivato di mozzo 'tronco mutilo', che evidentemente fa riferimento ad un taglio del bosco.

27. Dallo snodo della Soda dei Mozzoni si possono seguire diversi sentieri. Uno va verso la valle dell'Intera di Terranera, lungo il bosco di favìtë. Questo è certamente un 'faggeto', come testimonia il toponimo, che riflette il fitonimo latino fagus 'faggio'. Il versante in ombra di questo sentiero è detto òbëchë, cioè obaco, diffusa voce locale per 'luogo esposto a nord, all'ombra'.

28. Un altro sentiero dal Mozzone si dirige verso sud, a sconfinare in direzione del Lago di San Pellegrino di Tione. Lungo questo ramo si trova la puzzàcchja, forse un pozzo ricavato dai pastori, ma non riportato sulle carte.

29. Un terzo sentiero ripiega verso est, salendo la costa boschiva di carpunìtë. Questa si risale anche, più direttamente, dalle Pagliare, seguendo un sentierino che porta alle Pagliare di Tione. Il fitonimo collettivo Carpineto, pure riportato sulla cartografia IGM, dipende dalla specie arborea predominante nel bosco, il 'carpino'.

30. La crestina sommitale del bosco di Carpineto è chiamata, tanto a Fontecchio quanto a Tione, bèlla vëdùta, ossia 'belvedere'. Si tratta, in effetti, dell'altura (1184 m) che permette lo sguardo contemporaneo sulle Pagliare di detti paesi. La cartografia IGM ha ripreso la denominazione dialettale, adattandola in C.le di Bella Veduta.