Calascio

Appunti sul paese

Calascio si trova alquanto defilato rispetto alla statale n° 17. Al bivio di Barisciano occorre svoltare a sinistra, per chi proviene dall'Aquila, e superare gli abitati di Barisciano e Santo Stefano di Ssessanio.

Calascio è un centro piuttosto famoso, dominato dalla rocca e dal borgo di Rocca Calascio. L'abitato principale si colloca a cavaliere di due cocuzzoli, sulle pendici del pianoro carsico di Buto. Conserva alcune interessanti chiese, come quelle di San Francesco, di San Nicola, di Sant'Antonio e Santa Maria della Pietà nei pressi della Rocca.

Appunti sul territorio

Il territorio comunale di Calascio confina con Santo Stefano, Castelvecchio, Ofena, Castel del Monte, e con la provincia di Teramo (Castelli) oltre la catena del Gran Sasso, della quale comprende un breve tratto. Le altre porzioni includono l'altopiano di Campo Imperatore, le dorsali fra questo e l'abitato, i versanti a valle del paese rivolti verso la piana del fiume Tirino.

L'abitato è disposto sul versante settentrionale del piano di bùtë, chiuso verso nord da chëcózzë (1338 m) e dalla cima della crócë dë la ròcca (1458 m) sopra il borgo ed il castello di Rocca Calascio. Al di là di questa dorsale, si aprono i piccoli bacini chiusi del Lago e del tàgnë, a loro volta delimitati a nord dalle cìmë d'anzànë (1507 m). Oltre, si estendono le valli di pózzë e di anzànë, allungate in direzione est-ovest, e quindi una complicata serie di rilievi, culminante con il coll'àldë (1714 m). Il valico di sàndë cristòfërë (1654 m) salda quest'ultimo alla sèrra dë vòlza (1927 m), e immette nell'altopiano di Campo Imperatore. Questo comprende alcuni dossi, fra i quali ru puaradìsë (1822 m), mentre sulla catena del Gran Sasso svetta l'imponenete móndë préna (2561 m).

Le sorgenti dell'acquedotto di Calascio sono sotto le rocce di Monte Prena. Lungo il tracciato della conduttura, sono stati sistemati diversi fontanili, come quello di San Lorenzo (1657 m), di San Cristoforo (1654 m), la fóndë carvónë (1503 m), quella delle vallicèllë (1427 m). La fóndë dë ru cuànë (1514 m), invece, è servita da una sorgente poco sopra. Da segnalare è anche il làghë dë sàndë pìëtrë, una palude stagionale ai margini dell'altopiano. Sotto il paese, invece, sono importanti il sito paleolitico dei ruttónë, il più antico della regione, e la necropoli italica di Pesàtero, sul tracciato della via romana Claudia Nova.

La sentieristica attuale (segnavia bianco-rossi) comprende l'itinerario n° 36 Calascio-Rocca Calascio-Santo Stefano, n° 43 Calascio-Castelvecchio, n° 44 Calascio-Vigne e n° 45 Calascio-Ofena.

La toponomastica

La montagna della Rocca
1. Da Calascio una strada parzialmente asfaltata sale con qualche tornante alla frazione, un tempo castello distinto, di Rocca Calascio, tagliando lë còstë, ovvero i pendii esposti a sudest del cocuzzolo dove sorge Rocca con il famoso castello e l'altrettanto nota chiesa della Madonna della Pietà. Questo colle ha una elevazione di 1460 m. Quanto al nome delle pendici, esso è ovviamente un riflesso dialettale di costa 'pendio'.

2. Oltre la chiesa di Santa Maria della Pietà, si apre una regione di dolci declivi, nella quale ci si inoltra lungo una via campestre. Si passa fra due vallette coltivate, lë fónna dëlla ròcca (1362 m) e ru fónnë jatósë (1387 m). I toponimi sono formati con l'appellativo fondo 'conca coltivata'. La specificazione "Rocca" del primo nome si riferisce ovviamente al centro diruto, mentre la seconda specificazione jatósë è di difficile interpretazione, ma può forse risalire ad un personale 'Ja(nni) Toso'.

3. Quasi in cima alla montagna della Rocca, a 1437 m ai margini di un'ulteriore conca, è segnalata sulle carte una croce di ferro isolata, nota come la crócë dëlla ròcca. In effetti sulla cartografia IGM la cimetta sovrastante, un piccolo altopiano (1458 m), è stata indicata come M. delle Croci, anche se il plurale appare fuori luogo.

4. Toccato il punto più elevato nei pressi del Fondo Iatoso, la strada comincia a scendere traversando a mezza costa sui pendii a nord della montagna della Rocca. Sotto la strada, si apre l'importante pianoro coltivato detto ru tuàgnë, nel quale si troverebbe un piccolo pozzo. Il pianoro porta un nome che si configura come antico, ma per il quale mancano sicure chiavi di interpretazione, al di là dell'attestazione IGM il Tagno. E' stato proposto un suo conguaglio con il termine *tangino- 'assemblea', di cui si hanno tracce nella lingua osca, una lingua italica non latina. Secondo questa interpretazione, il pianoro del Tagno era un luogo di incontro delle varie comunità vestine, che poi sarebbero state amministrativamente riunite nei pagi romani di San Marco, Sessanta e Carapelle.

5. Al Tagno giunge anche una seconda via che proviene dal secondo tornante della strada carrozzabile per Rocca Calascio, dove c'è una fontana. Questa strada bianca passa poco a monte di una edicola votiva ben visibile posta a 1261 m nella frètta prëvìna, la quale è una valletta macchiata di boscaglia, dove passava la vecchia mulattiera per Tagno, ora irriconoscibile a causa delle innumerevoli tracce dovute al passaggio delle greggi. Il termine prëvìna che si trova in questo toponimo appare un raro continuatore di pieve, la 'parrocchia rurale' nell'assetto ecclesiastico altomedievale.

6. Dall'edicola nella Fratta Previna si può in breve raggiungere la cima del còllë dë ri mmànnëlë (1257 m). Il toponimo è un chiaro composto 'colle dei mandorli', con riferimento alla specie arborea ivi presente, ed è riportato come C.le dei Mandorli pure sulla cartografia IGM.

7. Le due strade che vanno al Tagno si uniscono all'estremità occidentale del pianoro. Proseguendo oltre, in direzione ovest, si può valicare una selletta (1333 m) e scendere dall'altra parte lungo la valle di paréta. Il toponimo sarà forse da ricondurre a "Pereta", ovvero 'luogo dov'è presente il pero', ma anche sulla cartografia IGM suona come V. Pareta.

8. Sulla solagna di Pareta ci sono i coltivi di jammasciùorë (1419 m), così chiamati da un soprannome locale, in una zona ricca di sgrottamenti. Sulla boragna di Pareta, un roccione caratteristico è noto come prèta cëmìna. Tale nome risulta composto dall'appellativo preta 'macigno', e da una specificazione riconducibile a cima. Proseguendo lungo la valle di Pareta, si scende a Lucchiano nel comune di Santo Stefano.

9. Sul versante meridionale della montagna della Rocca, spicca (1175 m) un caratteristico roccione, detto la préta cërëuiàna. Questo nome è composto dall'appellativo preta 'macigno', spesso usato ad indicare dei roccioni dal valore sacrale, mentre la specificazione dipende dallo zoonimo cervo, con allusione alle corna dell'animale. Sulla cartografia IGM, viene riportato il toponimo Pietra Cervara.


La montagna di Cocozzo
10. Lungo la strada provinciale per Castel del Monte, si attraversano le pendici settentrionali del montagnone (1338 m) di chëcózzë, che guarda da est il cimitero di Calascio. Il nome della montagna è stato riportato come M. Cogozza sulla cartografia IGM, ma tale adattamento è fuorviante, giacchè il toponimo è da ricondurre alla base cucco di origine prelatina, come molti altri con le varianti più diverse (Cucco, Cucù, Tutù, Chicchirichì...) tutte ad indicare dei cocuzzoli (anche questa voce italiana ha la medesima origine) per lo più rocciosi.

11. A nord di Cocozzo si apre la depressione di congìna, importante perchè ospita il piccolo Lago di Calascio, ma senza nome sulle carte IGM. Il toponimo è un riflesso dell'appellativo congio, che indica una misura per liquidi, ma è usato in toponomastica nel senso traslato di 'avvallamento'.

12. Dopo un tornante nei pressi del km 17, la provinciale punta decisamente a nord, passando fra l'imbuto di Congina e l'arrotondato dosso (1237 m) del cimónë. Anche questa importante località non è designata in alcun modo sulla cartografia IGM. Il nome dialettale è un accrescitivo di cima.

13. Una strettoia carsica (1153 m) unisce la dorsale del Cimone con quella delle Cime di Anzano. Oltre la soglia, la strada provinciale entra nel vastissimo bacino di San Marco, per lo più in tenimento di Castel del Monte. Sulla destra si trova una diramazione che attraversa la località di scòpëta e conduce alla sorgente di Pesatero sotto l'omonimo valico, fra Calascio ed Ofena. Il nome della località, Scopeta nell'adattamento sulle carte IGM, pare riflettere un fitonimo dialettale relativo ad una qualche pianta erbacea.

14. Sul versante meridionale del colle di Cocozzo si trova su una spianata la crëciùccia (1244 m), una edicola dedicata a San Nicola. Fra questa e la cima di Cocozzo va collocato ru buschéttë, una zona di mandorli. Va notato che l'appellativo boschetto è molto usato in toponomastica per indicare un rimboschimento o - come in questo caso - una piantata di alberi da frutto.

15. Lungo le pendici che degradano a sudest della cima di Cocozzo si trovano dei roccioni che hanno avuto una specifica designazione in virtù del loro carattere magico. Una è la préta d'ùorzë, che fa riferimento nel nome all'orso, evidentemente presente in passato in queste contrade. L'altro macigno è la préta dëlla vòlda, detto anche ri prëtónë al plurale. Tale nome dipende dalla vicinanza della vòlda, ovvero una 'curva' della strada Castelvecchio-Calascio (1057 m).

16. Dal tornante della strada per Castelvecchio a 1057 m, parte un sentiero che taglia le vaste pendici meridionali di Cocozzo, guadando la testata del vallónë dë ri cangìëllë, il quale prosegue più in basso nel territorio di Castelvecchio e Carapelle, per poi confluire nel bacino del fiume Tirino. Il nome del fosso è semplicemente il Vallone sulle carte IGM, mentre nella designazione locale compare una specificazione cancello, che sarà da attribuire alla presenza di qualche recinzione.

17. La vecchia mulattiera che da Calascio permettera la discesa nella valle del Tirino transita, alle pendici orientali di Cocozzo, dapprima seguendo il vallónë dëlla vàllë. Questo toponimo, assente sulla cartografia IGM, è un'evidente tautologia, valendo 'il vallone della valle'. Sulle citate carte, il nome attribuito alla parte più bassa del vallone è Rio l'Intera. Questo dipende dalla designazione locale l'ëndiéra, che indica il vasto settore di boscaglia che si estende ai lati del vallone, sotto la mulattiera. Il toponimo riflette l'aggettivo sostantivato intera nel senso di 'proprietà indivisa'.

18. La parte alta del bosco dell'Intera è nota come la màcchia dë trùjë. Questo nome testimonia l'antichissima pratica dell'allevamento brado del maiale - la troja è la 'scrofa' - che prima del ripristino su larga scala della pastorizia transumante nel basso medioevo, era probabilmente rimasta l'unica forma di sussistenza, oltre ad una magra agricoltura, nella economia della zona.

19. Oggidì la discesa alla valle del Tirino viene effettuata seguendo la strada carrozzabile che, dopo numerosi tornanti, esce al piano in territorio di Ofena. Lungo la strada si costeggia la zona detta rë grëttónë, caratterizzata da ricoveri naturali abitati sin dal paleolitico. E' qui che sono stati rinvenuti i più antichi resti umani dell'Abruzzo. La zona restò poi parzialmente utilizzata durante il neolitico e fin nell'età del Bronzo. Il nome è chiaramente un plurale di grottone, accrescitivo di grotta.


La montagna di Anzano
20. Quasi a confine con Castel del Monte, ai bordi sudoccidentali del Piano San Marco, si può imboccare dalla provinciale una strada campestre che si stacca a sinistra. Questa attraversa dei pendii a confine, passando poi sotto i coltivi di pëccëchjógnë e di fónnë vëtiàlë. Si tratta di toponimi che richiamano un soprannome - nel primo caso - ed un cognome 'Vitali' - nel secondo caso -.

21. Poco a monte del Fondo Vitali si apre il più vasto fónnë maiórë, un imbuto coltivato nella parte bassa, che presenta alcuni ruderi di costruzione più in alto. Il nome, riportato sulla cartografia IGM come F.ndo Maggiore, è un chiaro composto di fondo 'conca coltivata' e dell'aggettivo 'maggiore'.

22. La valle di Fondo Maggiore è separata dal pianoro del Tagno da un accidentato crinale, che è possibile superare attraverso due vecchie mulattiere. Entrambe partono dalla località la piangàta, che si trova appena a nord del pianoro. Questo toponimo rifletterà un appellativo pianca, dal latino planca 'lastra di roccia', con riferimento alla morfologia del sito. Sulle carte IGM è riportato come la Piancata.

23. La via più occidentale delle due che si diramano dalla Piancata risale la còsta càlla, sulla quale pure si trovavano dei coltivi. Il nome di questa località deriva proprio dal fatto di essere un pendio coltivato - è questo uno dei significati dell'appellativo costa - evidentemente caldo perché assolato, in quanto esposto a sud.

24. A monte della Costa Calda si trova il valico delle vallicéllë, oltre il quale si scende in vista del Fondo Maggiore. Nei pressi del valico si trova una sorgente, chiamata F.te Vallicelle sulla cartografia IGM, che pure riporta il toponimo le Vallicelle. Questo dipenderà dalle numerose vallette che scendono verso Fondo Maggiore.

25. La seconda stradella che si dirama dalla Piancata aggira il crinale interposto fra questa località e Fondo Maggiore. Lungo la via si incontrano lë tànë dëllë vóllëpë, le 'tane delle volpi', prima di giungere a pëccëchiógnë e quindi al Fondo Vitali.

26. Oltre il Fondo Vitali, la strada bianca diretta a Campo Imperatore taglia dapprima ri vruàgnë dë pózzë, ovvero i pendii esposti a borea della vàllë dë pózzë, nella quale poco dopo si immette. Il toponimo va collegato alla forma ad imbuto della valle, poiché non è segnalata la presenza di 'pozzi' veri e propri. Sulla cartografia IGM sono stati riportati tanto Boragni di Pozzo quanto V. di Pozzo.

27. Voltando decisamente verso ovest, ai margini della valle di Pozzo la strada bianca incontra una strettoia chiusa a sud dal còllë tónnë (1277 m), che effettivamente si presenta come un cocuzzolo tondeggiante. La forma sta alla base del toponimo, che è riportato come C.le Rotondo nella cartografia IGM.

28. Ad ovest del Colle Tondo, si raggiunge la lunga valle di anzànë. Questo nome è stato esteso dai locali a designare un po' tutta la regione a nord del Tagno, culminante con la dorsale (1507 m) appunto nota come cìmë d'anzànë. Quanto al significato, il nome Anzano rientra nella classe dei toponimi fondiari romani, essendo formato con il suffisso -ano, e richiamando nella prima parte un nome di persona, probabilmente Antius o simili. Sulle carte IGM si ritrovano V. d'Anzano, Costa d'Anzano a nord del pianoro, e Cima d'Anzano.

29. Una valletta secondaria, che si immette in Anzano da sud, è fónnë cénë. Si tratta di un fondo, cioè una 'valletta coltivata', il cui nome richiama l'appellativo cene 'cenere', forse per il colore o la finezza della terra. L'adattamento Fonniceni presente sulle carte IGM è pertanto fuorviante.

30. Poco ad ovest del Fondo Cene si trova la vàllë dë carnavàlë (1321 m), un'altra valletta coltivata, ed ancora più ad ovest ru fónnë d'adàmë. Entrambi questi toponimi riflettono dei personali locali, un soprannome 'Carnevale' ed il nome 'Adamo'.

31. Dal Fondo di Adamo è possibile salire sulla boragna di Anzano, in direzione sud, per raggiungere ai confini con Santo Stefano lë cìmë dëllë sèrrë (1478 m), il culmine del lungo crinale delle Serre, per lo più in territorio di Santo Stefano, che costituisce il prolungamento verso ovest della montagna di Anzano.

32. Ancora ai confini, poco sotto il crinale delle Serre, si trova la località cuppónë, che è un grosso coppo coltivato - da cui il nome, che però suona i Copponi nell'adattamento presente sulle carte IGM - a sudovest di Anzano. Decisamente a ovest di Anzano si trova invece la Valle di Castelvecchio, per lo più ricadente nel comune di Santo Stefano.

33. In direzione nord, la piana di Anzano si stringe nel vallónë dë ru sërpèndë, il 'vallone del serpente'. Da qui parte la mulattiera di pëllastrìëllë che transita sotto i confini comunali fino alla Valle di Castelvecchio. Il nome della via riprende quello di un qualche terreno nella zona, e riflette un soprannome locale.

34. La mulattiera di Pollastrello è sormontata da un cocuzzolo (1484 m) sul quale passano i confini con Santo Stefano, detto ru còllë dë donzavìnë. Il nome è un composto di colle e di un personale locale 'Don Savino'.


Il Colle del Paradiso
35. L'imbuto di Anzano è chiuso verso nord dal còllë dëlla capànna (1441 m), coltivato nella spianata sommitale. Tale circostanza fa pensare alla presenza di una qualche capanna, ovvero una 'costruzione rurale', il che sarebbe alla base del nome, il quale è riportato come C.le della Capanna sulla cartografia IGM.

36. Ad est del Colle della Capanna si trova l'annìcula (1349 m), una conca coltivata che in basso sfocia nella Valle di Pozzo. Il toponimo è pure presente sulla cartografia IGM, come l'Annicola, ma è alquanto oscuro.

37. Ad est dell'Annicola, si trovano alcuni ripidi pendii, solcati dal vallónë dë ru uìzzë, il quale sfocia nella Valle di Pozzo di fronte al Colle Tondo. L'interessante toponimo contiene l'appellativo gizzo, riflesso dell'aggettivo aegyptus 'nero', riferito soprattutto al colore delle pecore. Tale voce è anche alla base di alcuni diffusi cognomi, come Iezzi e Izzo.

38. Ad est del Vallone del Gizzo, verso i confini con Castel del Monte, va collocata la località di cèsa róscia. Si tratterà di alcuni coltivi, forse confinanti con quelli della Valle di Pozzo, ottenuti mediante taglio di una porzione di bosco, come lascia intendere il toponimo, formato dall'appellativo cesa 'tagliata (di bosco)' e dall'aggettivo rosso, forse riferito al colore della terra. Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato come Cesa Rossa.

39. A monte dell'Annicola, si trova la fóndë carvónë (1503 m), lungo il tracciato dell'acquedotto di Calascio. Il nome della sorgente riprende l'appellativo carbone, forse riferito a qualche località nella zona dove si faceva il carbone, ed è riportato sulle carte IGM come F.te Carbone.

40. La massima elevazione della zona è il cocuzzolo che emerge sopra la Fonte Carbone, detto ru còllë dë ru puaradìsë (1557 m) dai locali e C.le Paradiso nell'adattamento presente sulla cartografia IGM. Il toponimo è quasi omonimo di ru puaradìsë, montagna di Campo Imperatore, ed entrambi sono riflessi del termine paradiso, nel senso di 'ottimo (pascolo, ecc.)'.

41. Oltre la stretta del Vallone del Serpente, la strada bianca per Campo Imperatore transita nel piccolo pianoro di magliallónë, che si trova appena a nord del Colle della Capanna. Il toponimo appare composto da un primo termine maglia, il quale potrebbe rappresentare un 'neutro' vallia del latino vallis 'valle', o *valdja da gualdum 'gualdo, bosco', in entrambi i casi col frequente scambio v-/m- (come ad esempio in malle/valle). La seconda parte del nome può ricondursi a vallone, con caduta della v- in posizione iniziale. Il senso del toponimo sarebbe quindi 'Valle Valloni', una sorta di tautologia. Un'altra, più suggestiva, etimologia, trovata in una pubblicazione locale, connetterebbe il toponimo alla voce alpina malga 'casa rustica di alta quota'. La cartografia IGM riporta Maglialloni, senza chiarirne l'origine.

42. A magliallónë confluiscono diverse vallette che nel complesso formano un vasto sistema di pianori coltivati. Ad ovest si trova la vàllë dë ru cùpë, ribattezzata Cupa sulle carte IGM, ma il cui nome è in realtà l'appellativo cupo 'borro incassato'. Da nordovest, confluisce invece la vàllë frésca, per lo più appartenente a Santo Stefano.

43. A nord di magliallónë si apre il pianoro della casciàra, dove transita la strada bianca per Campo Imperatore. Si tratterà di un luogo collegato alla produzione del 'cacio', giacchè il toponimo, che suona la Caciara sulla cartografia IGM, è un derivato in -aro di cacio.

44. Ad est di magliallónë, una vecchia mulattiera abbandona la strada bianca transitando dapprima in località la prëtièra, sotto il Colle del Paradiso, per sbucare poi nel pianoro di màgliavëlónë. Mentre il primo toponimo è un chiaro collettivo di preta, nel senso di 'luogo sassoso', il secondo richiama l'appellativo maglia (lat. vallia) presente pure nel nome magliallónë, ed una seconda parte velone di etimo incerto. Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato come V. Magliavelone.


La montagna di Colle Alto
45. Proseguendo oltre la Caciara, la strada bianca per Campo Imperatore lascia a est il còllë dë ru vìëndë, un nudo dosso (1530 m). Il nome del colle riprende l'appellativo vento, nel senso di 'colle ventoso'. Sulle carte IGM viene riportato C.le del Vento.

46. Alle pendici settentrionali del Colle del Vento, si trova la fóndë dë ru cuànë (1514 m), una fontana servita da una sorgentella che sgorga dalla montagna poco sopra (1575 m). Il nome del fontanile richiama lo zoonimo 'cane', ed è riportato come F.te del Cane sulla cartografia IGM.

47. In corrispondenza della Fonte del Cane, parte una diramazione della strada bianca che va a finire alle Moglie di Santo Stefano, dopo avere attraversato il pianoro, confinante con la Caciara, detto della taccunélla. Questo nome è un derivato di tacca 'scheggia', e vale quindi 'la scheggiata'.

48. A nord della Fonte del Cane sale il crinale di collàldë, culminante con tre cocuzzoli, il più alto dei quali raggiunge i 1714 m. Si tratta della cima più elevata del comune di Calascio, con riferimento alla porzione al di qua di Campo Imperatore, e da ciò deriva il toponimo, composto di colle e dell'aggettivo alto, secondo la fonetica locale. La cartografia IGM ha accolto la versione Collalto del nome.

49. Alle pendici meridionali del Colla Alto, un'insellatura coltivata lo separa da un colletto isolato (1563 m) senza nome. Si tratta della sella di fórca vónna, il cui nome presumibilmente riprende l'aggettivo vono 'buono (per il pascolo)' con raddoppiamento spontaneo di -n-. L'appellativo forca 'intaglio a V' dipende dalla collocazione geografica dei coltivi. La cartografia IGM riporta il toponimo nella forma Forcavonna.

50. Proseguendo lungo la strada bianca per Campo Imperatore, oltre la Fonte del Cane si incontrano lë vëcénnë, dei terreni situati in piano. Il toponimo riflette l'appellativo vicenna 'terreno coltivato a rotazione'. Sulla cartografia IGM viene registrato come Vicenne.

51. Un cocuzzolo sassoso (1514 m) segna il confine con Castel del Monte e separa la in qualche modo le Vicenne dalla Magliavelone. Il suo nome è còllë dëllë sajéttë, riportato come C.le delle Saette sulla cartgorafia IGM. Tale toponimo riprende come traslato geomorfico il latino sagitta 'freccia'.

52. Oltre le Vicenne, la strada bianca per Campo Imperatore entra nella zona di vàllë mënatórë. Il nome non ha originariamente a che vedere con le miniere, ma si tratta di una variante dialettale per mëratórë, ovvero *miratorius 'belvedere'. Infatti a monte della contrada si perviene ad un valico (1549 m) dal quale si dominano le valli sottostanti.

53. Appena sotto il valico di Miratoro ci si immette in una conca nota come ru lacùccë (1525 m). Si tratta della località designata come Laguccio sulle carte IGM. Il termine lago è qui usato come traslato geomorfico, per indicare una depressione.

54. Nel Laguccio confluisce da ovest la valletta, coltivata nella parte bassa, di jùda, il cui nome riprende un personale di origine ebraica 'Giuda'. Sulla cartografia IGM è indicata come V. di Iuda.

55. A nord di una delle cimette di Colle Alto (1713 m), si trova il piccolo pianoro delle pràtërë dë sópra (1601 m), così detto perché più in alto rispetto alle pràtërë dë sóttë, che sono i prati nella conca del Laguccio. Il termine pràtora è un plurale di prato 'prato, prateria', formato mediante il suffisso atono -ora. Al contrario di prata, plurale arcaico di pratum, non sembra designare località coltivate. Sulla cartografia IGM è riportato solo il toponimo Prati di Sopra.

56. Il punto più elevato della strada bianca, prima di immettersi in Campo Imperatore, è la sella di sandëcristòfërë, con l'omonima fontana (1654 m). Sulle carte IGM sono riportati i toponimi Sella S. Cristoforo e F.te di S. Cristoforo, di evidente origine agionimica.

57. Poco ad ovest rispetto alla sella di San Cristoforo, al di là di un cocuzzolo (1704 m), vi è il làghë dë sandëpìëtrë (1591 m), una vera e propria palude stagionale. Anche questo nome, Lago S. Pietro sulle carte IGM, ha origine agionimica.


La regione di Campo Imperatore
58. Il territorio di Calascio occupa una buona porzione dell'altopiano di Campo Imperatore, che in questa zona si stringe nell'incassata vàllë janàra. Sulla cartografia IGM la valle è chiamata Valle Cortina, forse per confusione di un altro toponimo gruttìna, cioè 'grottina', che si riferisce ad uno sgrottamento presente all'interno della valle. La designazione locale deriva dal fatto che la valle è rivolta verso est, da cui forse l'aggettivo latino dianus 'esposto a est, al sole'.

59. La Valle Ianara, ben nota agli sci-escursionisti, è chiusa fra la sèrra dë vòlzë a sud e ru còllë dë ri miùtë a nord. Quest'ultimo è costituito da una serie di rilievi - quota massima 1745 m - e sembra riprendere nel nome l'aggettivo 'muto' che potrebbe riferirsi ad un soprannome locale. In alternativa, si potrebbe pensare ad una base col significato di 'rialzo del terreno', frequente nella toponomastica italiana nella variante motta. Non chiaro è l'adattamento M. Mutri presente sulle carte IGM.

60. All'imbocco della Valle Ianara si trova la fóndë d'assérgë (1550 m), dalla quale una breve salita porta alla sella di San Cristoforo. La menzione del paese di Assergi sarà dovuta al complesso sfruttamento dell'altopiano, diviso com'era tra i vari centri pedemontani. Sulla cartografia IGM il nome della sorgente è F.te di Assergi.

61. Procedendo verso nord, verso cioè la catena principale del Gran Sasso, si eleva la groppa erbosa detta ru puaradìsë (1822 m). Il toponimo è un riflesso del termine paradiso, già incontrato nel nome del Colle del Paradiso, situato più a sud. Sulla cartografia IGM il nome è adattato come M. Paradiso.

62. Fra il Paradiso ed il Colle dei Muti si trova la zona sorgentifera delle fondëcéllë (1636 m), in un'ampia valletta. Il toponimo, che è Fonticelle sulle carte IGM, riflette l'appellativo fonte 'fonte, sorgente', con un suffisso diminutivo.

63. Sul versante occidentale del Paradiso si trova una fontana (1657 m) alimentata dall'acquedotto di Calascio. Sulla cartografia IGM il nome della fontana è F.te S. Lorenzo, il quale dipende dalla designazione locale sàndë rërìënzë, riferita alla valle dove transita l'acquedotto, pure nota come V. S. Lorenzo sulle carte. La présa dell'àcqua è invece più a monte, a 1800 m ca., sopra la vallata ghiaiosa della Canala.

64. La montagna più elevata del settore del Gran Sasso pertinente a Calascio è móndë préna (2561 m). L'origine di questo toponimo, che per alcuni pastori indicherebbe tutta la dorsale (compreso il Monte Camicia), per altri solo la groppa erbosa (2044 m) alla base delle rocce, è forse da ricercare proprio in Calascio, se è giusta la supposizione che questo dialetto abbia conservato il nesso pl- del latino, rafforzandolo in pr- (si veda frètta prëvìna). Infatti préna non sembra scindibile dall'aggettivo latino plenus, nel senso di 'gravido', con allusione alla forma. Però il nome può anche essere originario del versante teramano, dove lo stesso fenomeno fonetico è vivo.

65. Alla base delle rocce di Monte Prena, ed ai confini con Castel del Monte, restano da ricordare le zone delle tòppë, chiamata le Toppe sulla cartografia IGM, che sono dei dossi erbosi - questo è il significato dell'appellativo toppa - e della ndènza, una valletta, il cui nome è riportato come Attenza sulle carte. Non sono stati invece registrati dai locali i toponimi la Voragna, che si riferirebbe al versante settentrionale del Paradiso, e le Veticole, sotto la groppa (2044 m) che per alcuni si chiama Monte Prena.


Rimangono alcuni toponimi raccolti ma purtroppo non identificati, che si riferiscono alla parte più bassa del territorio comunale, verso i confini con Ofena. Sono ru còllë dë n'annëmìëzë, préta fràcëda, rë mailéschë, da qualche personale germanico, visto il caratteristico suffisso -ésco, la vàllë, la puzzulàna, una cava di pietra 'pozzolana'.