![]() | Antonio Sciarretta's Toponymy |
La zona di Bagno era compresa nei dintorni della città vestino-romana di Forcona, i resti della cui cattedrale, intitolata a San Massimo, sono visibili presso Civita. Dopo la diruzione di questo centro, venne incastellato l'attuale insediamento, la cui rocca si trovava nei pressi della cima del Castiglione, dove ne sono ancora visibili alcuni resti.
I pastori di Bagno hanno realizzato diversi rifugi, stazzi, ecc. Il più importante, perché il più elevato insediamento dell'intero versante, è quello di jàccë rànë, non lontano dall'omonima sella. Poi, ci sono i ricoveri delle fùssërë (1111 m), del laghìttë (1780 m), di pùzzë maché (1342 m), tutti attrezzati con fontanile, ed il complesso del castigliónë. Altre fonti, pozzi, ecc. sono disseminate in quasi tutte le località più frequentate. Le più antiche sono la fóndë përchjàna e quella di cërascìttë (1301 m).
Numerosi sono i sentieri CAI riportati nella guida n° 2. Quelli citati sono il n° 6D da Ripa alla cima della còsta rànnë di Roio, il n° 7 da Ripa alla cima del coppónë, il n° 8C da Vallesindola al valico di malëpàssë, il n° 8A dalla piscìna vècchja al bacino di sottàcqua di Rocca di Cambio.
2. La cima più elevata del Castiglione è ormai denominata, su guide, ecc. Solagna di Bagno, e ciò per la presenza, sulla cartografia IGM, di tale toponimo, addirittura sul versante nord del crinale. In realtà la voce solagna non può che riferirsi al versante meridionale, esposto a sole, che in effetti si chiama, per i locali, la solàgna. L'attributo de bàgno viene aggiunto dai confinanti roiani, non certo dagli stessi locali di Bagno.
3. Per salire agli Stazzi del Castiglione da Ripa di Bagno, si imbocca (itinerario CAI n° 6D) la "Via della Montagna" che immette in una pista, poi mulattiera, che penetra in una pittoresca gola, detta fossàtë dë madònna dëllë canàlë, dall'omonima chiesetta (Santa Maria delle Grazie) che si trova più a monte (963 m), segnalata sulle carte. Il nome della chiesa, eretta all'inizio del sec. XX, fa pensare che il fossato un tempo si chiamasse lë canàlë, dalla voce canale 'ripido fosso apportatore di acque', in origine 'grondaia'.
4. Prima di giungere alla chiesa della Madonna delle Canali, sia proveniendo da Ripa sia da Bagno Grande, si passa nei pressi del fontanile di fóndë spécchia, riportato a q. 850 sulla cartografia IGM col nome Fonte Specchia. Il nome della sorgente riflette il latino specula 'vedetta', e si riferirà a qualche punto sovrastante, da dove si dominava con lo sguardo gli abitati di Bagno.
5. Sopra la chiesa della Madonna delle Canali, sul versante sud della cima del Castiglione, si trova una fascia rocciosa visibile pure dai paesi pedemontani. Su questa fascia, spicca il péschjë rùscë, un macigno - la voce dialettale peschio, di origine italica, poi passata nel latino, designa dei grossi massi - di color rosso (dialettale rùscë, con metafonesi da -u), presumibilmente per la presenza di minerali di bauxite.
6. La mulattiera del fondovalle trova una deviazione a q. 1012, al termine del tratto più incassato. Salendo sulla destra, si perviene agli Stazzi del Castiglione, passando per la località detta cérquë da vìndë. Tale nome significa, letteralmente, 'querce dei venti', e si riferirà alla suddivisione del territorio fra venti proprietari.
8. Proseguendo, si passa affianco ad una pineta, chiamata a Roio la pinéta de bàgno, e poi si piega in direzione nordovest, riallacciandocisi alla Via del Monte di Roio, che ha inizio dalla frazione di Roio Piano. Questo tratto è noto a Bagno con il nome di vìa dëllë pagliàrë, mentre pagliàrë (con solàgna dëllë pagliàrë) è detta un po' tutta la regione, evidentemente per via delle costruzioni rurali in pietra a secco che qui si trovano diffusamente. La cartografia IGM ha introdotto il toponimo Colle Pagliare, già citato nella guida di Abbate, che però non ha riscontro nella nomenclatura dialettale. Questa conosce, piuttosto, il nome casarèllë, pure riportato sulle carte come Casarelle, che sembra un sinonimo di pagliàrë, essendo un diminutivo (suffisso -arello) di casa.
9. Il pianoro delle Pagliare (1289 m) scende, dalla parte opposta rispetto alla strada, verso la vallata delle canetre di Roio, con una serie di dossi inframezzati da brevi impluvi. I locali di Bagno conoscono un nome per ciascuno di tali colli, detti complessivamente cóglië. Partendo da ovest, cioè dai confini con Roio, si ha il còllë tùnnë, cioè 'tondo', poi il còllë lìscë, 'liscio', quindi il collë vattàglia, che è il più esteso e presentava diversi coltivi. Tale nome, che suona collattàglia a Roio, è un composto colle battaglia, con la specificazione dal verbo battere, cioè 'trebbiare' i cereali, mediante il suffisso collettivo -alia. Ad est del Colle Battaglia succede il còllë lùnghë, 'lungo', il quale comincia più in alto rispetto agli altri, appena sotto la pineta. Quindi è la volta del còllë stórtë, 'storto' per via della forma, che scende sopra gli Stazzi del Castiglione.
11. La salita alla cima di Cerasetto va effettuata seguendo l'itinerario CAI n° 6D, a partire dalla Via delle Pagliare. Il sentiero rimonta il ripido costone con numerose svolte, fino a superare, a q. 1395 il fosso di mèzza spàda (1198 m), una grande dolina, secondo l'Almagià dovuta a crollo per cedimento della volta di una cavità ipogea. Il nome, che è Mezza Spada sulle carte IGM, riprende la oscura voce spada e non andrà separato dall'altro toponimo Spedino, anch'esso riferito a dolina, nel confinante tenimento di Roio.
12. Tralasciata una deviazione per la fonte di Cerasetto, si risale il pendio alla sinistra orografica dell'omonimo fossato, fino a pervenire alla sua testata (1650 m circa). Risalitala, si sbuca al passo di q. 1695, senza nome sulle carte IGM, ribattezzato Passo di Valle Fredda sulla guida CAI. Ciò perché il valico mette in comunicazione con una valle chiusa, di forma circolare, chiamata sulle carte IGM Valle Fredda. In realtà, questo è un grossolano errore: la conca è nota ai bagnesi come cóppë de cërascìttë, riprendendo il nome della cima sovrastante, mentre il cosiddetto Laghetto di Vallefredda delle carte è per i locali di Roio la piscìna vècchja (vi si trova un vecchio fontanile, sostituito di recente con uno più a monte, vicino al valico). Come si vedrà in seguito, la designazione vàlle frédda (tanto di Roio quanto di Bagno) indica invece una valle ad est di quella in oggetto.
14. Tutte queste località possono essere raggiunte partendo dalla pineta di Bagno, dove una deviazione consente di abbandonare la Via delle Pagliare, scendendo ai piedi della conca di fossagnésa (1150 m). Tale nome non è riportato sulle carte, pure se la località è importante (vi si trova pure una costruzione rurale) e ben conosciuta. Potrebbe derivare dalla voce comune fosso, attraverso un derivato *fossanea, con lo stesso suffisso di *montanea > montagna, e quindi il suffisso aggettivale -ese. Ma più probabilmente si tratta di un costrutto fossa bagnese, ossia 'di Bagno', con lenizione di -b- intervocalico spinta fino al dileguo (come in collattàglia da colle battaglia).
15. Proseguendo lungo la carrareccia, si passa sopra una fascia di rocce, nota con il nome lë rottèllë, per via della presenza di sgrottamenti forse usati come ricovero dai pastori. Si tratta, infatti, di un diminutivo (suffisso -ello) di grotta, dialettale rótta, e non Rotelle come riporta la cartografia IGM che, tra l'altro, colloca il toponimo ben sopra la strada. Poco più a monte, su un dosso con qualche pino, arriva l'itinerario CAI n° 7 proveniente dalla chiesa della Madonna delle Canali.
16. Si passa ora dietro un cocuzzolo (1224 m) che guarda il sottostante fossato di Pozzo Maché. Il suo nome è u pëschjëtéglië, diminutivo della voce peschio, che indica un 'macigno', una 'cimetta rocciosa'. Sulle carte IGM, Peschietelli è leggermente spostato.
17. Dopo il Peschitello, la carrareccia taglia la base del fossàtë dë màllë màra, che più in alto si biforca in due brevi rami. Il nome si compone della voce fossato, molto usata a Bagno per designare un ripido valloncello, e del toponimo màllë màra, a sua volta composto di valle (lo scambio m-/v- in posizione iniziale è frequente) e dell'appellativo prelatino mara 'acquitrino, pantano', usato per lo più proprio in combinazione con valle. La cartografia IGM ha riportato il nome Vallemara, ma collocandolo in maniera errata.
18. Si perviene ora ad un ricovero per pastori (1342 m), malridotto, nei pressi del quale ci sono un pozzo ed un abbeveratoio, pure inutilizzabili. Secondo la guida CAI (ed anche la cartografia IGM), il nome del sito è i Coperchi, nome non riscontrato presso i locali di Bagno ma, nella versione ju copérchjo, presso i roiani. Invece, i bagnesi utilizzano il nome pùzzë maché per designare il pozzo, da un vecchio soprannome maché che si ritrova nel toponimo, riportato nelle carte IGM, Fossato di Fonte Maché.
19. Trascurando una vecchia mulattiera diretta alla testata della Valle Mara, si continua per un tratto nel solco del fossato di Pozzo Maché, per poi lasciarlo a q. 1488, deviando sulla destra verso la còsta dëllë cëppétë, dove si trova un recente fontanile (1559 m), ribattezzato fondanèlla dëllë cëppétë, riportato sulla carta CAI. Il toponimo è un collettivo plurale in -ete di ceppo.
20. La carrareccia, sempre più dissestata, trova la vecchia mulattiera in cima alla Valle Mara (1605 m), non lontano dallo jàccë ju véndë, una località non meglio identificata dove i pastori facevano tappa. La voce iaccio 'stazzo', è qui specificata dall'appellativo vento, evidentemente perché trattasi di località ventosa. Più ad ovest, ormai a ridosso del fossato di Cerasetto, si trova poi la màcchja rëtónna, una porzione isolata di bosco che apparirà tonda se vista dal basso. La voce macchia riflette il latino macula, originariamente nel senso di 'macchia', poi in quello di 'bosco'.
21. Con una serie di curvoni, la carrareccia evita ora la discesa nel fondo della Valle di Santo Iaco, giungendo allo sbocco di una valletta, dove si trova lo jàccë dë sandëjàchë. Quindi, tagliando i pendii a monte della conca, giunge al valico di Cerasetto, congiungendosi con quella proveniente da Casamaina.
23. Appena sotto la cima del Cucuruzzo, si apre fra le rocce un'avvallamento forse di origine carsica. Si tratta del fóssë dë priórë (1071 m), molto conosciuto, ma il cui nome è assente da ogni carta. Questo è un composto di fosso, qui usato nel senso di 'conca', e di un soprannome locale.
24. A monte del Cucuruzzo, la cresta si presenta piuttosto pianeggiante, ed è percorsa da un sentierino che si affaccia sul versante occidentale, noto come la còsta dëllë sogliàrë. Tale nome è un composto di costa 'pendio', in genere riferito a versanti a sole o coltivati, e di una specificazione di etimo incerto, forse ricollegabile ad un derivato di sole, per via dell'esposizione. In via ipotetica, si può pensare a *solaria, con metatesi in *soliara, oppure ad un incrocio con solium 'suolo'.
25. Il punto più elevato del crinale è in corrispondenza del péschjë crócë (1474 m). Si tratta evidentemente di una cimetta rocciosa, dato che peschio è voce di origine italica (osco pesslum), passata poi al latino ed al dialetto, dove designa un 'grosso masso'. Quanto alla specificazione, essa richiama la presenza di una croce, della quale non si ha notizia, ma che appare giustificata dal fatto che qui sopra transitava una via proveniente da Vallesindola, abitato che è per l'appunto dominato dalla cima di Peschio Croce. La croce allora serviva da segnalazione, visibile anche dal paese, del punto terminale della ripida salita.
26. La via proveniente da Vallesindola è ricalcata, nel tratto iniziale, dall'itinerario CAI n° 8B/C. Questa è una carrareccia che, fuori dal paese, aggira un valloncello e poi un dosso (chiamato Panzatore sulle carte IGM), per passare a monte del fussàtë dëllë rùttërë. Questo è un impluvio che trae il nome dalla località rùttërë, evidentemente ricca di sgrottamenti naturali. Il nome è infatti un plurale in -ora di grotta e non un diminutivo, come invece presuppone il toponimo IGM le Rotelle.
27. Sulla carrareccia, a q. 967 si trova un recente fontanile (indicato sulla carta CAI) che ha assunto il nome della sorgente, sita più a monte (1061 m) di fóndë përchjàna, che tra l'altro alimenta l'acquedotto di Bagno. Il nome della sorgente, F.te Perchiana sulla cartografia IGM, riflette un prediale in -ano, concordato al femminile come fonte 'sorgente'. Il gentilizio alla base del nome può essere del tipo *Periculus, da Perius.
28. Oltrepassato la Fonte Perchiana, si entra a q. 1050 nella Pineta Cordone, localmente detta lo stivale, per via della forma, celebrativa dell'Italia. Si giunge rapidamente al ricovero delle Fussole (1111 m), con vicino alcuni capannoni. Tale recente rifugio trae il nome dalla località delle fùssërë, che indica il versante orientale di Peschio Croce, roccioso e solcato da numerosi valloncelli. Il toponimo, che suona Fùssole nell'adattamento IGM, è infatti un plurale in -ora di fosso, -a. Quanto all'ottima Fonte delle Fussole (1117 m), riportata nella guida CAI, si tratta di un recente fontanile, alimentato da alcune sorgentelle (una a q. 1206 è pure segnata sulle carte IGM), denominate lë fundanèllë dai locali più anziani, con un diminutivo, evidentemente data l'esiguità della portata, di fontana, derivato di fonte 'sorgente'.
30. La salita a Coppone si può effettuare mediante i sentieri CAI n° 8C e n° 7. Oltrepassato il "ricovero delle Fussole", si trascura la via principale, che seguita verso i confini con Ocre, prendendo un sentierino a destra del fontanile, che risale per un po' un valloncello. Si tratta della parte terminale del fossàtë dë sandëbbiàscë, dal nome interessante perché richiama un agionimo, sul quale peraltro non abbiamo notizie.
31. Giunto a q. 1325, l'itinerario CAI n° 8C devia decisamente in direzione nordovest, traversando a mezza costa le pendici del Coppone. Oltrepassata la parte alta del Fossato di San Biagio, svalica a q. 1470 in un'amena insellatura caratterizzata dalla presenza di alcuni pini e di una interessante capanna di pastori. Il tratto in questione, panoramico e pittoresco fra strettoie rocciose, è chiamato malëpàssë per il suo carattere impervio. Sulle carte IGM il toponimo Malepasso si trova lungo il tratto iniziale della traversata, mentre la guida CAI lo ha trasposto alla sella, confondendo la voce dialettale passo 'passaggio, guado' con l'italiano passo 'valico'. Il roccioso versante a nordest della cima di Coppone è chiamato poi còsta rànnë, cioè 'costa grande', oppure lë pëndìcë rànnë, col termine pendici pochissimo usato - un toponimo analogo è a Pettorano (Aq) -, che suona di adattamento italiano recente della voce dialettale.
32. Dal valico del Malepasso, il sentiero CAI n° 8C devia decisamente verso sudovest, seguendo un tratto di muro a secco e salendo con tornanti sul dosso di còllë ranaùccola, che salda la dorsale di Coppone con quella del Peschio Croce. Il toponimo è un composto di colle e di una voce dialettale, che vale probabilmente 'pipistrello'.
33. In cima al còlle ranaùccola (1566 m), ci si ricollega al sentiero CAI n° 7, trascurando quindi un ardito sentierino che risaliva la valle di Coppone (Basso) e saliva direttamente alla cima di Coppone (Alto). Il sentiero CAI traversa invece fino all'importante località di jàccë rànë (1792 m), un'ampia insellatura che separa la dorsale di Coppone da quella delle Pianelle. Ad est del valico (1800 m circa) si trovano degli interessanti resti dell'insediamento pastorale - chiamato appunto 'iaccio grande' (dialettale rànë per rànnë) -, costituiti da tre costruzioni, una a secco con grossi blocchi di pietra squadrata, una con tre grossi blocchi di pietra, una con malta. Accanto, visibili anche resti di un mandrone e di un muretto che recingeva l'intero complesso. La guida CAI ha ribattezzato la zona V.co dei Monti di Bagno.
34. Passando alle località ad est della cima di Coppone, ai confini con Ocre, va citato l'impervio jàcciu dell'inférnu, come viene chiamato a Roio, che si trova a q. 1970 su un ripiano naturale sopra gli orridi rocciosi che sovrastano la Fossa Grande. La specificazione inferno allude a località 'aspra, impervia' ed è piuttosto diffuso, spesso in associazione a baratri, burroni, ecc. Nella nomenclatura della confinante Ocre, pare riferirsi a tale zona il toponimo coppónë, che non sembra disgiunto da quello omofono di Bagno. Quindi potrebbe essere proprio questo coppo, frequentato perché sede di uno stazzo, alla base del nome della montagna sovrastante.
35. Sotto la Fossa Grande, divisa fra Ocre e Bagno, c'è la contrada di còllë dëllë pràta, che corrisponde a Capo le Prata delle carte IGM. In questo toponimo, capo è preposizione che corrisponde a 'parte alta di', mentre prata è un neutro plurale de latino pratum, fossilizzatosi come neutro dialettale, per designare terreni coltivati, in opposizione a prato 'prato'. Ancora ai confini con Ocre sono lë fundànë, alcune fonticelle riportate, ma senza nome, sulla cartografia IGM.
37. Al ricovero del Laghetto si trova una recente pista che, da un lato, si inoltra nella valle ad ovest di Coppone, giungendo allo jàcciu della faìna. Un altro iaccio è lo jàcciu della cicòria, in una valletta parallela nella quale si trova un fontanile (1900 m). I due toponimi, dei quali solo il primo è presente sulle carte IGM, come la Faina, riflettono lo zoonimo faina 'faina' e, rispettivamente, il fitonimo cicoria.
38. Il ricovero del Laghetto è chiamato anche di Terra Rossa, dalla località tèrra róscia che comprende la zona del rifugio, l'ottimo fontanile poco più ad ovest e soprattutto un tratto della cresta che segna il confine con Lucoli dove, in corrispondenza di un intaglio (1832 m), si trovava una cava di bauxite. E' questo quel minerale (dell'alluminio e non del ferro) che conferisce il caratteristico color rosso alla terra, origine di tante designazioni composte con l'aggettivo rosso. Lungo il tratto di pista fra il Laghetto e la miniera, si trovava pure ju jàcciu de petricóne, così chiamato (a Roio), dal nome di un personaggio locale.
40. Pure appartenente al tenimento di Bagno è l'ampia fóssa palómma, che piuttosto fa parte del gruppo di Cefalone, la cui cima è pure a cavallo con il comune di Lucoli. Il nome è riportato come Fossa Palomba pure sulle carte IGM, e deriva dallo zoonimo palomba 'colomba selvatica', mentre a Lucoli è stata udita la strana versione pàssa palómma.