San Pio (Fontecchio)

Appunti sul territorio

La toponomastica

Il Monte San Pio
1. Appena a nord di San Pio, ai margini del pianoro di Fratta, si estendono le contrade di vignàlë e dei filónë. Il primo toponimo si confronta con un altro nel comune di Fontecchio, ed indica la presenza di vigne, così come pure il secondo, che riprende un vocabolo di origine recente, 'filone', non soggetto a metafonesi di -ó-.

2. Seguendo la strada campestre San Pio-Acqua dei Frati, si abbandona il pianoro di Fratta ed, in prossimità di un primo tornante, si passa sotto la còsta dë fràtta, alla quale segue la còsta prùttë, versante meridionale del Monte San Pio sul quale si trovava l'antico insediamento.

3. Dopo il tornante, la strada campestre San Pio-Acqua dei Frati transita presso la località di tèrmënë, che prenderà il nome da un cippo confinario. Oltre, si stacca un sentierino che sale in contrada vàglië, anche detta la còsta d'i vàglië. Il nome di tale località riflette la voce latino-germanica valdo, con assimilazione di -ld- in -ll- e successiva palatalizzazione del nesso.

4. La stradella di Valdo sale a svalicare verso Opi di Fagnano all sella (957 m) chiamata a San Pio la forcèlla, mentre dall'altra parte è nota come càpë pémmóndë. Il nome in uso a San Pio riflette l'appellativo forca, qui nel senso di 'intaglio a V'.


La montagna di Colma
5. Ad est dell'abitato, sotto la strada campestre San Pio-Acqua dei Frati, c'è un piccolo coltivo noto col nome di pianìttë. Il toponimo è un chiaro derivato, con valore diminutivo, di piano, nel senso di 'luogo in piano'. E' stato registrato anche presso i locali di Fontecchio.

6. Sopra la strada campestre, al di là della stradella di Valdo, si eleva il cocuzzolo delle tre crócë (1005 m), il cui nome è noto anche a Fontecchio e pure a Opi di Fagnano. Tale nome dipenderà dalla presenza di croci sulla sommità, ben visibili dall'abitato, ma deve essere recente, perché l'appellativo è esente da metafonesi di -ó-.

7. Appena ad est del cocuzzolo delle Tre Croci, si estende il piccolo pianoro di castëllànë, dove transita un altro sentiero diretto alla Forcella. Il nome della contrada riflette l'appellativo castello, con derivazione aggettivale in -ano o come traslato geomorfico, con riferimento ad uno dei cocuzzoli che lo circondano, o forse alludendo all'antico insediamento di San Pio, situato non lontano sul Monte San Pio.

8. Dopo aver lambito il Pianetto, la strada campestre per l'Acqua dei Frati compie un curvone passando sopra un edicola votiva dedicata alla Madonna, situata nell'interno della valle di Fuliana. Questo tratto della valle, raggiungibile direttamente da San Pio tramite una mulattiera, è chiamato vallónë la madunnèlla, per via dell'edicola.

9. Poco dopo l'edicola della Madonnella, un ramo della strada campestre si rivolge a nord, salendo sulla spianata di rìpa. Questa contrada prende il nome dall'appellativo ripa 'pendio scosceso'. Più avanti, un bivio conduce ai terreni di mëdëcàndë, così chiamati dal nome di un proprietario locale.

10. Appena a monte del deciso tornante compiuto dalla strada campestre per superare il Vallone della Madonnella, si trova la fóndë egliu pùzzë (899 m), la più importante sorgente del tenimento montano di San Pio. Il nome della fonte allude alla presenza di un 'pozzo'.

11. Sopra la Fonte del Pozzo, si risalgono le propaggini della Colma, con lo sperone accidentato di tèrra ógna (971 m), dove muore il ramo di strada campestre proveniente da Ripa. Il toponimo in questione è un composto di terra e di un appellativo formalmente corrispondente al dialettale ogna 'unghia', con riferimento alla morfologia del sito.

12. A nordovest della Terra Ogna, si trova una evidente buca nel terreno (990 m) in una valletta che fa capo alla Valle Soda di Opi. Il nome della buca è la cózza d'ji rìccë, con cozza che è appellativo aquilano per 'buca, pozzanghera'.

13. Tutto il confine con Opi e Bominaco è occupato dalla costa di còlmë, culminante interamente in tenimento di San Pio con la cima a 1163 m, ribattezzata M. delle Macchie sulle carte IGM. Il toponimo è di aspetto assai antico, e rifletterà il vocabolo latino culmen 'culmine, sommità', attraverso un procedimento fonetico non del tutto chiaro.


La Valle Maiore
14. La valle fra San Pio e Fontecchio, che si getta nel fiume Aterno non lontano dalla stazione ferroviaria, è chiamata a San Pio fulìana. Tale nome, assente sulle carte e sconosciuto ai locali di Fontecchio, si presenta alquanto oscuro, anche se potrebbe trattarsi di un prediale in -ana, da un personale Fulgius o simili.

15. Nella valle di fuliàna, proprio all'altezza dell'abitato, si trova la località della prëtàra. Trattasi di località sassosa, come indica il nome, che è un chiaro derivato di preta 'pietra', con valore collettivo.

16. Al di là della valle di Fuliana, dirimpetto al paese, c'è il fëléttë, una contrada che trae il suo nome dalla presenza, magari in passato, di felci. Il nome riflette infatti l'appellativo latino filectum, collettivo in -etum di felx 'felce', e si confronta con i numerosi Filetto della toponomastica dell'Appennino Centrale.

17. Un coltivo situato oltre Filetto, verso Fontecchio (sud), è designato col nome la cèsa. Tale toponimo è noto pure a Fontecchio, e si tratta di un coltivo ottenuto attraverso taglio del bosco, da cui la designazione, che riflette il latino (silva) caesa 'tagliata'.

18. Una terza contrada situata dopo Filetto e Cesa, ancora verso sud, è quella di flèrë. Il nome di questa località, sconosciuto a Fontecchio, risulta oscuro, anche se si può formalmente ipotizzare una derivazione in -aro > -èrë nel dialetto locale, da una base filo, nel senso di 'schiena', come traslato geomorfico. Il nome sarebbe dunque da ricostruire come 'filari'.

19. A monte della strada campestre San Pio-Acqua dei Frati, confinante con la valle di Fuliana, si trova il coltivo della pagliarèlla, individuato sulle carte IGM, sulle quali è pure riportato il toponimo Pagliarella. Questo è un diminutivo di pagliara 'costruzione rurale'.

20. All'incirca presso la Pagliarella, la valle di Fuliana si divide in due rami. Il ramo di destra, seguito da un sentierino, costituisce la contrada mërëvónë, prima di aprirsi nell'ampia vàllë majórë. Questa contrada è riportata sulle carte IGM col nome Valle Maggiore, che allude al fatto che si tratta della maggiore contrada seminativa del tenimento di San Pio.

21. All'interno della Valle Maiore si trovano località minori, quali spinàlva (991 m), che trae il nome dalla voce dialettale che designa il 'biancospino', specie evidentemente presente in loco. Più in alto, si estende il còllë dë l'ëndérë, anch'esso risalito da una traccia di sentier segnata sulla cartografia IGM. Il nome di tale contrada risulta composto da colle e dall'appellativo intera, usato per designare porzioni indivise di terreni coltivati, rimasti tali anche dopo i frazionamenti avvenuti in determinati momenti storici.

22. Nella zona della Valle Maiore si trova pure una località detta u faìtë, il cui nome testimonia l'antica presenza di piante di faggio nell'area. Si tratta, infatti, di un collettivo in -eto, nella fonetica locale e per metafonesi -itë, del fitonimo favo 'faggio'. Altra piccola contrada è ngasajìnë, così detta dalla presenza di un casalino, costruzione rurale in genere dedicata alla produzione del formaggio. Verso la cimata va collocata invece la località chiamata lë màcchjë, dall'appellativo macchia, che in genere vale in toponomastica 'boscaglia'.

23. Il settore più settentrionale della Valle Maiore è chiamato nghèmbë, essendo più pianeggiante e delimitato chiaramente a nord dal pendio di Colma. Il toponimo risulta dalla concrezione della preposizione in davanti all'appellativo campo 'pianoro coltivato'.

24. In cima al Campo, si svalicava verso Bominaco con una mulattiera proveniente direttamente da San Pio, molto importante, che oggi prende l'avvio dalla strada campestre San Pio-Acqua dei Frati, sotto la Fonte del Pozzo. La zona del valico (1020 m) è detta a San Pio u cìppë, mentre la variante dialettale di Fontecchio e Bominaco è ju cìppë. Il nome di questo importante valico è registrato sulle carte IGM come il Cippo, ed evidentemente fa riferimento ad un 'cippo', continuando direttamente (per metafonesi) od indirettamente il latino cippus 'palo di confine, termine'.

25. Scendendo dalla cimata di Prato Castellano in direzione sudovest, si incontra una serie di cocuzzoli con la località di cèsa majurìna, confinante con i coltivi di Valle Maiore. La designazione Cesa Maiorina è riportata pure sulle carte IGM ed è un composto di cesa 'coltivo ottenuto tramite taglio del bosco', mentre la specificazione richiama per l'appunto il toponimo vàllë majórë, con valore aggettivale: 'Cesa di (Valle) Maiore'.

26. Fra la strada campestre e la Valle Maiore, si trova un ramo di sentierino che raggiunge una zona coltivata, nota come la sbardògna. Tale nome rifletterà un appellativo locale, forse usato come nomignolo, connesso con il vocabolo barda 'basto'.

27. La strada campestre termina nella contrada detta ngolómbra a San Pio e ngolómba a Fontecchio. Il nome risulta dalla concrezione della preposizione in ad un personale Colomba che forse allude alla presenza monastica della sottostante Acqua dei Frati. Questa sorgente, detta l'àcqua aji fràtë (975 m) scaturisce presso alcune grotte che forse, non si hanno notizie al riguardo, furono usate come ricoveri eremitici. Le carte IGM riportano il toponimo Acqua ai Frati.

28. Salendo da Fontecchio sopra il convento dei Cappuccini, in direzione dell'Acqua dei Frati, si trovano le località ngucurùzzë, ju sërrónë, lë còstë elle piàjë, nghèmbërë, casétta pucìttë. Questi toponimi sono stati tutti registrati a Fontecchio. Il primo dovrebbe riferirsi al dosso a quota 711 m, e derivare dalla voce di antica origine cucco, con variante diffusa cucuruzzo, e concrezione della preposizione in. Il secondo è derivato con valore accrescitivo di serra 'cresta di monte', il terzo è formazione quasi tautologica da costa 'pendio, fianco di monte' e piaia 'pendio, versante'. Il quarto nome è in definitiva un plurale arcaico, in -ora, di campo 'pianoro coltivato', mentre l'ultimo, probabilmente da identificare con la costruzione segnata sulle carte IGM sotto la quota 725 m, riflette un soprannome locale 'Pulcetto'.

29. Impossibili da collocare sono i toponimi u prëcójë e novandanóvë macërèllë, entrambi collegati all'attività pastorale-agricola. Il primo da precoio 'ovile', il secondo da macera 'muretto a secco, recinto per le bestie'. Anche incognito quanto a collocazione è u puzzéglië.


30. A valle dell'abitato, fino alla strada statale, si estendono molte contrade coltivate. Fra queste, càmbë famérë, detta càmbë famé a Fontecchio, una contrada pianeggiante a confine con Pedicciano. Il nome, Campo Famero sulle carte IGM, è oscuro per quanto riguarda la specificazione.

31. Ancora ai confini con Pedicciano, ma più in alto, è la contrada della fràtta. Il toponimo, riportato sulle carte IGM come Fratta, è un chiaro riflesso di fratta 'boscaglia'. Un dosso in mezzo al pianoro è chiamato còllë marchisciànë, e presso tale località transita una strada campestre, proveniente dal convento, che muore in località la palummàra. Vicino al convento stesso c'è u làchë, detto anche u laghìttë a Fontecchio (il Lago sulle carte IGM). Più in basso, a sud della strada che collega San Pio alla statale, c'è cërréglië, e poi il cimitero vecchio. Fra il convento ed il cimitero nuovo, si estende la contrada detta sóttë lë mònëchë, mentre la vìa vècchia è la strada campestre che collega l'abitato al cimitero stesso.

32. Molte sono poi le località pedemontane, comprese a valle della strada provinciale fra Santa Maria, Fontecchio e San Pio. I toponimi di seguito riportati sono stati raccolti a Fontecchio. Da qui parte una vecchia mulattiera diretta ad un mulino (532 m) a confine con Fagnano, e poi al casello ferroviario ed alla montagna di Campana. Lungo questa via si trova la contrada della badìa (sulle carte IGM Abbadia). Più a monte, svetta la collina di ndùrrë (709 m, Turro sulle carte IGM), toponimo derivante dal personale Turrius. Ai piedi di detto colle, probabilmente lungo la stessa mulattiera della Badia, si trovano la pretabòna e la pretabùffa, due roccioni i cui nomi sono significativi di una frequentazione magico-cultuale. Fra la mulattiera e Turri c'è la sélva ju barónë. La strada che scende da Fontecchio alla stazione taglia il fosso detto u fùnnë la vàllë, che si getta nel fiume nei pressi del Ponte delle Prete. Sotto il paese c'è còllë rìnëcë, tagliato dalla vecchia via per il Ponte delle Prete, mentre la strada nuova attraversa pé dëlla còsta nella parte bassa. Oltre la strada per la stazione, si trovano ngambùnë (sulle carte IGM Camponi), nome derivato da un personale altomedievale Camponus, attestato in area aquilana. La strada campestre che passa per le sorgenti in questa località termina a pé dëllë vìgnë (sulle carte IGM Piè delle Vigne). Fra le due località, c'è la funtanéglië, una sorgente segnata sulle carte sotto il km 17 della provinciale, nei pressi della vecchia minièra abbandonata (sulle carte è segnata una baracca). Non lontano è la costruzione (574 m) chiamata in loco casétta mësiù. La zona della sorgente citata è la contrada del còllë la làma, mentre sopra la strada rimane non identificata la càva la réna. Sopra la provinciale, verso Pedicciano, la zona della chiesetta di Santa Petronilla è detta ngërréglië, difronte a Turri ci sono le còstë la sudìna, mentre proprio la strada passa attraverso le località di pepperòcchë e piàzza ròsa.