Rapino


Appunti sul paese


Rapino è un comune della provincia di Chieti situato fra Pretoro e Guardiagrele. Una strada pedenmontana lo collega a entrambi i centri vicini, mentre scendendo lungo le colline è facilmente raggiungibile il Fondo Valle Alento e Chieti. Si tratta di un centro di dialetto chietino.

La storia di Rapino è in origine intimamente legata a quella del convento fondato nel VIII sec. dai Benedettini di Montecassino, i cui resti sono ancora visibili nella valle di Rapino (850 m ca.). Il convento ed il centro abitato che andò sviluppandosi allo sbocco della valle rimasero dipendenti dal monastero di San Salvatore a Majella fino al sec. XV., mentre il centro medievale del Colle andò diruto. Nel 1811 il feudo di San Salvatore a Majella fu diviso tra i comuni di Rapino, Pretoro ed il Regio Demanio.

Mentre delle mura urbane resta solo una torre detta del Monarca, numerose chiese caratterizzano l'abitato, dalla più antica San Lorenzo a San Giovanni (sec. XVI), alle antiche ma non più in uso chiese della Santissima Trinità e di Sant'Antonio (sec. XVI), al Santuario della Madonna di Carpineto, legato ad un'apparizione della Madonna. Fuori dal paese, in contrada Coste Micucci, si trova la chiesa della Madonna della Libera.


Appunti sul territorio


Il territorio montano di Rapino è, in buona parte, costituito dall'alto bacino della vàllë, affluente del fiume Foro. I limiti naturali, non esattamente seguiti da quelli amministrativi, sono infatti rappresentati dai crinali che separano tale bacino , rispettivamente, dalla valle del Foro (Pretoro) a nord, e dalla valle di San Giovanni (Guardiagrele) a sud. Verso valle, il limite assunto per la presente ricerca è costituito dalla strada Pretoro-Bocca di Valle (S.S. n° 263). L'altimetria di tale limite convenzionale sale dai 425 m ca. ai confini con Pretoro ai 640 m ca. ai confini con Guardiagrele

Coerentemente con l'orografia generale della Majella, nel territorio di Rapino non sono presenti vere e proprie cime. Alcuni cocuzzoli possiedono un nome specifico: còllë sciarròcchë (1007 m), li cullìttë dë ciafé (1005 m), li cullìttë dë fòndë matté (1010 m) sono i più elevati. Nell'orografia movimentata di questo comune sono, inoltre, numerosi i rilievi che si innalzano lievemente dai crinali che scendonoverso la collina.

La presenza che caratterizza maggiormente la montagna di Rapino è, indubbiamente la gròttë dë lu collë, a 500 m ca. sulla sinistra orografica del canalone, luogo di culto rupestre fin dall'antichità italica. Sembra che qui sia stato ritrovato il cosiddetto Bronzo di Rapino, recante una iscrizione in lingua marrucina, uno dei tanti dialetti dell'Italia preromana, nella quale viene menzionata una tuta (città) marrucina. L'ubicazione di tale centro, chiamato dagli eruditi Arce Tarincria è da ricercare sopra al còllë dë la cìvëtë, su uno sperone alla destra orografica della valle, dove sono ancora visibili resti di fortificazioni. Un altro nome popolare per questa zona, riportato da alcune guide turistiche è Civita Danzica, che pare derivi dalla versione semi-erudita medievale Civita de Taze. In una leggenda popolare, anch'essa però di origine semi-colta, Tuta è la regina dei Marrucini, che risiedeva a Rapino, "...quando era più grande di Chieti...". Infine, due sono le sorgenti principali, entrambe utilizzate come presa d'acqua: quella alla gràvë (fònda jilàtë, àcqua frèddë) e quella alla gravèttë. È inoltre da registrare presenza di acqua alla fòndë matté (975 m ca.) sulla sinistra orografica della valle.

La vecchia sentieristica CAI comprendeva i sentieri n° 21 Crocifisso-Colle Sciarrocca, n° 22 Riparossa-Lago dell'Orso, n° 22A Corno d'Oro-Lago dell'Orso, n° 23 Riparossa-Gravetta, n° 2A Valle delle Monache-Casa Pastori Rapino, n° 20A Calvario-Colle Sciarrocca, n° 32A Lago dell'Orso-Fonte Tettoni.


La toponomastica


La regione del Colle
1. Appena al di qua del confine fra Pretoro e Rapino, il crinale delle Palogne è rigato dal solco del canalónë, un profondo fosso che più a valle sbocca alla collina in corrispondenza del ponte della Vallicella sulla strada Pretoro-Bocca di Valle. Il toponimo è trasparente: si tratta di un accrescitivo di canale, a sua volta un traslato geomorfico.

2. La sinistra orografica del Canalone è costituita dal còllë mërëcanàtë, il settore più orientale delle Palogne di Pretoro. Il toponimo si compone dell'appellativo colle con un'insolita specificazione che corrisponde al nome locale del 'melograno', specie arborea che evidentemente era seminata in questa zona. Non si può escludere, però, un'allusione alla forma del colle.

3. Alle pendici del Colle Melogranato sul fondo del Canalone si trova la famosa gròttë dë lu còllë, il luogo simbolo della montagna di Rapino. Nonostante l'antichità della frequentazione del luogo, il toponimo è relativamente recente, e puramente descrittivo. La specificazione riprende, infatti, il toponimo Colle, trasparente, che si rifersce ad un insediamento medievale. Di quest'ultimo resta oggi traccia, anche toponimica, nella tòrrë dë lu còllë, dei ruderi segnati sulle recenti carte IGM a 530 m ca. Non lontano, si trova una pianetta coltivata chiamata vàllë dë lu còllë, lungo la mulattiera che ancora unisce il paese di Rapino al vecchio insediamento medievale.

4. Risalendo il Canalone, a 648 m si trova una sorgente, chiamata la fundicèllë, con un nome che è semplicemente un diminutivo di fonte. Il pendio alla sinistra orografica del fosso prende il nome di còllë dë la fundicèllë, mentre il tratto in salita di un sentiero che, dalla fonte, risale lungo il versante sinistro del Canalone si chiama còstë dë la fundicèllë. Vi è nelle vicinanze anche una gròttë dë la fundicèllë.

5. La salita lungo la Costa della Fonticella termina in cima al còllë clëmìëndë, che è il più orientale dei cocuzzoli delle Palogne di Pretoro, ma che appartiene a Rapino. Il nome riprende un personale locale, "Clementi".

6. Dalla Torre del Colle si può salire anche lungo la destra orografica del Canalone, seguendo un sentierino segnato dalle carte IGM ed ancora vivo nella memoria dei paesani. Ai due lati di un piccolo avvallamento, si toccano dapprima còllë palògnë e quindi còllë pëlètë. Il primo toponimo riprende l'appellativo palogna presente anche a Pretoro, di oscura origine. Il secondo nome ha come specificazione l'aggettivo pelato 'calvo', cioè 'con la sommità libera dal bosco'.

7. In cima al versante destro del Canalone, la salita termina con una spianata coltivata, che doveva costituire il bacino agricolo dell'insediamento di Colle. Infatti, la località conserva ancora il nome di Piane del Colle sulle carte IGM. Presso i locali, solo il microtoponimo l'àrë dë sëfìccë è stato registrato per questa pur importante località. Si tratta di un'ara, legata nel nome ad un personaggio locale.


La valle di Rapino
8. La valle di Rapino attraversa tutto il territorio comunale, dalle sorgenti sotto alla Majelletta fino alle colline appena ad ovest del paese. Sulle carte IGM la valle è chiamata F.so Sterparo, ma questo nome deriva da quello della località strippàrë, una contrada agricola attraversata dalla strada Pretoro-Bocca di Valle (ca. 450 m). Il sintagma fòssë dë strippàrë, pure sentito dagli informatori, non sembra schietto, ma piuttosto influenzato dalla designazione sulle carte IGM. Il toponimo è un derivato di strèppë, plurale locale per 'sterpi', e dunque vale 'sterpeto'.

9. La valle di Rapino è chiamata semplicemente la vàllë a Guardiagrele. Invece a Rapino la parte bassa della valle è chiamata fòssë sècchë, con un sintagma formato dall'appellativo fosso e dall'aggettivo secco, ad indicare l'assenza di acqua in buona parte dell'anno. L'alveo del fosso è subito raggiunto dalla strada Pretoro-Bocca di Valle, seguendo un sentiero che in origine collegava il paese di Rapino alla Torre del Colle. Una recente sterrata costituisce un nuovo accesso alla località.

10. Appena attraversato il Fosso Secco, la vecchia mulattiera per il Colle e la più recente sterrata trovano la località un tempo coltivata dei fucalégnë. Il nome di questi coltivi non riprende l'appellativo focale 'pietra focale', ma sarà piuttosto un aggettivo sostantivato, nel senso di 'terra arsa dal sole'.

11. Fra il Fosso Secco e la Torre del Colle, sopra alla strada Pretoro-Bocca di Valle, ci sono i coltivi delle còstë dë bannìtë. Il toponimo riprende l'appellativo costa, specificato da un soprannome locale 'Bandito', che si riferisce ad una casata tuttora esistente: uno degli informatori della presente indagine è ancora noto con questo soprannome. Lungo la vecchia mulattiera proveniente dal rione occidentale del paese (dove, in effetti, abita bannìtë), si trova anche il pòndë dë bannìtë.

12. A monte dell'attraversamento delle strade per il Colle, la valle di Rapino ha un tratto poco frequentato, che chiude ad ovest il pendio del còrnë d'òrë. Questo, tagliato dalla strada Pretoro-Bocca di Valle, culmina a 498 m appena ad ovest dell'abitato. Il toponimo si compone dell'appellativo corno, nel senso traslato di 'asperità', specificato da un altro appellativo, che è stato intepretato come 'oro' dalla traduzione che si trova sulle carte IGM, Corno d'Oro. In realtà, si tratta di un oronimo oro che vale, dunque, 'poggio'.

13. La media valle di Rapino è raggiunta più facilmente non dalla sterrata per il Colle, ma da un'altra carrareccia che partiva dal rione più a monte del paese, Vicenne, ed oggi dalla strada Pretoro-Bocca di Valle. Ben presto si incontra lungo la valle una grade cava, che ha sventrato quello che era la còstë solàgnë. Si tratta dei pendii esposti a sud, e quindi a solagna, perchè sulla sinistra orografica della velle. La denominazione è stata ripresa dalle carte IGM che riportano le Solagne in corrispondenza della cava.

14. A monte della Costa Solagna si eleva il còllë dë li lìmmëtë, il pendio che scende ripido dalle Piane del Colle. L'appellativo lìmmite designa, infatti, una scarpata scoscesa, spesso in contrapposizione ad una regione più pianeggiante.

15. Alla destra orografica della valle, cioè dirimpetto alla cava, si estende la località della fèvëcë. Considerando la fonetica del dialetto di Rapino, questo nome può significare tanto 'felce', per via della presenza di tale specie vegetale nella zona, quanto 'falce', con allusione a una contrada seminativa. Tuttavia, nelle mappe catastali, il toponimo è stato deformato in un nome ancora diverso, ossia Contrada Foce.

15. Dirimpetto alla cava si eleva con ripidi contrafforti uno sperone molto importante per la storia di Rapino. In cima a questo colle doveva trovarsi l'insediamento italico (marrucino) cui faceva capo il santuario rupestre della Grotta del Colle. Il colle è ancora conosciuto come còllë dë la cìvitë, laddove cìvita è un appellativo che designa zone un tempo abitate. La spianata sulla sommità del colle, dove effettivamente doveva sorgere il borgo fortificato, è chiamata la piànë dë la cìvëtë, come un'analoga località di Guardiagrele, anch'essa sede di un insediamento italico. Un nome alternativo per la spianata è la pianèttë dë li bbrihàndë, il quale sembrerebbe un importante riferimento storico. Purtroppo questi importanti toponimi non sono stati recepiti dalle carte IGM, le quali chiamano la località Riparossa, riprendendo il nome locale rìpa ròscë che designa il bastione scosceso che regge il colle, dal lato della valle. A sua volta, questo toponimo si compone dell'appellativo ripa 'falesia, parete' con l'aggettivo 'rosso', che allude al colore della roccia. Curiosamente, le carte IGM riportano pure un toponimo V. Rossa lungo la valle, ma di questo non si ha alcuna traccia nella tradizione locale.

16. La zona chiamata erroneamente V. Rossa dalle carte IGM è in realtà il pendio alla sinistra orografica della valle di Rapino, località detta localmente còllë dë la lécënë, o lu licinétë. Entrambe le varianti del toponimo fanno riferimento al fitonimo lècina 'prugno', una specie arborea che qui doveva essere coltivata.

17. Passato il Colle della Lecina, la sterrata di fondovalle riceve sulla destra (orografica) un'altra cararreccia che fa parte del sentiero CAI Riparossa-Lago dell'Orso, la quale parte dalla strada Pretoro-Bocca di Valle nei pressi di un ristorante. Lungo questo tratto, prima di una cava, si trova la gròtta nérë, conosciuta con questo nome anche nella vicina Guardiagrele. Il nome della grotta è trasparente: l'aggettivo nero, come in altre designazioni simili, fa riferimento all'oscurità della cavità. Nelle vicinanze, si trova anche la gròttë dë lë vàcchë, anche detta dë li vacchìërë, con riferimento all'attività dei pastori, per i quali la grotta costituiva evidentemente un rifugio.

18. Il sentiero Riparossa-Lago dell'Orso guada la valle a ca. 600 m, nella zona che è per questo chiamata pàssë la guàrdië. L'appellativo passo, infatti, designa un 'guado' nella toponomastica abruzzese. Quanto alla specificazione guardia, potrebbe riferirsi a Guardiagrele, in quanto il guado permette di passare dal lato della valle pertinente a detto comune.

19. Proseguendo sulla carrareccia lungo il tratto principale della Valle di Rapino, si perviene a ca. 850 m nei pressi dei ruderi del monastero benedettino, nella località ancora ricordata come cunvèndë majèllë. Un altro nomignolo per il luogo è purtónë majèllë, che forse fa riferimento ai resti di un portale. Nei pressi si trova la prétë dë bruscìccë, il cui nome sembra far riferimento ad un incendio.

20. Fra i ruderi del Convento ed il tornante che precede la risalita della sterrata di fondovalle sul lato sinistro della valle stessa, si trova la rutticèllë dë zé ndràjë. Si tratta di una piccola grotta, dedicata ad un personaggio locale, 'Zio Andrea'. A 875 m, quando il sentiero passa per un breve tratto sulla destra orografica della valle, vi è una deviazione di recente riapertura che conduce alla Gravetta.

21. Lungo la ripida salita sul boscoso versante sinistro della valle, il sentiero Riparossa-Lago dell'Orso tocca la fóndë matté (975 m), una sorgente con fontanile ben nota agli escursionisti. Il nome della sorgente riprende quello di un personaggio locale, 'Matteo'. Al culmine della salita, si esce dal bosco nei pressi di uno dei cocuzzoli chiamati li cullìttë dë fóndë matté per la loro vicinanza alla sorgente.


La montagna di Pagliarone
22. L'uscita dal bosco dopo Fonte Matteo segna l'ingresso alla spianata che fa capo alla montagna del Pagliarone di Pretoro. Subito a destra della strada si elevano i cullìttë dë ciafé (1005 m), una serie di cocuzzoli, il cui nome richiama un soprannome locale.

23. Le carte IGM chiamano la spianata oltre i Colletti di ciafé col nome Lago dell'Orso, il quale, però, si riferisce in realtà a tutt'altra zona. Alle estremità orientali del pianoro si trova la grùttë dòldë, la cui collocazione esatta non è stata accertata, ma deve essere non distante dal cocuzzolo ben evidente dalle carte (918 m) che si chiama pìschjë dë grùttë dòldë. Quanto al toponimo, avrà come specificazione un prsonale locale. Nei pressi della grotta, si trova o si trovava la casèttë dë cavalìërë, forse un rifugio di pietra a secco.

24. Nell'uso escursionistico, il toponimo Lago dell'Orso è entrato per indicare una piana dove termina il sentiero Riparossa-Lago dell'Orso, dove si trova una casetta di pietre a secco (a tholos) ed un rifugio. In realtà, la località è nota ai locali come la piànë dë li fuvëcìërë, ossia la piana delle 'felci', dal nome dialettale di questa specie vegetale che predilige le zone umide.

25. Seguendo il sentiero Riparossa-Lago dell'Orso, dopo la Piana dei Felciari si incontra la località di tèrra ròscë. Come per analoghe designazioni, il toponimo qui allude semplicemente al colore 'rosso' della terra.

26. Non lontano dalla Piana dei Felciari, si trova un'altra pianetta (un tempo) coltivata, nota come vàllë rusàtë. Il dosso che la sovrasta (1001 m) è anche noto come li cullìttë dë vàllë rusàtë. Si tratta di un toponimo che allude alla presenza in loco della 'rosa canina', chiamata comunemente rosa dai locali.

27. La cimetta più elevata della zona si 'eleva' a q. 1007 sopra Valle Rosata, ed è detta còllë sciarròcchë, a partire da un cognome o soprannome locale 'Sciarrocca'. Il toponimo è riportato sulle carte IGM come C.le Sciarrocca ed è entrato nell'uso escursionistico, anche come Quadrivio di Colle Sciarrocca per indicare la Piana dei Felciari. In questa zona, in effetti, si incontrano quattro sentieri CAI: il n° 20A, il n° 21, il n° 22 ed il n° 32.

28. Dietro Colle Sciarrocca, dove il crinale scende verso i confini con Pretoro, si trovano dei cocuzzoli (954 m, 955 m) chiamati li pìschjë dë bacchëttìnë. Come altre designazioni analoghe a Rapino, anche questa utilizza l'appellativo peschio 'macigno' per descrivere i cocuzzoli, specificandoli con un soprannome locale 'Bacchettino'.

29. Percorrendo dopo il rifugio il sentiero Calvario-Lago dell'Orso a ritroso, prima dei confini con Pretoro si trova la prétë dë zé pàlmë. Si tratterà di un macigno ben evidente. Nella toponomastica locale, spesso alle grosse pietre erano attribuiti dei nomi specifici ed un valore quasi magico. Non lontano, i confini con Pretoro transitano sul dosso del còllë tònnë, un colle designato con allusione alla sua forma tonda.

30. Dal rifugio della Piana dei Felciari parte un sentiero che rimonta il crinale prativo appena ad ovest, verso i confini con Pretoro (Giro dell'Asinara). Salendo, si trova la cëràscë dë truvarìëllë (ca. 1020 m), una località dove saranno stati piantati degli alberi di ceraso 'ciliegio'. La specificazione riprende un soprannome locale 'Trovarello'.

31. Sul tratto di sentiero che sale dalla Cerasa di Trovarello, si incontra un altro macigno che ha meritato un nome specifico. Si tratta della préta fràcëdë, la quale, a giudicare dal nome che tra l'altro si presenta pure a Calascio (Aq), si trova in una zona umida. Nei pressi, in posizione non meglio identificata, si trova pure la préta mòrtë, il cui nome potrebbe alludere alla collocazione supina del macigno, alla natura della località circostante, o ad altro.

32. In alto rispetto al Giro dell'Asinara, ai confini con Pretoro e con il bosco di Cesano, si trova la gròtta sammiùchë (ca. 1150 m), il cui nome allude alla presenza della specie vegetale sambuco. Il nome della grotta è in effetti riportato come Grotta Fammuca nelle carte IGM. Quantunque lo scambio consonantico s-/f- in posizione iniziale non è attestato per il dialetto attuale di Rapino, esso non è raro, e potrebbe giustificare la versione ufficiale del toponimo.

33. A monte di Grotta Sammuca si estende il bosco di Cesano, detto cësènë, lungo il quale corre il confine comunale con Pretoro. Il versante del crinale esposto verso est degrada ripidamente lungo la parte alta della valle. Il pendio è detto la sulègnë dë rapìnë, perchè esposto a sole e perchè appartiene al comune di Rapino, a differenza del versante in ombra che è di Pretoro.

34. Un altro nome della Solagna di Rapino è còstë dë la gràvë, in quanto la gràvë è il toponimo locale per indicare per l'appunto la parte alta della valle, dalla sorgente fino all'incirca alla sterrata. Il nome riflette l'appellativo grava 'fosso scosceso', molto diffuso nella Majella. Sulle carte questo importante toponimo non è riportato, forse anche perchè spesso a Rapino è sostituito dal nome alternativo vàlla grànnë, più trasparente.

35. A monte del bosco di Cesano, sulla piccola porzione delle Nette che appartiene a Rapino si trova pìschjë ricòttë, località raggiungibile dal sentiero Lago dell'Orso-Fonte Tettoni. Il nome riflette l'appellativo peschio, con una specificazione che richiama l'attività pastorale nella zona.

36. In cima alla valle della Grava, immersa nel bosco di Cesano, si trova la sorgente più importante del territorio di Rapino, la quale sembrerebbe chiamata tanto àcqua frèdde che fònda jilàtë. Entrambi i nomi sono utilizzati a Guardiagrele, mentre a Rapino sembra noto solo il secondo. Forse si tratta di due sorgenti diverse, comunque i nomi hanno lo stesso significato, alludendo alla freschezza delle acque. Sulle carte IGM il nome è stato arbitraraiamente esteso a designare la Grava, che è chialmata V. Acquafredda.


La montagna di Sferracavallo
37. Si accede al versante orografico destro della valle attraverso il pàssë dë carlandònië, un guado sulla Grava (ca. 1290 m), non lontano dalla presa dell'acqua. Il toponimo rifletto l'uso dialettale della voce passo 'guado', specificato da un soprannome o nomignolo locale.

38. Il boscoso versante destro della valle è solcato da diversi fossi, fra cui la gravèttë, un fosso che confluisce nella parte alta della Grava, noto anche perché attraversato in alto dall'acquedotto, che vi ha una seconda presa d'acqua (dopo quella della Grava) a ca. 1200 m. Il toponimo è chiaro, inteso come un diminutivo dell'altro toponimo Grava, riferito ad una valle più importante. Sulle carte IGM è riportato il nome Gravetta.

39. Sul sentiero Riparossa-Gravetta, che taglia il pendio alla destra orografica della valle, in discesa dopo la Gravetta si monta brevemente su un dosso (1064 m), e poi si attraversa un valloncello al vàdë dëll'urticàrë. Qui l'appellativo guado è usato nel senso di italiano di 'guado (di un fosso)', mentre la specificazione, che à una formazione collettiva, riflette la presenza della specie vegetale ortica.

40. Dopo il Guado dell'Orticara, sul sentiero Gravetta-Riparossa si trova la località funnëgàrë. Il toponimo riflette la voce locale per 'magazzino', forse alludendo alla presenza di una baracca o una grotta naturale adibita a magazzino.

41. Sul sentiero Gravetta-Riparossa si arriva a scendere lungo un ampio dosso, per metà boscato, chiamato localmente còllë cimërónë e cimarónë a Guardiagrele. Entrambe le varianti riflettono un accrescitivo di cima. Il nome Cimarone è riportato sulle carte IGM, ma in posizione errata, ad indicare la località che invece è nota come Peschiarello.

42. Alla base del dosso di Cimarone si trova un fontanile (932 m), lungo l'acquedotto. In questo punto un fosso si biforca in due rami quasi di egual lunghezza. Per tale caratteristica, questo fosso prende localmente il nome di forcatùrë, il quale allude alla forma a V della forca. Gli escursionisti hanno preso l'abitudine di chiamare della forcatura il sentiero Riparossa-Lago dell'Orso, per via di un cartello indicatore all'imbocco di quest'ultimo, sulla strada provinciale.

43. Il colle appena ad ovest del Cimarone, dall'altra parte di uno dei due rami della Forcatura è chiamato a Guardiagrele lu mërrëcùnë. Dalla topografia del luogo, peraltro poco accessibile, sembra che vi siano delle paretine rocciose. Queste ultime avranno giustificato il toponimo, il quale riflette l'appellativo mòrrice, uno dei numerosi derivati di morro, traslato geomorfico che designa degli spuntoni rocciosi.

44. Scendendo lungo il dosso del Morricone, il sentiero Gravetta-Riparossa e l'acquedotto transitano alle pendici opposte di un caratteristico cocuzzolo, localmente noto come lu pischjarìëllë. Il nome è un chiaro diminutivo di peschio, invece le carte IGM chiamano la località Cimarone, riprendendo erroneamente un'altra designazione.

45. La zona fra il Peschiarello ed i confini con Guardiagrele, a monte della strada provinciale Pretoro-Bocca di Valle, sono caratterizzate dalla vàlla cùpë, un fosso che più in basso lambisce l'abitato di Rapino. Il toponimo non è segnato sulle carte, ma riflette senz'altro la natura incassata della valle, descritta dall'aggettivo cupo. Due fossi che confluiscono nella Valle Cupa sono detti lë fussèttë. In corrispondenza della confluenza, la strada provinciale compie un tornante.

46. Il colle compreso fra le due Fossette è chiamato dai locali di Guardiagrele còllë mmèzzë, proprio per la sua posizione. Fra la più orientale delle Fossette ed il ramo principale della Valle Cupa, il relativo dosso prende il nome lë césë a Rapino e lu licinèllë a Guardiagrele. Sono due toponimi diversi: il primo riflette l'appellativo cesa e descrive il tipo di bosco prevalente; il secondo riflette il fitonimo dialettale licina 'elcio, leccio'.

47. Alcuni toponimi registrati presso i locali non sono stati identificati. Il nome còllë mangìnë ricorda un personaggio locale, 'Mancini'. Le còstë dë pëdëcónë fanno ugualmente riferimento ad un soprannome 'Pedicone'. La località cullìttë dë la vàllë sarà prossima alla valle principale.