Barisciano

Appunti sul paese

Barisciano si trova a meno di 1 km dalla statale n° 17, sulla sinistra per chi proviene dall'Aquila. Frazione di Barisciano è l'aggregato di ville noto come Picenze, situato ad ovest del cuneo di Poggio Picenze.

Barisciano sorge nei pressi del vicus di Furfone, dipendenza della città vestino-romana di Peltuinum, sulla via Claudia Nova. Alla diruzione dei due centri, fece seguito l'aggregazione della popolazione sparsa nei villaggi di Barisciano, Bariscianello, Villa San Basilio, Santa Maria di Forfona (sul sito di Furfone) ed altri minori, dei quali solo Barisciano, per la sua posizione centrale e protetta dal castello, sopravvisse nel tempo. La fondazione dell'Aquila vide ancora partecipare sia Bariscianello, con l'edificazione della chiesa di San Tommaso Apostolo, sia Santa Maria, con l'omonima chiesa, ma prima del sec. XVI questi villaggi minori erano tutti estinti. Barisciano ne raccolse l'eredità e si accrebbe di popolazione, sviluppandosi nei quattro rioni storici: oltre a quello originario di Capodiserra, Macchiola, Piedi la Terra e Tricaglio. Inserita nel contado aquilano come Terra Fuscolina (o Fuscolana), seppe rivendicare la propria autonomia, rimanendo nella diocesi valvese fino al 1424. Estese il proprio territorio verso Campo Imperatore e la catena del Gran Sasso a prezzo di lunghi contenziosi con la confinante Baronia di Carapelle, che si risolsero solo nel sec. XVI, mentre cedette ampi territori a Paganica nel sec. XVII. Dopo l'infeudamento spagnolo, svilupò una originale sintesi fra pastorizia transumante ed agricoltura specializzata (zafferano), e vide la costruzione dell'acquedotto dalla valle di Vedice terminata nel 1638. Arrivò a superare i 4000 abitanti nel secolo scorso, per poi decadere a causa della massiccia emigrazione.

A Capodiserra vi è la parrocchiale di San Flaviano, risalente al sec. XI ma ricostruita dopo il terremoto del 1700, e la trecentesca chiesa di Santa Maria. La chiesa dell'Immacolata Concezione fu voluta dai feudatari principi Caracciolo e sorge nella piazza centrale accanto al loro palazzo. Altre chiese notevoli, fuori dal paese, sono Santa Maria di Valleverde, terminata nel 1580 sul sito di una Cona molto venerata, la diruta Santa Maria della Pietà di Collerotondo (sec. XVII) ai margini dell'appartata località di Piedilunghi, nonché San Colombo (sec. XV) con annesso convento francescano. Nelle vicinanze della torre meridionale del castello fu costruita la chiesa di San Rocco a ricordo della peste che colpì il paese nel 1526. In montagna, di straordinaria importanza è la chiesa di Santa Maria di Locce, che sorse sulla preesistente S. Maria ai Carboni, estremo baluardo nordoccidentale della diocesi valvese.

Di Villa San Basilio, resta il nome della piana intermontana oggi nota come vìlla, e così per Bariscianello, del quale rimangono dei ruderi, in località variscianìglië, nella piana fra la statale ed il tratturo di Foggia. Sempre in piano, a 2 km a sudovest del paese, sono ancora visibili i resti del vicus romano di Furfone, oggi località piàna farfòna. In località Castellacci sono inoltre ben visibili ampi tratti di muratura risalente al I millennio a.C.

Appunti sul territorio

Il territorio montano di Barisciano è diviso in due dall'allineamento che funge da spartiacque fra il bacino dell'altopiano di Navelli, tributario del fiume Tirino, ed un'area di pianori interni.

Un primo bacino chiuso comprende i piani della vàllë chiùpa (1148 m) e di fógnë (1416 m), disposti in direzione sudest-nordovest. Sulla dorsale che li delimita si allineano, in senso orario, la cima della sélva (1623 m), con la propaggine occidentale di sammiùchë (1513 m), la catena della rùzza (1643 m) fino al confine con Filetto. Poi il crinale di Capo Fogno con la cima di carpèsca (1548 m), a tornare verso il confine con Santo Stefano, la cima di ciafanìëllë (1557 m), e da qui di nuovo alla Selva. Un secondo bacino interno è quello di piàna lòccë (1224 m) e di chjùsola (1240 m). Lo spartiacque passa sull'allineamento Carpesca-Capo Fogno, entra in comune di Filetto, poi si innalza con la mundàgna ròssa (1757 m), che ha un'appendice meridionale in carpëlónë (1592 m), fino ad arrivare al guado di Passaneto (1566 m) ed al confine con Santo Stefano. Il terzo sistema endoreico è quello più settentrionale, comprendente la piana di passanètë (1558 m), chiusa verso nord dalla cima delle faièta (1915 m) che la separa dal più vasto Campo Imperatore.

Oltre alle citate chiese rurali situate nella parte meridionale e centrale del territorio di Barisciano, questo si presenta ricco di testimonianze dell'utilizzo agro-silvo-pastorale. Basti pensare ai numerosi pozzi e sorgenti (a vèdëcë, a sandàgnëlë, a lòccë, a chjùsola ecc.), alle innumerevoli piste e sentieri.

La toponomastica

La montagna della Camarda
1. L'abitato di Barisciano è disposto alle pendici dell'allungata còstë castìglië, un rilievo culminante con i ruderi del castello (1094 m). Il nome si compone dell'appellativo costa 'pendio' e della specificazione 'castello'. Sulla cartografia IGM viene riportato come Costa Castello.

2. Uscendo dal paese in direzione nord, si giunge in breve all'isolata chiesa campestre di Santa Maria della Pietà di Collerotondo, ora diruta. La chiesa sorge a cavallo di una crestina, guadagnata la quale si ha ai piedi il vasto sistema vallivo di pëliónghë, formato dalla valle di pëliónghë dë sópra, dietro le Coste Castello, e da pëliónghë dë sóttë, che si trova più a est verso i confini con Castelnuovo. Il nome pëliónghë significa 'Piedilunghi' e sarà un soprannome locale, tradotto sulle carte IGM con Pilongo.

3. Dentro la valle di Piedilunghi di Sopra scende una mulattiera. Sulla sinistra svetta una crestina (1914 m) indicata sulla cartografia IGM come Valle Speda, che però è localmente detta la solàgna dë pëliónghë. Questo nome riflette semplicemente l'esposizione a sud della contrada, in quanto l'appellativo solagna, dal latino (terra) solanea, vale letteralmente '(luogo) esposto al sole'. Il toponimo dialettale màllë spàda esiste ma si riferisce ad altra zona.

4. Dietro la cresta della Solagna di Piedilunghi, c'è un pianoro coltivato, importante per la presenza di un pozzo (1120 m), detto fòrcë. Il nome riflette l'appellativo forcia, al plurale, il quale è una variante di forca. La ragione della designazione sta nel fatto che la piana è accessibile da Piedilunghi con una mulattiera che attraversa una 'forca' a 1146 m, nei pressi di un recinto. Sulle carte IGM si trovano i due toponimi Valle Force e Force. Invece il crinale che chiude la piana verso nord, noto ai locali come solàgna dë fòrcë, assume sulle carte il nome Cima della Selva, che dipende dal nome del bosco che si trova sull'altro versante.

5. Seguendo la mulattiera di Piedilunghi, si giunge alla strettoia trasversale di pédë vàllë, che separa le Coste Castello dalla montagna delle còstë dë mmàrië (1096 m). Questo nome è ancora composto dall'appellativo costa, mentre la specificazione richiama un personale locale 'Mario'. Sulle carte IGM si trova scritto M. Costeria, nome che dipende dalla designazione in uso a Castelnuovo.

6. Entrando nella valle di Piedilunghi di Sotto, si ha a sinistra il compatto e ripido massiccio della camàrda, la cui parte sommitale appartiene a San Pio. Seguendo la valle, si arriva in circa 2 km ai confini con detto comune.


La regione dei Monti
7. I rioni occidentali del paese si sono estesi nella zona degli scarcìglië, il cui nome in origine alludeva alla presenza di 'cardi', in dialetto detti scàrzë. Più in basso, c'è la vàllë vérdë, località che ha dato il nome alla famosa chiesa dedicata a Santa Maria, la quale si trova nei pressi del cimitero. Il nome della valle è trasparente, ed è stato adattato ufficialmente come Valverde.

8. Nei pressi del cimitero sfocia la vàllë vëliànna, lungo la quale, più a monte, transita la strada carrozzabile verso Santo Stefano. Il nome, riportato sulle carte IGM come Valle Valiano, è composto dall'appellativo valle e da un secondo termine che sembra in origine un plurale - vista l'inserzione o "epentesi" della i tipica del dialetto bariscianese -. Ma forse si tratta di un prediale.

9. Dal cimitero, si imbocca una recente strada, che riprende una preesistente via campestre, diretta a mezza costa verso Picenze. Verso valle si ha la vàllë tìgnërë, chiamata sulle carte IGM Valletignera. Tale nome è composto da valle e da un plurale arcaico, in -ora, del latino tignum 'trave' o piuttosto di tigna, nel senso di 'terreno arido'.

10. A monte della strada per Picenze, si estende il compatto pendio di còsta macèra, costellato di muretti a secco. Riportato sulle carte IGM sia come Costa Macere, più in basso, che come Macera più in alto, il nome riflette proprio l'appellativo macera, che designa il muretto fatto con pietre a secco derivanti dal dissodamento dei campi.

11. Il crinale di Costa Macera conduce più in alto alla sommità dell'altopiano di Picenze, che a Barisciano è conosciuto con la locuzione ngìmë rë miòndë, che significa 'in cima ai monti'. L'appellativo 'monti', ripreso dalla designazione che si trova sulle carte IGM i Monti, indica proprio l'altopiano sommitale, costituito da tante cimette.

12. Proseguendo verso ovest in direzione di Picenze, si rimonta dietro il colle di clucàvië (988 m), le cui pendici si protendono fin verso la statale n° 17. Il nome della località deriva dal verbo clucà 'coricarsi' e pertanto significa 'luogo dove ci si corica, addiaccio'.

13. Al di là del dosso di Clucavio, si apre la vàllë vëlànna, non lontano dai confini con Poggio e dalla presa dell'acquedotto di detto comune. Il toponimo, riportato sulla cartografia IGM come Valle Vilanna, suona simile al già incontrato vàlle vëliànna, ma l'origine di entrambi non è chiara.

14. Sotto la carrozzabile per Picenze, il pendio si interrompe in corrispondenza della mallòrza, lungo la quale transita un'altra vecchia mulattiera per Poggio. Il nome della valle testimonia l'antica presenza in queste contrade dell'orso, se non sarà riferito ad un soprannome. Sulla cartografia IGM compare la versione Vall'Orsa.

15. Fra la Vall'Orsa e la statale n° 17, si eleva un dosso (932 m), le cui pendici meridionali sono occupate da una grossa cava abbandonata, e poi dai coltivi e dalla boscaglia della màcchja ru vòjë. Tale nome è composto dall'appellativo macchia 'boscaglia', e dalla specificazione bove, che richiama formalmente il nome dell'animale, forse perché qui venivano portati i buoi a pascolare. Ma più probabilmente, si tratta di una etimologia popolare di un toponimo preesistente, appartenente alla classe dei nomi del tipo bova 'avvallamento'.

16. Sotto la strada statale, a breve distanza dal tratturo di Foggia, vale la pena citare il notevole toponimo piàna farfòna che ricorda il vicus romano di Furfone, insediamento di cui è rimasta qualche flebile traccia fra i campi. Sulle carte IGM compare il nome Farfona.


La regione di Villa San Basilio
17. A monte del paese, seguendo la strada provinciale per Santo Stefano, si taglia alla base (1018 m) la màllësprùina, una vallecola circondata da macchie e coltivi. Il nome è stato adattato come Vadesprina sulla cartografia IGM, ma è invece un composto di valle e di un nome asprina, derivato dall'aggettivo sostantivato aspro, che designa zone impervie e rocciose.

18. Dopo un curvone (1049 m), la provinciale lambisce la stretta vàllë vëliànna, ed aggira una serie di cocuzzoli posti fra questa e la Valle Asprina, detti rë castëlliàccë. Il nome è un accrescitivo di castello, con riferimento non tanto al carattere prominente delle cimette, quanto ai tratti di muratura ivi presenti, probabili resti di un insiediamento rialente al I millennio a.C. Sulla cartografia IGM il nome è riportato al singolare, Castellaccio.

19. Superato un ponticello (1087 m), la strada provinciale continua decisamente verso est. A sinistra si imbocca una strada campestre che si apre in una larga zona valliva, coltivata e ricca di sorgenti, chiamata vèdëcë. Tale nome, alquanto oscuro, può richiamare il latino vitex, -icis 'vite', ma l'esito fonetico non è chiaro. Sulle carte IGM si trova riportato Valle Vedice. Un importante fontanile che si trova lungo la provinciale, poco dopo il bivio (1102 m), è chiamato Fonte Vedice.

20. Risalendo la valle di Vedice, si passa sotto la contrada vicènna, dei piccoli coltivi su pendii in prevalenza nudi. Siamo nella zona sorgentifera che alimenta l'acquedotto di Barisciano, costruito nel sec. XVII. Il nome vicenna significa in questo caso 'terreno coltivato a rotazione'. La collocazione del toponimo Vicenna sulla cartografia IGM è alquanto errata.

21. Al termine della valle di Vedice, si trova un bivio in corrispondenza di un fontanile (1117 m), non segnato sulle carte IGM, alimentato dall'acquedotto di Vedice. La strada campestre compie una decisa curva in direzione nordest, lasciandosi a destra il Colle Saraca, come è chiamato sulle carte IGM un piccolo dosso (1221 m).

22. A sinistra, si trovano dei ripidi pendii che reggono un pianoro, sul quale spiccano i recinti detti rë furtiùinë. Il termine fortino è sinonimo o quasi di mandra, lo 'stazzo recintato'. Questa zona è chiamata su IGM Clinelle, e tale nome è citato in diversi testi come sede di un insediamento protostorico (I millennio a.C.). E' dunque probabile che le costruzioni pastorali si siano sovrapposte ai resti preesistenti. Qui doveva inoltre passare l'antico confine fra Barisciano e Villa San Basilio, cosicchè un'interpretazione del nome Clinelle data da un autore locale è "Colonnelle", con riferimento alle colonnine confinarie.

23. A 1177 m, dentro la valle che si è fatta più incassata, si trova la località làghë dë vàllë, con una sorgente perenne che alimenta un abbeveratoio. Il nome riprende l'appellativo lago, nel senso di 'pantano', mentre la specificazione valle si riferisce ovviamente al solco vallivo seguito dalla strada che, dopo la fonte, prende il nome di vàllë ru pèrë, ossia 'valle del pero'. Da notare l'assenza di metafonesi da -u nel nome dialettale per pero.

24. La valle si allarga nuovamente nella zona detta rë pandiànë (1186 m), dove la strada campestre giunge ad un bivio. Il toponimo riflette l'appellativo pantano che conferma il carattere umido e ricco d'acqua di tutta la vallata.

25. Al bivio dei Pantani, il ramo di sinistra conduce al pianoro di pràtë la tèrra, al confine con Pescomaggiore. In questo nome, riportato come Prato la Terra sulle carte IGM, il termine terra indica l'aggregato rurale, il 'paese', con riferimento al centro diruto di Villa San Basilio che esisteva in epoca medievale in questa zona.

26. Scegliendo la strada di destra al bivio dei Pantani, si entra decisamente nel pianoro detto në vìllë, il cui nome ricorda il centro diruto di Villa San Basilio, già menzionato. Sulla cartografia IGM compare il toponimo la Villa ma anche S. Basilico, che è forse un continuatore popolare di San Basilio. La zona è ricca di grotte, e caratterizzata dalla presenza di un pozzo (1219 m).

27. La montagna che si eleva fra Prato della Terra ed il pianoro di Villa è detta lë càvëzë a Barisciano, a Filetto cóllë elle càusë. L'adattamento presente sulla cartografia IGM è Colli delle Cause. Formalmente il toponimo corrisponde a calza, ma tale etimo appare poco convincente. Sulle carte compare pure il toponimo Colle Capanna, per indicare un cocuzzolo (1287 m) nei pressi del quale sono segnalete diverse 'capanne', ovvero costruzioni rurali.

28. Due toponimi nella zona di Villa sono riportati sulle carte IGM ma non sono stati registrati dalla voce degli informatori. Verso il confine con Filetto ci sarebbe un Vallone Notari, il cui nome pare richiamare un personale, forse cognome 'Notari'. A nordest della piana, ci sarebbe invece la località chiamata Dietro il Mattone, nome che presuppone l'esistenza di un toponimo Mattone, che sarebbe molto interessante da un punto di vista storico.


La montagna della Selva
29. Dopo il curvone dei Castellacci e la Fonte Vedice, la strada provinciale per Santo Stefano prosegue a mezza costa sotto le pendici di sammiùchë, una compatta elevazione culminante a 1513 m. Il nome, presente sulla cartografia IGM sia come Costa Sambuco che come Colle Sambuco, riprende formalmente quello del sambuco, pianta diffusa a queste quote non troppo elevate.

30. Più avanti, a q. 1124 si trova sulla destra il bivio per la chiesa di San Colombo, già Santa Maria d'Asprino (sec. XV), di recente restaurata. Nell'antico nome della chiesa si ritrova il toponimo Valle Asprina, che forse si riferiva un tempo alla montagna sovrastante, ora Sambuco.

31. Verso il km 5 della provinciale per Santo Stefano, si costeggia una pinetina di rimboschimento sotto i ripidi pendii della sélva, una delle ultime porzioni rimaste dei vasti boschi che, prima dell'intensivo sfruttamento ai fini della pastorizia, ricoprivano queste montagne. Lo stesso nome indica anche la sovrastante crestina rocciosa che si eleva fino a 1623 m. Sulle carte IGM compaiono i toponimi Selva di Barisciano e M. della Selva.

32. Dopo aver superato la valle di Force, la strada provinciale aggira una serie di dossi che continuano il crinale della Selva, noti come lë cognolèllë. In questa zona sono state rinvenute tracce di un insediamento del I millennio a.C. Il toponimo è un diminutivo di cognolo, a sua volta diminutivo di cogno, continuatore del latino cuneus, incrociatosi con congius, misura di capacità, ad indicare non tanto un 'cuneo' di terra, quanto una 'conca'. Sulla cartografia IGM il nome è riportato come Cognolelle.

33. La strada, aggirate le Cognolelle, supera il crinale che le collega alla Camarda, ed arriva ai confini con Santo Stefano. Dietro le Cognolelle, abbiamo il tempo per vedere aprirsi una vasta piana, coltivata, detta vàlla viùsta, con viùsta che può effettivamente continuare il lat. augusta, nel senso di 'ottima, eminente', come interpreta anche l'IGM Valle Augusta.

34. La valle è dominata a N dal cocuzzolo di ciafanièllë, riportato su IGM come M. Cafanello, per il quale si veda il capitolo relativo a Santo Stefano.

35. La cima della Selva è collegata a quella di Cafanello (di Santo Stefano) da un crinale più basso (1509 m), che si salda alla Selva per mezzo di un'insellatura (1444 m). Su questa sella transita una vecchia mulattiera, diretta ai coltivi delle mògliëra, che si trovano dall'altro versante. Questo nome, riportato come Mògliera sulla cartografia IGM, è un plurale arcaico in -ora dell'appellativo moglia, che designa un terreno 'molle', riflettendo un latino regionale *mollja, da mollis.

36. Ad est delle Mògliora, si trova la caratteristica località fàvë rùssë, non lontano dai confini con Santo Stefano, il cui nome letteralmente significa 'faggio grosso'. Poco più a nord, ci sono i pendii detti pièdë la rètëla. Tale nome, adattato in Piè della Retola sulla cartografia IGM, appare alquanto oscuro.

37. Le località montane dietro le cime di Sambuco e della Selva erano molto frequentate dai paesani. Si raggiungevano attraverso una mulattiera che partiva da Barisciano e, lungo la Valle Asprina, raggiungeva la fonte di Vedice. Da qui occorre tagliare in diagonale i ripidi bastioni della montagna di Sambuco, per guadagnare un'ampia insellatura a 1349 m. Questo valico immette nel pianoro di sandàgnëlë. Il pianoro era coltivato, a parte una zona, detta delle màcchië dë sandàgnërë, parzialmente boscata. Vi è anche segnalata la presenza di almeno due fontanili. Il toponimo fa riferimento al culto di San (Michele) Arcangelo, molto diffuso in epoca longobarda, al quale era forse dedicata una chiesetta rurale nelle vicinanze. Sulle carte IGM sono riportati i nomi Guado di S. Angelo, relativo alla sella, F.te Sant'Angelo e Macchie di Sant'Angelo.

38. Una via di discesa più breve ma assai più scomoda, consigliata solo a chi era sorpreso in montagna dal maltempo, consisteva nel superare l'angusto valico della cërasciòla (1390 m) e da qui calare direttamente a Vedice. Il nome del valico riflette il fitonimo cerasolo 'ciliegiolo', ed è riportato sulla cartografia IGM come Guado della Cerasola.

39. Dalla piana di Sant'Angelo, si raggiunge in breve una via campestre proveniente da Villa. Un ramo secondario si addentra tra le vallette a cavaliere fra Sambuco e la Selva, andando a raggiungere un ovile (1488 m) nella zona detta l'àra dë filéttë. Tale nome può richiamare quello del confinante centro di Filetto, oppure essere direttamente il fitonimo filetto 'felceto'.


Monte Ruzza
40. La strada campestre di Villa, raggiunto il pianoro dalla valle di Vedice, piega decisamente verso est, passando sotto le pendici dell'imponente montagna della rùzza la cui cresta, costituita da numerose elevazioni, culmina a 1643 m ai confini con Filetto. Il nome del monte suona a Filetto mónde rùzza, e può riflettere tanto il nome dialettale della 'ruggine', forse con allusione a minerali di ferro 'rossi', quanto l'aggettivo raudus 'incolto'. Sulla cartografia IGM si trova M. Ruzza.

41. Lungo la strada campestre si passa da Villa alla piana di Sant'Angelo, tenendo sulla sinistra il lungo crinale della Ruzza sul quale, a 1466 m vi è una baracca. Il colle sovrastante è chiamato còllë masciónë, forse proprio con riferimento a questa costruzione, giacchè l'appellativo mascione continua il latino mansio, -nis, come l'italiano 'magione'. Sulle carte IGM il cocuzzolo è chiamato correttamente C.le Mascione. Un altro cocuzzolo della stessa cresta è invece segnato col nome C.le Biffone, sconosciuto ai locali.

42. Giunti al piano di Sant'Angelo, si può proseguire verso est, superando un debole crinale che si stacca dalla cima della Selva. Ci si immette così nel primo di una lunga serie di pianori interni che separano Campo Imperatore dal bacino dell'Altopiano di Navelli. Si scende infatti a mezza costa sopra l'arcuata vallicèlla, nella quale le carte segnalano un ovile diruto. Il nome della località, Vallicella per l'IGM, è in effetti un semplice diminutivo di valle.

43. La Vallicella sfocia con un incassato borro nella vasta distesa della vàllë chiùpa, una tipica valle chiusa dell'Appennino Centrale, che si estende in direzione est-ovest per circa un chilometro e mezzo. Il nome è composto dall'appellativo valle, che qui significa 'bacino', e dall'aggettivo cupo, che è anche sostantivo nel senso di 'luogo incassato'. Sulla cartografia IGM è riportato Valle Cupa.

44. Il pianoro di Valle Cupa continua verso nordovest con la valle delle fònnëra, molto ricca di sgrottamenti e cavità naturali. Il toponimo, Fonnere nell'adattamento IGM, è in realtà un plurale arcaico in -ora dell'appellativo fondo, che significa 'luogo incavato, avvallamento', spesso riferito a località coltivate.

45. Ad est delle Fondora si elevano i ripidissimi bastioni rocciosi dell'imponente montagna di carpèsca (1548 m). L'interessante toponimo è formato con il suffisso -esco da una base carp- che può avere a che fare col fitonimo carpino, con riferimento ad un bosco di carpini, oppure essere un personale tardoromano Carp(i)us. In questo secondo caso, la formazione sarà di tipo prediale, ma l'uso di un suffisso germanico con una radice latina testimonierà la progressiva fusione dei due gruppi etnici in seguito alla conversione dei longobardi al cattolicesimo.

46. Ad ovest delle Fondora si trovano lë cambricciòlë, un terrazzo coltivato che interrompe per un tratto la catena di Monte Ruzza. Il nome deriva da campo, attraverso un doppio diminutivo del plurale arcaico càmpora, oppure da cambra 'camera, grotta'. Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato come Cambricciole.

47. La testata della valle delle Fondora è chiusa da una soglia (1468 m), oltre la quale si scende nell'altra piana detta a Barisciano ru fógnë. A Filetto, invece, fógno (nel moderno dialetto aquilanizzato fùgnu) indica una piana più a ovest, mentre quella in oggetto è detta fugnétto (o fugnìttu). Sulle carte IGM è stata ripresa la nomenclatura di Filetto Fugnetto. Il toponimo riflette l'aggettivo fogno 'molle (di terreno)'. Attraversata tutta la piana, si svalica (1434 m) superando il confine comunale. Oltre, si apre il Fogno di Filetto, ed in breve si raggiunge la carrozzabile che porta a Filetto oppure alla località turistica di Monte Cristo.


La regione di Locce
48. A poca distanza ad est di Valle Cupa, oltre la soglia carsica della Retola, si apre l'importante imbuto di piàna lòccë, dalla forma regolare con un pozzo al centro (1224 m). Il nome lòccë è di dubbia origine, attribuito al fràncone da Giammarco. Sulla cartografia IGM è riportato come Piano Locce.

49. Nel pianoro di Locce è ben nota la località periferica carrëvónë, per la chiesa di Santa Maria ai Carboni (1244 m). La resa ufficiale di questo toponimo è quindi Carbone. In realtà, non essendovi bosco, è difficile ipotizzare la derivazione dal 'carbone'. L'origine del nome sarà piuttosto da un appellativo car(r)avone, accrescitivo della voce càr(r)avo, dal significato di 'burrone, pozzo', che potrà riferirsi al pianoro stesso.

50. Ad est della Piana Locce si innalzano le pendici della montagna di Cappellone, che appartiene a Santo Stefano, le quali vengono dette rë criàstëchë. Il nome è omofono di cràstico, uno dei nomi dialettali per 'averla', e sulle carte IGM viene riportato i Crastici.

51. Dal pozzo al centro della Piana Locce, partono due antiche mulattiere che conducevano al Fogno di Filetto e, rispettivamente, a Campo Imperatore. La prima si dirige verso nordovest, superando una soglia fra la montagna di Carpesca ed i cocuzzoli arrotondati delle scòppolë. Il toponimo riflette l'appellativo descrittivo coppola nel senso di 'montagna tondeggiante, cupola', mentre l'adattamento presente sulle carte IGM le Scoppie appare errato.

52. Verso nord, la Piana Locce è chiusa da una strettoia (1240 m) costituita da uno sperone che, dalla sommità delle Scoppole, si allunga sulla valle. La chiesa di Santa Maria ai Carboni poggia proprio su questo sperone. Dietro la strettoia, il pianoro si allarga di nuovo nella zona detta arrétë rë vàvëzërë, ossia 'dietro i balzi'. La voce vàvëzërë è infatti un plurale arcaico in -ora dell'appellativo dialettale vàvëzë per balzo 'balzo, dirupo'.

53. Nella porzione più settentrionale della piana sfocia la vàllë cànnëra, una valletta secondaria che proviene dal territorio di Santo Stefano. Il toponimo è un plurale in -ora di canna nel senso di 'gola (montana)', mentre sulla cartografia IGM compare la versione 'dialettaleggiante' Valle Cànnera.


La Montagna Grande
54. Allo sbocco della Valle Cànnora si può imboccare una vecchia mulattiera diretta verso Campo Imperatore. Lungo tale stradina, si trova dapprima la piàna majóra, dei coltivi a più di 1300 m. Il nome significa 'piana maggiore', forse rispetto agli altri minuscoli coltivi presenti nella zona. Sulle carte IGM compare effettivamente come Piana Maggiore.

55. Proseguendo in direzione nord, verso i confini con Santo Stefano c'è il terrazzo, anch'esso in passato coltivato, della fóssa piàna. Il toponimo è di origine trasparente, riprendendo l'appellativo fossa 'luogo incavato', spesso attribuito a località coltivate. Sulle carte IGM è riportato come Fossa Piana.

56. Una seconda mulattiera sale da Piana Locce alla conchetta (1325 m) della fóssa fràta. Il nome, che suona Fossa del Frate sulla cartografia IGM, comprende effettivamente il termine fràta che appare un antico sostantivo aggettivato, e che quindi significa 'del frate', con presumibile riferimento ai cistercensi della grancia di Santa Maria del Monte.

57. Oltre la Fossa Frata, un'altra vallecola coltivata si trova alle propaggini del costone della vëccèta (1492 m), e comprende anche alcune costruzioni dirute. Il toponimo è un collettivo di veccia, una specie di pianta erbacea che evidentemente vegeta in tale località.

58. Sul ripido costone a monte delle Veccete si trova la località detta cavàglië scurtëcàtë, cioè 'cavallo scorticato'. Il nome allude alla forma del crinale sovrastante, che ricorda la groppa di un cavallo, mentre l'aggettivo scorticato è dovuto al fatto che il pendio è stato sovrasfruttato dal pascolo del bestiame minuto, e la cotica erbosa è quasi scomparsa.

59. Una terza via parte dalla Piana Locce in direzione nordovest. Lambendo la base del vallònë fasciòrë (1295 m), si immette nello stretto vallònë d'òmbrëca, che prelude alla ben più larga valle di òmbrëca, in precedenza coltivata. Il primo toponimo rifletterà un soprannome locale 'Fagiolo', oppure alluderà alla coltivazione dei fagioli. Il toponimo ombrica corrisponde direttamente al latino umbricus 'ombreggiato, a bòrea'. Sulle carte IGM vengono riportati sia Ombrica che Vallone d'Ombrica.

60. Un ramo laterale del Vallone d'Ombrica è la vàllë frangùccë, anch'essa coltivata. Il nome, riportato come Valle Francuccia sulla cartografia IGM, riprende un personale del luogo 'Francuccio' aggettivato.

61. Tutto il costone a nord della piana d'Ombrica è chiamato mondàgna ròssa, e costituisce il principale pascolo d'alta quota del territorio di Barisciano. Una serie di elevazioni culmina con la quota massima di 1757 m. Il nome della montagna significa ovviamente 'montagna grossa', mentre sulle carte IGM è stato adattato come Montagna Grande.

62. Una quarta mulattiera in partenza da Piana Locce si dirige verso nordovest, superando la soglia fra Carpesca e le Scoppole. Scende quindi nella pianetta di chiùsola, nella quale si trova una sorgente (1246 m). Il nome della località è Valle Chiusola sulla cartografia IGM, che riporta pure F.te Chiusola. Si tratta di un riflesso del termine chiusa 'strettoia, crinale che serra la valle', diminutivo.

63. Sul crinale della solàgna dë chiùsola, che sovrasta l'omonimo pianoro, si trovano i caratteristici ruttiònë, ossia dei 'grottoni' di antica frequentazione. In questa zona la cartografia IGM segnala una Gr.ta di S. Michele, che è il santo tradizionalmente preposto alle grotte.

64. Proseguendo lungo la valle di Chiusola, si giunge alla soglia di càpë chiùsola che la chiude verso nordovest. Dall'altra parte, si può scendere nell'angusta valletta di vustuvìglië. Adattato correttamente come Valle Vostovello sulla cartografia IGM, il toponimo è di difficile interpretazione. Secondo Giammarco, andrebbe interpretato come 'Vasto Bello'.

65. Ad ovest di vustuvìglië, separata da questa località da una soglia carsica, si trova màcchia rëtónna, zona nella quale vi erano dei coltivi. Il nome fa invece riferimento ad una situazione antecendente la messa a coltura, giacchè contiene l'appellativo macchia 'bosco'. Sulla cartografia IGM il nome è declinato al plurale, Macchie Rotonde.

66. Un'altra contrada in passato coltivata si trova appartata, separata com'è da vustuvìglië da una collina (1449 m). La località è chiamata vàllë dëll'ómbra, poiché si trova sul versante esposto a nord di detta collina. Sulle carte IGM compare il toponimo V. Ombra, ma in posizione del tutto errata.

67. Sulla solagna - il versante esposto a sud - di vustuvìglië, si trovavano dei coltivi nella contrada detta delle ròcchë, sotto una crestina. Il toponimo sembra proprio riflettere l'appellativo rocca nel senso traslato di 'cocuzzolo' ed è ripreso dalla cartografia IGM come le Rocche.

68. La contrada delle Rocche è dominata dalla mole della montagna di carpëlònë (1592 m), dall'altro lato della quale c'è la valle d'Ombrica. Il nome, riportato sulla cartografia IGM con l'adattamento M. Carpelone, è di dubbia origine, anche se pare confrontarsi con l'altro nome Carpesca pure registrato per il territorio di Barisciano. Come formazione, potrebbe trattarsi di un toponimo antico, ma il significato resta incognito.

69. A nord di Carpelone si estende la vàllë rànna, nella quale convergono una serie di burroni, e dove si trova un pozzo (1478 m), chiamato Piscina sulla cartografia IGM ma noto come caccamittë ai locali. Sulle medesime carte il nome della valle è Valle Ranna, ma la seconda parte è in realtà la versione dialettale dell'aggettivo 'grande'. Quanto al nome del pozzo, esso riflette l'appellativo caccamo 'paiolo per il latte', con un diminutivo.


La montagna della Faiete
70. Il settore nord del tenimento di Barisciano occupa un settore del vastissimo bacino di Campo Imperatore. Una via di salita molto usata in passato era quella che, partita dalla Piana Locce, toccava Fossa Piana. Sopra questa località c'è l'importante valico (1583 m) che immette a passanètë, un'ampia pianura con un pozzo (1562 m) e, proprio sotto il valico, un laghetto, ben conosciuto dagli appassionati di sci-escursionismo. Il nome della contrada potrebbe derivare dal termine passónë 'grosso palo di legno', da un latino *paxo, con suffisso collettivo -eto. Sulla cartografia IGM è stato adattato come Guado di Passaneta, al femminile, mentre il valico ed il laghetto sono identificati coi nomi Guado di Passaneta e, rispettivamente, Lago di Passaneta.

71. Ad est del lago di Passaneto si alza un crinale che segna il confine con Santo Stefano. Qui appollaiati si trovano i suggestivi ruderi della grancia cistercense di Santa Maria del Monte, chiamati lë mùrë dë sandamarìa dai locali. Il vàdë dëllë mùrë dë sandamària immette nel Prato del Bove di Santo Stefano.

72. Ad occidente dell'imbuto di Passaneto, c'è la soglia carsica dei purriàzzë (1584 m), così chiamata a partire da un fitonimo dialettale che indicherà una specie di 'porro' selvatico. Tale strettoia porta alla valletta con il làghë dë varisciànë (1604 m), ovvero il Lago di Barisciano, come riporta correttamente la cartografia IGM. Da qui, proseguendo verso ovest, si supera un dosso e si trova un terzo laghetto alla Fossetta di Paganica. Questa pista è ben conosciuta agli sci-escursionisti, col nome di 'giro dei tre laghetti'.

73. A nord del bacino di Passaneto si innalza la montagna delle faièta, culminante a 1915 m. Il nome di questa montagna, sulle carte IGM Cima di Faiete, ricorda la presenza del 'faggio', che doveva essere molto comune a queste quote, ma che scomparve in seguito ai massicci disboscamenti compiuti per favorire la pastorizia.

74. L'ultima località a nord, ai confini con il Campo Imperatore di Paganica, è l'archètta, una valletta prativa di antica frequentazione. Il toponimo dipende dall'appellativo arca 'granaio' e avrà a che fare con lo sfruttamento agropastorale della zona legato alla grancia di Santa Maria del Monte. Riportato come le Archette e M. Archetto (attribuito ad una cimetta di 1831 m) sulle carte IGM, il nome è pure citato ("l'Archetto") nella definizione dei confini con Paganica, risalente al sec. XVII, prima della quale tutta la piana di Campo Imperatore e la catena del Gran Sasso, da Rigondo fino a Vado di Corno appartenevano a Barisciano. Nel medesimo documento si cita anche un Monte Cappuccio, sulla cui sommità veniva fatto passare il nuovo confine. Questo monte è probabilmente la cima delle Faiete o la cima gemella più elevata (IGM Costa Ceraso). Su IGM è poi riportato il toponimo ora sconosciuto di Valle dei Monaci, nei pressi delle Archette, e vi sono segnalate una Piscina ed una qualche costruzione (1809 m).

Alcuni toponimi relativi alla piana sotto Barisciano sono vàllë biàta, sëlàra, variscianìglië lungo la statale, còsta cicógnë, pìëdë lë vìgnë, sàndë lërìnzë verso Prata, funnàcchjë, lë présa, la sëpàra, vàllë l'inférnë, vàsca rë friàtë, piàna farfóna, fërsërèlla verso San Demetrio.