Assergi (Camarda-L'Aquila)

Appunti sul paese

Assergi è compresa nella circoscrizione di Camarda, del cui comune autonomo faceva parte fino alla soppressione dello stesso, nell'anno 1927. E' il centro abitato stabilmente più a monte della valle del Raiale, base per le escursioni e le ascensioni sul gruppo centrale del Gran Sasso, attraverso la Funivia di Campo Imperatore che parte dalla contrada Fonte Cerreto. Per quanto riguarda la geografia dialettale, Assergi è un centro di parlata raialese.

Nella zona di Assergi doveva già esistere il pagus romano di Prifernum, ma la sua collocazione è tuttora incerta. Nella prima cristianità il sito doveva ancora essere abitato, se a questo periodo risale l'agionimo Santi Viri (o Sant'Ilio) che designa una stradina nei pressi del paese. Le prime attestazioni dell'odierno toponimo sono del tipo ad Silicem, il che ha fatto pensare ad una derivazione del nome stesso dalla 'selce', che qui abbonderebbe. In epoca più tarda, Assergi è più volte citato nei documenti per via della grande spartizione dell'altopiano di Campo Imperatore, del quale le toccò una minima parte, mentre ne beneficiò Paganica, seppure in maniera minore alle sue aspettative.

Appunti sul territorio

Molto ampio è il settore della catena del Gran Sasso appartenente ad Assergi, nell'ambito dell'ex comune di Camarda. Verso ovest, esso confina con l'antico tenimento di San Pietro della Ienca, mentre i confini verso est furono a lungo disputati con Paganica, arrestandosi ora allo spartiacque di Monte Cristo. La catena principale comincia con il valico (2229 m) e la cresta (2414 m, 2425 m) delle mmalëcòstë, che culmina con la piramide rocciosa di cëfalónë (2533 m). Più in là, si scende al valico della portèlla (2260 m) e con la cima dell'omonima montagna (2388 m). Da questo nodo, si stacca una linea spartiacque che divide il bacino di Campo Imperatore da quello del Raiale, tributario del fiume Aterno. Tale crinale si deprime alla sella di pratarìscë (2086 m), risalendo poi con la punta della montagna di cëllùccë (2132 m) e la cresta delle scendorèlle (2233 m). Devia quindi decisamente verso sud, scendendo a 1800 m alla cosiddetta Sella della Scindarella, per toccare poi la cima di móndë crìstë (1928 m), oltre il quale lascia il territorio di Assergi per entrare in quello di Filetto e Barisciano. Al di fuori della catena principale, Assergi possiede la regione di pischjéta alla destra orografica della valle del Vasto, nonché le pendici settentrionali della montagna di rófënë (1514 m), alla sinistra.

La montagna di Assergi riveste una notevole importanza dal punto di vista turistico: in essa si trovano i bacini sciistici di Monte Cristo e, parzialmente di Campo Imperatore-Scindarella, nonché la funivia di Campo Imperatore con la base di Fonte Cerreto. La strada statale n° 17 bis, inoltre, sale dal paese toccando diverse località montane. Da questa si dirama, non lontano dall'abitato la strada provinciale del Vasto che arriva fino al Valico delle Capannelle. Per il resto, la presenza dell'uomo su questa montagna va ricercata nei dintorni di Assergi, con diversi fontanili (Fonte di Santa Maria, Fonte della Pietà o la fónda, fóndë l'accutìna), o con le casette di móndë rotónnë e di mortàlë, insediamenti pastorali.

La sentieristica CAI relativa alla montagna di Assergi prevede l'ascensione n° 1A alla cima di cëfalónë, il sentiero n° 10 della vàllë frédda, nonché un tratto del n° 1, che svalica alla portèlla. Altri itinerari pedemontani o ormai superati dalla viabilità stradale sono egualmente segnalati sulla carta dei sentieri.

La toponomastica

La montagna delle Malecoste
1. Il tenimento di Assergi comincia da ovest, ai confini con San Pietro, con gli impervi pendii delle mmalëcòstë, che reggono un tratto della cresta spartiacque che divide dal bacino di Chiarino. Il punto più elevato di questa cresta arriva alla quota di 2444 m, ed è chiamato sulle carte IGM Cima delle Malecoste, mentre i toponimi Cresta delle Malecoste e Malecoste sono riservati alla linea di crinale e, rispettivamente, ai costoni del versante sud. Queste designazioni dipendono da quella dialettale, la quale è formata dall'appellativo costa 'pendio', generalmente 'esposto a sud', con l'aggettivo preposto male, nel senso di 'difficile, impervio'.

2. La montagna delle Malecoste comprende una lunga fascia rocciosa situata alla quota media di 1600-1800 m, chiamata i pìzzi, dall'appellativo pizzo 'punta rocciosa'. Sotto tale banconata, passa un vecchio sentiero proveniente da Assergi che permetteva di guadagnare la sella delle Malecoste (2297 m), che mette in comunicazione la valle del Vasto con l'alta valle del Chiarino.

3. Questo itinerario parte dalla zona delle fondanèlle, nella quale la cartografia IGM segnale la presenza di sorgenti (il toponimo riportato è Fontanelle). Sale poi parallelamente ad un vallone, detto l'àcqua ròssa, ovvero 'l'acqua grossa', perché il più copioso dei fossi di questo settore. Il vallone, chiamato Acqua Grossa sulle carte IGM, viene guadato poco sotto i 1300 m.

4. Verso la quota di 1500 m, la stradella compie una brusca variazione di direzione, volgendosi decisamente verso ovest. Nei pressi si trova péschjë mënùcë, un caratteristico torrione roccioso (peschio è voce del lessico di antica origine) dall'attribuzione dubbia, il quale prelude alla fascia dei Pizzi.

5. La mulattiera, passando sotto alle rocce, giunge ad un fosso che viene guadato a 1584 m. E' questo il cosiddetto vaùccë, a San Pietro vaùcciu, così chiamato dalla voce vado 'passaggio'. Poco a monte del Vaduccio, compiuta una ripida curva, si incontra lo iàccë sóttë, uno stazzo (la voce iaccio deriva dal latino iacere), detto 'di sotto', rispetto ad un secondo stazzo che si incontra più avanti, oltre la fascia rocciosa, al pràtë mascëpà. Può quindi essere quest'ultimo iaccio, conosciuto anche a San Pietro come jàcciu de mascepà, il cui nome contiene un soprannome locale, alla base della designazione Iaccio del Vaduccio riportata sulle carte IGM.

6. Proseguendo ancora lungo il vecchio sentiero, si perviene al Prato di Camarda, e quindi si raggiunge il valico (2229 m) della Sella delle Malecoste. A monte della fascia dei Pizzi, poco sotto la cresta spartiacque, una banconata di roccia ha meritato un nome specifico: si tratta delle vénë dëllë fàtë, cioè le 'vene delle fate'. Le fate in toponomastica sono spesso collegate all'acqua, alle sorgenti ecc. ed in effetti da queste rocce hanno origine alcuni dei canaloni che solcano le Malecoste.

7. In uno di questi canali, si trova una sorgente (1685 m), detta l'àcqua dëlla jìscia dalla voce liscia, che indica un 'lastrone di pietra levigata'. Sulla cartografia IGM è riportata la sorgente, col nome Acqua Liscia.

8. Ad est delle località attraversate dal sentiero per la Sella delle Malecoste, si estendono i costoni più impervi e meno conosciuti della montagna d Assergi. Vi è una stradella che parte poco a monte del paese e risale un ripido crinale all'interno del bosco. E' detta dei pijàri, presumibilmente perché guada un paio di fossi: la voce pila 'vasca di pietra', può infatti indicare anche un catino naturale dove si raccoglie l'acqua.

9. La stradella conduce oltre la quota 1800 m all'impervia località dei crastàti, il cui nome, che riflette la voce pastorale crastato 'castrato', ci indica probabilmente che si trattava di uno stazzo. Una diramazione della via si stacca invece a 1173 m, per servire le casette in località u mortàlë, un importante insediamento stagionale (1280 m), ora collegato alla strada provinciale del Vasto per mezzo di una via di accesso. Quanto al toponimo, pare riflettere un fitonimo (collettivo) mortale 'mirteto'. Poco più ad ovest, il crinale prende il nome u cëràscë, ancora da un fitonimo, ceraso 'ciliegio'.

10. Proprio in direzione delle casette di Mortale, ma molto più in alto, (1800 m) vi è la sorgente della caitóra, riportata sulle carte IGM col nome Acqua Caitora. Tale designazione forse va interpetata come equivalente a calatora, femminile di calatoro 'via di discesa', deverbale da calà 'scendere'.


La montagna di Cefalone
11. La montagna più alta dell'intero tenimento di Assergi è l'elegante picco di cëfalónë (2533 m), una piramide rocciosa salita dall'ascensione CAI n° 1A. Il nome 'ufficiale' della montagna, come riportato dalla cartografia IGM, è P.zo Cefalone, che deriva chiaramente dalla voce locale, ma l'origine del toponimo è discussa, non potendosi questo confrontare con un'apparentemente analoga designazione in comune di Lucoli (Aq), Monte Cefalone, che in realtà si regge su un ciufoló, voce diversa.

12. Sotto le pareti rocciose di Cefalone e ad est della via della Portella si estende il vasto bosco di Assergi, nonché il più esteso del versante meridionale del Gran Sasso. Il suo nome è màcchja grànnë, dall'appellativo macchia 'bosco', continuatore del latino macula 'macchia', con l'aggettivo grande che ne sottolinea l'importanza. La cartografia IGM risponde con un corretto toponimo Macchia Grande.

13. All'interno della Macchia Grande si distinguono almeno due settori: ad est l'àcëra, e ad ovest u cavàglië. Il primo settore confina a monte con la faggeta, e potrebbe distinguersene per il tipo di vegetazione, dal che il nome, che riflette il fitonimo acera 'acero'. Esso ha delle ulteriori specificazioni, come càpë l'àcëra, la parte alta, e probabilmente è in uso anche il toponimo non registrato *pé l'àcëra, che sarebbe alla base del nome riportato sulla cartografia IGM Piede l'Acera. Quanto al settore cavàglië, il suo nome, che si confronta con l'IGM Piede il Cavallo, può riflettere quello dell'animale per via di un dosso che ne richiama la groppa, oppure avere una origine del tutto diversa, dall'appellativo cava 'concavità', poi accostato per paretimologia allo zoonimo.

14. Al di sotto del bosco vero e proprio, fra il casello autostradale di Assergi e la strada di Fonte Cerreto, troviamo diverse località fra coltivi e cespugliame. Soprattutto due toponimi sono interessanti: pé la macchjòla e pé la sélva, perchè ci testimoniano di come il bosco in passato si estendesse più a valle di oggi. I due toponimi, infatti, costruiti con la preposizione 'piedi', presuppongono altrettane designazioni riferite a settori boschivi, dato che sia selva che macchia sono voci equivalenti a 'bosco', pur con connotazioni diverse.

15. Poco a nordest del paese, inoltre, l'attuale svincolo autostradale di Assergi occupa una località che porta l'interessante nome di u scànnë, che si confronta con quello di Scanno (Aq), e come quello riflette una rara voce scanno 'dosso compreso fra due fossi', un traslato geografico.

16. Fra la Macchia Grande e la via della Portella si trova l'ulteriore zona boschiva, detta dei fàvi, cioè dei 'faggi', poiché trattasi effettivamente di faggeta, chiusa in alto da torrioni rocciosi, uno dei quali è chiamato u mmannëlìnë. Questo appellativo, equivalente a 'mandorlino', è piuttosto diffuso ad indicare cocuzzoli di questo tipo, e sarà in origine un traslato, poiché la forma della cima richiama quella della 'mandorla'.

17. Lungo la fascia rocciosa sommitale, appena a valle della cima di Cefalone (2025 m), si trovano dei pratoni ben riconoscibili dal basso, accessibili solo con lungo giro dalla via della Portella, sui quali si trova una sorgente in località l'àra dë sanfrànghë. Il toponimo è ripreso dalla cartografia IGM come Acqua S. Franco, e fa ovviamente riferimento a San Franco di Assergi. Tale agionimo è assai diffuso in questo versante del Gran Sasso, relativamente a grotte, eremi, ecc. (cfr. prèta franghìttu nel territorio di San Pietro, oltre ovviamente alla mondàgna de sanfràngu).


La montagna della Portella
18. Ad est della rocciosa piramide di Cefalone, il valico portèlla (2260 m) ha rappresentato, in passato, la più agevole via di transito dal versante aquilano del Gran Sasso a quello teramano, attraverso Campo Pericoli e la Val Maone. Il nome, presente sulla cartografia IGM come la Portella è comune per quei passi montani che si aprono la strada fra le rocce, riflettendo un evidente traslato da porta. Dal nome del valico, deriva poi quello dell'antica via di salita dal paese, nonché del vallone seguito per un buon tratto dalla via stessa, ed ancora del costone immediatamente ad est del vallone, che culmina con una cima a 2385 m. Questa è l'origine delle designazioni Vallone della Portella, M. Portella che si riscontrano sulle carte IGM.

19. La 'via della Portella', consigliata anche dalla carta CAI, parte nei pressi della stazione inferiore della Funivia, in località fòra lë sàcquëra. Tale designazione è composta da un plurale in -ora di sacco, tralsato geografico che allude alla foce di diversi valloncelli che qui confluiscono, ed è stata ripresa dalle carte IGM, che hanno solo le Sacquera. La via sale sulla sinistra del vallone 'della Portella' e passa di fronte allo sperone roccioso del dèndë (1400 m ca.), alla cui base si trova una pinetina. Quanto al nome, sulle carte IGM il Dente, esso chiaramente allude alla forma appuntita.

20. Più sopra, la 'via della Portella' guada l'omonimo vallone e si porta sul costone di M. Portella. Toccata la sorgente F.te di Portella, sale ripidamente verso il valico. In alternativa, a quota 2156 m si trova un bivio, recentemente segnato come Passo del Lupo, lungo l'itinerario CAI n° 1 proveniente dall'Albergo di Campo Imperatore. L'origine di questa designazione in uso presso gli escursionisti è il toponimo IGM P.so del Lupo, che però dipende dal locale pàssë dëgliu lùpë, il quale indica il guado del secondo dei 'Tre Valloni'. Il nome, quindi, non designa un 'passo', bensì un 'guado': tale confusione scaturisce da una falsa interpretazione della voce dialettale passo, la quale si riferisce sempre all'attraversamento di un fosso o di rocce, e non, come nella lingua italiana, ad un 'valico'.

21. La seconda importante via che andava da Assergi verso la montagna è quella dei trevvallóni, detta cioè dei 'tre valloni' perché guada lungo il suo percorso ben tre fossi, prima di svalicare nei pressi della stazione superiore della Funivia, vicino all'Albergo di Campo Imperatore. Sulla cartografia IGM, invece, il toponimo i Tre Valloni indica soltanto l'ultimo fosso attraversato, sotto l'Albergo, che casualmente riceve subito altri due valloncelli, per confluire poi nel vallone principale, il quale nell'uso degli escursionisti ha preso così per essere denominato anch'esso 'Tre Valloni'.

22. L'origine della mulattiera era presso il paese, ed essa saliva direttamente verso l'attuale Fonte Cerreto transitando per la località vërnarìscë, località che deve il suo nome alla presenza, forse in passato, di piante di 'ontano', in dialetto detto verna. Tale toponimo è pure presente sulle carte IGM, com Vernarici, insieme a quelli relativi alle vicine località la Ribbia e Colle Melone, pure a valle della strada statale n° 17 bis. Il primo dei due nomi, per i locali la rìbbia, risulta oscuro, mentre il secondo, còllë mëlónë, deriverà dalla presenza di un grosso albero di melo. Nei dintorni, si trova anche la curiosa prèta dëgliu mmalënùmë, la 'pietra del soprannome', della quale non sappiamo dire altro.

23. A monte di Fonte Cerreto, la via guada il primo dei 'tre valloni' a quota 1253 m. Si tratta del vallone detto j'acquàrë dëlla cónga, dalla voce acquaro che si riferisce alla portata d'acqua del fosso, composta con l'appellativo conca che andrà interpretato come un traslato geografico, dalla forma avvallata della sua foce.

24. Proseguendo, la mulattiera sale più ripida, costeggiando le pareti dei pischjóri, una fascia rocciosa che non va confusa con il toponimo IGM i Pischiori, collocato in maniera errata più a valle. Quanto al nome, può essere interpretato come peschioli, diminutivo di peschio 'macigno', attraverso uno scambio di liquide r/l.

25. Raggiunta la ex stazione intermedia (1619 m), si continua a salire a svolte fin sotto la vèna róscia, una estesa parete rocciosa che separa dai pratoni della Portella. Il nome, riportato sulla cartografia IGM come Vena Rossa, è effettivamente un composto di vena 'fascia rocciosa', con l'aggettivo rosso, per via di minerali di ferro o simili, che conferiscono questo colore alla roccia.

26. Prima di guadare il secondo dei 'tre valloni' (1767 m), si passa nei pressi di una caverna detta rótta dëlla pàla, nome che presenta in pala un interessante relitto dello strato linguistico pre-latino. Tale base, di significato incerto come per tutti i temi ascritti a questo sostrato, si confronta innanzitutto con il nome di Palena (Ch), senza etimologia nota, ma anche con toponimi come Pallanum, insediamento frentano presso Atessa (Ch). Nella nomenclatura alpina, pare che la voce pala sia spesso riferita a ripidi costoni erbosi, mentre una etimologia 'sostratista' la accosterebbe ad una radice della lingua etrusca, *fal- 'alto', desunta dalla voce falado, riportata in latino come nome etrusco per il 'cielo'.

27. Poco sopra l'attraversamento del terzo vallone, si trova la sorgente di pratarìscë (1958 m), il cui nome (IGM F.te Pratoriscio) riprende quello dei pendii erbosi sovrastanti, alla cui sommità si trova l'Albergo di Campo Imperatore, su un settore della cresta spartiacque che a 2086 m si abbassa nella depressione nota come Sella di Pratoriscio. Il toponimo che è alla base di queste designazioni è chiaramente dipendente dalla voce prato, ma la formante, analoga a quella che si trova in vërnarìscë, è qui oscura, non potendosi trattare di un collettivo. Da escludere, comunque, un composto con riscia, voce dialettale per il 'millepiedi'.

28. Poco sotto la sella di Campo Imperatore, si trova una sorgente detta u scundrónë (2046 m), perché si trova di contra, ossia 'dirimpetto' rispetto alla via dei Tre Valloni. Tale toponimo, omofono al nome di Scontrone (Aq), è riportato come F.te Scontrone sulla cartografia IGM.


La montagna delle Centorelle
29. Ad est dei Tre Valloni, comincia una montagna piuttosto vasta quanto ad estensione, di quota più modesta rispetto alle precedenti, che si frappone fra le vallate di Assergi e la piana di Campo Imperatore. Si tratta della cresta delle scendorèlle. Così chiamata a Paganica, mentre presso i locali di Assergi non pare avere un nome complessivo. Il tenimento di questo centro, infatti, non dovrebbe arrivare fino al filo di cresta, ma si arresterebbe al limite dei ripidi burroni che guardano la sottostante Valle Fredda, per cui tutta la porzione 'sfruttabile' della montagna apparterrebbe a Paganica, dalla quale proverrebbe il toponimo, che è anche riportato sulla cartografia IGM come Scindarella e come M. della Scindarella, attribuito alla poco rilevante cima (2233 m). Quanto all'origine, esso deriva dal nome dialettale del 'centonchio, mordigallina', una pianta erbacea, molto diffuso in toponomastica anche se l'aerale della pianta non dovrebbe superare i 1000 m.

30. La cresta delle Centorelle si protende verso Assergi con una svelta crestina culminante a 2132 m con la cima della montagna di cëllùccë, che è nome schiettamente locale per il complesso della montagna. Secondo la traduzione dei locali, il toponimo vale 'Uccelluccio' (soprannome ?), ma esso potrebbe anche derivare dalla voce cella, con riferimento a qualche grotta ivi presente. La cartografia IGM riporta, al maschile, Celluccio.

31. Le pendici di questa montagna sono coperte dall'esteso bosco dell'alvanéta, il quale arriva verso valle fino alla statale n° 17 bis. Il nome, riportato come Bosco Alvaneta sulla cartografia IGM, è un chiaro collettivo del fitonimo alvano 'pioppo bianco, albarella', che in definitiva risale all'aggettivo latino albus 'bianco'.

32. Procedendo verso est, i costoni alla destra orografica della Valle Fredda vengono solcati da un valloncello detto j'acquàrë dëlla fërmìca, che in alto si biforca. Il nome è presente sulle carte IGM, come Acquare della Formica, in cui è evidente un adattamento approssimativo della voce dialettale, caratterizzata da indebolimento della vocale finale. L'appellativo acquaro vale 'fosso apportatore d'acqua', mentre la specifica formica è di oscura pertinenza.

33. Oltre il valloncello, si estendono delle pareti rocciose fra le quali si trova la róttë dëgli'àrchë, una grotta che prende il nome dall'arco di roccia che ne caratterizza la forma, come conferma la designazione IGM Grotta dell'Arco. La specifica va intesa al singolare, quindi, e non già al plurale ('archi') come riportato nella I edizione.

34. Verso la testata della Valle Fredda, si trova a 1690 m una biforcazione. Un ripido canale sale sulla destra ed è chiamato vallongéglië, cioè 'valloncello', mentre sulla sinistra (1736 m), si trova la sorgente del puzzéglië, nota anche alla cartografia IGM col nome il Pozzello. Quest'ultima designazione è un evidente diminutivo di pozzo.

35. Più sopra, la Valle Fredda è serrata dalla cresta spartiacque delle Centorelle, che in questo tratto è detta lë chiùsë, con un appellativo che si riferisce proprio all'azione di 'chiudere' la valle. Il riferimento della cartografia IGM le Chiuse appare invece collocato in maniera errata, troppo ad ovest.


La Valle Scura-Valle Fredda
36. Ad oriente del paese, un profondo solco vallivo divide la muraglia del versante meridionale del Gran Sasso da elevazioni di minore entità, che fanno parte del sistema orografico qui denominato 'di Campo Imperatore'. La valle è detta in loco vàllë scùra, con designazione che allude all'esposizione in ombra dei suoi versanti, ripresa dalla cartografia IGM come Valle Scura.

37. La valle esce nei pressi dell'abitato in località prëtàra, una zona sassosa e incolta, che trae il nome dall'appellativo dialettale preta, nota metatesi di petra 'pietra', col suffisso derivativo -arius/-a. La cartografia ufficiale riporta correttamente Pretara, insieme a F.te Pretara, un fontanile che si trova più avanti.

38. Risalendo la Valle Scura, sul versante meridionale si costeggia la sodacciàra. Si tratta di pendii evidentemente non coltivati, come suggerisce il toponimo, derivato dall'appellativo soda 'terreno incolto', dal latino saldus.

39. Più a monte, la valle diviene più incassata, ed infatti vi è una località chiamata fórnë, con una designazione forno tipica di località calde ed assolate. Questo punto, nei pressi dell'imbocco della galleria autostradale del Gran Sasso, è la biforcazione della valle in due lunghi tronconi. Alcuni autori locali, vedevano nel nome di tale contrada una continuazione dell'antico nome di Prifernum, ma è ipotesi del tutto fantasiosa.

40. Considerando il fosso più meridionale, sulla destra si trova un pendio scoperto, detto della falascósa, dal fitonimo falasco che indica una graminacea, con suffisso aggettivale -oso/-a. Il toponimo riportato sulla cartografia IGM, Falascosa, è congruente con la designazione dialettale.

41. Segue poi un boschetto solcato da alcuni canali, chiamato vallàgnëra. Questo oscuro toponimo sarà da interpretare o come 'Valle Angelo', con riferimento al culto di San Michele Arcangelo, e quindi a qualche grotta ivi presente (la cartografia IGM ne segnala una alla base del bosco - 1086 m), o come un plurale neutro in -ora di un collettivo vallagna, derivato di valle (suffisso -anea), per via dei citati valloncelli. Il nome riportato sulle carte IGM è del tutto fuorviante, Vallaggueri, e pure collocato a monte della statale n° 17 bis.

42. Tornando in basso alla confluenza della Valle Scura, il ramo di sinistra, più settentrionale, costituisce l'avvio della lunga - e ben conosciuta dagli sciatori - vàllë frédda. Il toponimo, riportato sulla cartografia IGM come Valle Fredda, ha origine trasparente, alludendo al fatto che essa si trova in ombra, e che la neve vi rimane più a lungo che in altre località.

43. La zona subito a monte della confluenza, caratterizzata da qualche campo in area prativa, è detta la zurìna, con un interessante nome che forse richiama la voce popolare per chiamare il porco (altrove il micio), zurì-zurì. La designazione riportata sulle carte IGM la Zurina, riprende quella dialettale.

44. Sul lato sinistro (sud) della valle si alza una crestina ben individuata, formata da due cocuzzoli. Quello più elevato (1171 m) è detto la còccia, per via della forma tondeggiante. L'appellativo coccia, infatti, vale 'testa', ed è molto usato come traslato geografico. La cartografia IGM lo riporta Colle della Coccia. Alla base del colle vi è un gruppo di casette stagionali sparse (1157 m), dette di móndë rotónnë, come conferma il toponimo IGM Monte Rotondo, collocato genericamente. Tale designazione si può spiegare col fatto che le casette sono situate in una conca prativa, circondata ad ovest dalla Coccia, e ad est dal crinale di Colle Finavera, che fa parte della mole di Monte Cristo.


Monte Cristo
45. L'ultima grossa elevazione della catena del Gran Sasso, in direzione sud verso il distinto sistema orografico 'di Campo Imperatore' è la mole di móndë crìstë (1928 m), sul cui versante occidentale esiste un bacino sciistico di modesta importanza, collegato a quello di Campo Imperatore. L'origine del nome, mónde crìsto nella vicina Filetto e M. Cristo sulla cartografia IGM, non è chiara, ma non è l'unico caso di località montane analoghe (ad es. Stazzo di Cristo sul Sirente).

46. Le pendici della montagna arrivano fino al cocuzzolo della Coccia, a monte della biforcazione della Valle Scura. Più in alto, sopra la strada statale n° 17 bis, si innalza il lungo crinale di còllë finavéra, indicato come Colle Finavera sulle carte IGM. Quanto all'origine del toponimo, si tratterà di un cognome locale, visto che alla base del crinale (1217 m) vi è una casetta, piuttosto staccata dalle altre di Colle Rotondo.

47. Il vallone che continua il ramo meridionale della Valle Scura prosegue con una sinuosa curva, che la porta ad assumere direzione sud-nord, in corrispondenza del primo tornante della strada statale dopo Fonte Cerreto. Si entra nella zona rocciosa dei cìnghë fràtë, cioè, come riporta anche la cartografia IGM, dei Cinque Frati, il cui nome è forse da ricollegare al Sant'Angelo già citato ipoteticamente (frequentazione eremitica ?).

48. Più a monte, la valle cambia nome, prendendo quello di vallónë dëgliu vëcchiónë, ed è tagliata dalla strada che porta al piazzale della stazione sciistica di Montecristo. Il toponimo, assente sulla cartografia IGM, pare riprendere un appellativo vecchione, riferito a terreno dissodato da molto tempo.

49. Sulla sinistra di chi risale la Valle del Vecchione, si ha il piazzale di Montecristo, in località detta u stérpë, dal fitonimo dialettale per 'sterpo'. L'adattamento del nome riportato sulle carte IGM, le Steppe è quindi del tutto errata.

50. Sulla destra della valle c'è invece la ripida còstë degliu pópëlë, che incombe sulla strada di accesso agli impianti sciistici, e costituisce un ottima località per il pascolo. Quanto al nome, esso è composto dall'appellativo costa 'pendio', e dal fitonimo popolo 'pioppo', per via di qualche albero isolato che in passato doveva esservi. Le carte IGM riportano il toponimo in maniera corretta, come Costa del Popolo.

51. Il citato costone è dominato da un evidente cocuzzolo (1612 m), detto prèta guàrdia per il suo carattere svettante. La voce guardia, infatti, originaria dell'adstrato linguistico germanico (probabilmente gotico), vale 'posto di guardia, sentinella', ma è molto usata come traslato geografico. La cartografia IGM non riporta il nome del cocuzzolo, mentre la carta CAI attribuisce il nome F.te di Pietra Guardia ad un importante fontanile che si trova a sud della cimetta (1500 m), ai confini del tenimento di Filetto. I locali di questo paese, però, chiamano la fonte cretaròla, per cui la designazione CAI appare ingiustificata.


La montagna di Rofano
52. Lo sperone su cui sorge Assergi (860 m) è l'estrema propaggine verso la valle del Raiale di un esteso crinale che fa capo ad un tavolato culminante con la quota 1514 m, indicata sulla cartografia IGM con l'oronimo Cime Monte Rofano, mentre M. Rofano sta ad indicare il punto trigonometrico a 1479 m. Il toponimo dialettale è u rófënë, ma indica soprattutto i coltivi più alti, poco sopra i 1200 m, prima dell'innalzarsi del tavolato. A Filetto si riscontra rófano ad indicare tutta la regione: entrambi questi nomi risalgono alla denominazione locale dello spinacio selvatico.

53. Il crinale è risalito dalla mulattiera di vìë róscë, che si biforca a quota 1011 m, da cui il plurale nella designazione. Quanto all'aggettivo rosso, esso deriverà dal colore della terra, probabilmente per via di minerali come la bauxite.

54. I primi coltivi che si raggiungono sono a 1150 m quelli del fóssë dëgliu mózzë, a cavallo di un valloncello ed attorno ad un cocuzzolo alto 1153 m. Il toponimo, riportato come Fosse del Mozzo sulle carte IGM, si compone della voce fossa, che indica dei coltivi situati in avvallamenti, e dell'appellativo mozzo 'tronco mutilo', che potrebbe testimoniare di un antico disboscamento della zona, effettuato mediante taglio delle piante.

55. Una seconda biforcazione della mulattiera è a 1160 m: sulla destra (sud) si sale fino a guadare un vallone che sfocia nel Raiale nei pressi dell'abitato. Poco a monte del guado, (1263 m), vi sono delle polle stagionali, e la località è nota come u laghéttë, sulla cartografia IGM il Laghetto, dall'appellativo lago 'stagno, acquitrino'.

56. Sul crinale opposto al vallone, verso sud, non vi sono invece coltivi rilevanti. La zona, piuttosto appartata nonché ai confini con Filetto, è però detta cësaìnë, il cui nome è un derivato di cesale, a sua volta derivato di cesa 'debbio'. Il toponimo, dunque, farebbe pensare ad un taglio del bosco, forse in questo caso per la riduzione a pascolo.

57. A nord della mulattiera delle Vie Rosse, una seconda via percorre le pendici settentrionali della montagna di Rofano. Il sentiero parte dalla carrareccia di fondovalle della Valle Scura, in località Pretara. Risale quindi un dosso, costeggiando una pinetina e pervenendo ai coltivi delle piàjë cambónë. Si tratta di ampi pendii che guardano la valle sottostante, solcati da un valloncello. Quanto al toponimo, si tratta di un composto di piaia, voce risalente al latino plagia 'pendio', e di un cognome locale, del tipo Campone. E' interessante notare l'esposizione verso nord di questi pendii, caratteristica molto frequente (ma non manca qualche eccezione) delle designazioni formate con la voce piaia.

58. Più in là, vi è il colle dei ranégli, indicato sulla cartografia IGM come Ranegli, culminante con la quota 1266 m, il cui nome allude alla presenza di seminativi proprio in cima, essendo derivato dalla voce locale per grano, con con perdita della occlusiva nel nesso iniziale gr-.

59. In direzione est, questo colle è chiuso dal primo di due fossi che scendono piuttosto vicini, sfociando nella Valle Scura. Il passaggio della mulattiera tra i due fossi è indicato con il toponimo càpë còllë lónghë, poiché si passa sulla sommità di còllë lónghë, lo stretto crinale che si innalza fra i due valloncelli. Quest'ultima designazione è chiaramente formata da colle e dall'aggettivo equivalente a 'lungo', per via della forma, mentre sulle carte IGM è presente il toponimo Capo Colle Longo.

60. Oltre il secondo dei due fossi, comincia la vasta zona dei cógli, ovvero dei 'colli', conformata a dossi e vallette, alcune delle quali coltivate. Curioso l'adattamento IGM 'dialettaleggiante', Cogli. Tale località confina da un lato con la statale n° 17 bis, mentre è sovrastata, in direzione di Rofano, da pràtë sàcchë, degli accidentati pendii. Quanto al toponimo, è composto da prato, qui nel senso di 'prato pascolo', e da un secondo elemento che può tanto essere un cognome Sacco (vi sono due casette nei dintorni), o un appellativo sacco, traslato geografico per indicare una località chiusa. Da rilevare la diversa resa del nome sulle carte IGM, Prato Sano.


La valle del Vasto
61. Il settore pedemontano compreso tra la strada provinciale e la valle del Vasto è attraversato da una strada battuta che, dopo un percorso interamente a mezza costa sui pendii a nord della valle, raggiunge le case di San Pietro. La strada attraversa diverse località coltivate vicine al paese, come lë icènnë (IGM Vicenne), e lë spinàra (IGM Spinara). Il primo toponimo riflette il diffuso tipo vicenna 'terreno a rotazione', mentre il secondo è un femminile rifatto sul neutro plurale di spinaro, collettivo in -aro del fitonimo spino 'pianta spinosa'.

62. Una presenza singolare nella zona è quella del sàssë cëpëcchjónë, un macigno il cui nome riprende un soprannome (anche cognome, Cipicchia) locale. Più a monte, salendo verso la provinciale, si passa attraverso il vàofoléttë che sarà un passaggio (vado) in una zona umida, dove vegetano le felci. Il toponimo, sulle carte IGM Vado Foletto, continua infatti il fitonimo latino filectum 'felceto'.

63. Una località più a monte è il ravàrë dëgliu pilónë. Si tratta di una zona di detriti: il nome riprende infatti l'antica designazione grava 'brecciaio', voce del sostrato, molto diffusa in tutto l'Appennino Centrale. Quanto alla specificazione, essa sarà un derivato di pila 'vasca di pietra', oppure rifletterà un fitonimo pelone, riferito ad una pianta erbacea, che ha molti riscontri in toponomastica.

64. Di nuovo lungo la strada sterrata per San Pietro, la località svòta, chiamata la Sbota sulle carte IGM, conserva il nome di una 'curva' fatta da una mulattiera che saliva di traverso verso la montagna della Ienca. Seguendo tale via, ai confini con il territorio di San Pietro, ormai a ridosso della provinciale, si trova la contrada seminativa di càmbë ranérë, il cui nome - Camporanero sulla cartografia IGM - risulta composto con un derivato di grano. Sopra la strada è poi la valletta coltivata della fornàca, così chiamata da una voce che indica una fornace per la calcinazione delle pietre, ma anche, per traslato, un luogo particolarmente caldo (l'esposizione è infatti a sud).

65. Oltre la Svolta si incontra la fónda (960 m), un antico fontanile chiamato ufficialmente e sulla cartografia IGM Fonte della Pietà. Più avanti, incontriamo i coltivi detti vìë sandìrë, dal nome della stradella preesistente alla attuale pista sterrata, che riprende l'agionimo Santi Viri più volte citato nei documenti storici relativi al castrum di Assergi.

66. La valletta coltivata sotto la chiesa campestre di San Clemente (1068 m) è chiamata la vàllë nàrdë. Si ricorda a tale proposito che anche a San Pietro il colle di San Clemente conserva la memoria di questo personaggio locale, tale 'Nardo', essendo infatti detto còlle nardùcciu.

67. Tornando alla periferia del paese, e procedendo lungo la direttrice della valle del Vasto, in direzione ovest, sono diverse le località notevoli per l'economia tradizionale. In contrada pernagnòla c'è un ponticello che permette il passaggio fra le due opposte sponde del torrente Raiale, e quindi consente di raggiungere i pendii ed i coltivi in direzione di Aragno. Quanto al toponimo, potrebbe riflettere una voce del lessico indicante un tipo di prugna selvatica. A ridosso della valle, sul lato destro per chi procede verso San Pietro, la località pé lë vìgnë, ovvero 'piedi le vigne' ricorda che vaste aree ai margini del paese sono (o piuttosto erano ?) coltivate a vigneto.

68. Lungo il torrente, sotto la Fonte della Pietà, si trova invece pràtë rànnë, un prato umido. Il toponimo vale chiaramente 'prato grande', e quindi la traduzione riportata sulle carte IGM, Prati Ranno è del tutto errata. Poco più avanti, si raggiunge infine la notevole róttammàrë, ben nota agli speleologi, che conserva un nome appartenente ad un antico strato linguistico. Il tema mar(r)-, infatti, è attribuito al sostrato, con qualche significato che lo rende assai vitale negli oronimi, come confermano diversi nomi di montagne, tra cui il vicino Monte Màrine di Pizzoli (Aq). Il nome della grotta è variamente reso negli adattamenti ufficiali: sulle carte IGM si trova la versione Grotta Amare.


La regione di Pischieta
69. Il territorio di Assergi si estende anche alla destra orografica (ovest) della valle del Raiale, occupando una parte delle propaggini meridionali del Gran Sasso che fanno capo alla montagna del Colle Alto di Aragno. Di fronte al paese, al di là del ponte di Pernagnola che guada il fondovalle, si trova la località corèë, indicata anche sulle carte IGM, la cui designazione riflette la voce corea, 'recinto'.

70. Proseguendo lungo una strada campestre in direzione di Camarda, si tocca la fóndë l'accutìna (888 m). Il toponimo, che suona F.te dell'Accodina sulla cartografia IGM, riprende una diffusa designazione acquatina, diminutivo di acquata, pps. di *acquare, denominale di acqua, molto usato come nome di sorgente.

71. Prima dei confini con Camarda, c'è la contrada dei favëciàri, attraversata dall'autostrada. Il nome, assente sulle carte IGM, riflette la voce latina *filicarium 'felceto', attraverso la fonetica locale. A monte di tale località, sfocia (918 m) la vallatóna, proveniente dall'altopiano sommitale appartenente ad Aragno. Il nome della valle sembra un derivato di vallata, raro intensivo di valle, ma l'adattamento IGM è diverso: Valle Tonna, e presuppone un aggettivo tondo, per via della forma. Un'altra ipotesi è quella di un personale Atto, Attone.

72. Alla testata della valle suddetta, quando questa si apre a ventaglio sotto il Colle Longo di Aragno, si troverà la fondàgnëra, forse un'esile sorgente non riportata nella cartografia IGM, né in quella CAI. In queste compare però il toponimo, nella resa la Fontagnola, composta con un diverso sufisso, -olus. La versione dialettale, invece, appare più come un plurale in -ora di fontana, o piuttosto un composto di fonte e dell'agionimo 'Angelo', eventualmente per via di una grotta o altro luogo legato al culto di San Michele Arcangelo.

73. Subito a nord della Vallatona, si estendono i resti del bosco di pischjéta, che occupa una fascia compresa fra i 950 m ed i 1150 m. Il nome appare una formazione collettiva (suffisso -etum), dalla voce peschio 'macigno', ed è correttamente reso Bosco Pischieta sulla cartografia IGM. A valle del bosco, una vasta regione pianeggiante di coltivi è inoltre indicata sulle carte come Piede di Pischieta.

74. Una vicina contrada è quella della castàgna, divisa fra Assergi ed Aragno, dove conserva lo stesso toponimo, che presuppone l'antica presenza di un bosco di castagni (castagna è fitonimo, equivalente all'italiano 'castagno'), e che è riportato sulla cartografia IGM come la Castagna. L'estremo lembo settentrionale di tale località è noto col nome di péi le vìgnë, perché situato a valle di alcuni vigneti, a loro volta proprio sotto il bosco di Pischieta, a confine con Aragno. Il toponimo Corneda, infine, riportato nella cartografia IGM, non ha avuto riscontro presso gli informatori.