Aragno (L'Aquila)

Appunti sul territorio

Il territorio montano di Aragno si estende sia a nord che a sud dell'abitato, occupando una porzione del massiccio a meridione della valle del Vasto, con confini non netti in direzione dei tenimenti di Camarda, Assergi, San Pietro e Collebrincioni. La parlata di Aragno è già di tipo raialese.

Il più cospicuo settore montano del tenimento di Aragno è costituito da un acrocoro a forma di ferro di cavallo, culminante con la cima di collàuto (1553 m) che domina il paese. Il braccio a nord della cima si alza ancora con ji cóppi (1439 m), mentre quello ad ovest presenta le elevazioni degli stérpi (1524 m) e, al di là dell'enforcatùra (1469 m), dei coppetégli (1470 m) e dei cóppi (1460 m). All'interno di questo sistema orografico, si trovano diversi pianori per lo più coltivati fino in epoca recente: il più importante è il precójo, chiuso a nord dall'allineamento delle sèrre (1455 m). Ad est dell'acrocoro, vi è una seconda regione caratterizzata da estensioni pianeggianti coltivate, fra le quali la valle dei palaìni. A sud del paese, il modesto allineamento del colle di Santa Barbara, che si salda al crinale di Monte Verdone di Collebrincioni, taglia in due la regione compresa fra Aragno, Camarda e Paganica.

Gli insediamenti agropastorali caratterizzano la montagna aragnetta, a partire dai ruderi dello mbàrgo, che faceva parte del sistema della famiglia Cappelli, per continuare con i numerosi ricoveri nelle contrade palaìni, pézzo grósso, precójo. Poche sono le sorgenti, e tutte ai margini del territorio: la fónde remmónna a nord, la fónde ótro ad est, la fónde bèlla ad ovest.

I sentieri consigliati dalla carta CAI, che non riguardano però la catena principale del massiccio del Gran Sasso, costituiscono delle traversate in direzione del vicino centro di Camarda, della valle del Vasto, della Ienca.

La toponomastica

La montagna di Colle Alto
1. L'imponente monte che domina l'abitato di Aragno, culminando con la rispettabile quota di 1553 m, è per eccellenza la 'montagna' del paese, tanto che i vicini la designano sovente col nome di 'Monte di Aragno' o 'Coppi di Aragno' (cfr. il toponimo ji cóppi a Collebrincioni). Anche la cartografia IGM ha ripreso questa nomenclatura, riportando la dizione M. d'Aragno in corrispondenza della cima, mentre nell'Atlante di Rizzi-Zanoni (1808) si aveva solo li Coppi. Per i locali di Aragno, invece, la montagna è collàuto, ovvero il 'colle alto' per eccellenza.

2. Le pendici meridionali del Colle Alto, appena sopra il paese, sono state di recente rimboschite a pino. Il ripido vallóne egliu ferràjo, chiamato Fossatello sulle carte IGM, scende dalla cima direttamente all'abitato. Il suo nome deriverà dalla presenza di terra rossa, quasi una 'cava' di ferro (in realtà probabilmente minerali di alluminio), da cui il derivato ferraro, col tipico suffisso latino -arius, se non semplicemente da un personale locale (un 'fabbro').

3. Ad est del citato vallone, un bosco di pini ha ricoperto il crinale del colleóne, senza nome sulla cartografia IGM. Il toponimo si configura come composto 'colle buono', da vono, esito dialettale primario del latino bonus, nel senso di '(colle) adatto (per il pascolo)'. La presenza della vocale tonica ó, invece della normale ò, può essere vista come influsso del suffisso accrescitivo óne, mentre la -e per -o non è infrequente nei dialetti di transizione dell'area aquilana.

4. Ad ovest del Vallone del Ferraro c'è il costone degli stérpi, anch'esso coperto da una pineta, culminante con un cocuzzolo (1462 m). Il nome è presente pure sulle carte IGM, come Sterpi, ed è di origine trasparente, indicando la presenza di 'sterpi'. Per i locali, tale toponimo indica però anche un secondo colle, decisamente più a nordovest (1524 m), senza nome sulla cartografia IGM.

5. Dalle ultime case a nordovest di Aragno, ha origine il sentiero recentemente proposto dal CAI tanto come salita alla cima del Colle Alto, quanto come traversata verso la valle del Vasto. Il sentiero, guadato un valloncello, risale con diverse svolte lungo il còlle pretenàle, trovando a quota 1242 m la cróce, che segna un tratto più pianeggiante su un ripiano. Quanto al nome del crinale, esso deriva dalla voce preta, metatesi dialettale del latino preta, 'pietra', ma la formante non è chiara, data la presenza di un primo elemento accanto al diffuso suffisso -alis. Tale colle culmina con una morgia (1338 m) nota col nome di prèta dell'àcqua, in cui si ritrova la voce preta, accanto ad una specificazione che dipenderà da qualche sorgentella ivi presente.

6. Dalla croce, una deviazione sulla destra permette, secondo la carta CAI, di salire alla cima del Colle Alto, attraverso il guado dell'endràta, fra i due colli detti stérpi, riportato come toponimo sulla cartografia IGM a sudovest della vetta. Designazioni toponimiche dello stesso tipo sono siffuse, soprattutto in area aquilana, per indicare il passaggio, la porta che mette in comunicazione il paese con una regione di interesse agropastorale. In questo caso, si tratta dei coltivi nella contrada della tagliàta, che si estendono ampiamente a nord della cima. Il toponimo, pure presente sulla cartografia IGM ben tre volte come Tagliata, ha origine dal 'taglio' della macchia che ricopriva queste località, effettuato in epoca imprecisata per permetterne lo sfruttamento agricolo.


La regione del Precoio
7. Continuando dalla croce (1242 m) lungo l'itinerario proposto dalla carta CAI, si sale in diagonale lungo le còste e spamózza, un ripido pendio (tale è il signficiato della voce costa) sopra la vàlle d'órza condivisa con Collebrincioni. Rimontata la costa, il cui nome riprende un soprannome locale 'spada mozza', si perviene allo stretto passaggio dell'enforcatùra (1469 m), dove si entra nella regione degli altopiani a nord della cima di Colle Alto. Quanto al nome del valico, esso deriva dalla voce forca, che designa gli intagli a forma di V sulle creste (in origine il latino furca esprime il concetto di 'diramazione', ed infatti lo stesso termine viene usato anche per designare la biforcazione di una valle), tramite una formante -tura deverbale.

8. Sulla sinistra (ovest) dell'Inforcatura si estende la successione dei coppetégli (1470 m) e poi dei cóppi (1460 m), come vengono chiamati dai locali della vicina Collebrincioni. Si tratta di cocuzzoli poco accentuati, da cui la derivazione dei citati toponimi dal latino cuppus 'tegola', in senso traslato. Fra le due serie di colli, si trova un sentierino che, attraversando le pràta de pópoli, andava alla più vasta contrada seminativa delle pràta egli cìnghe. Entrambi questi toponimi, non riportati sulla cartografia IGM, sono composti colla voce prata, femminile plurale, che deriva da un plurale del neutro pratum, nel senso di 'pianoro seminato'. Quanto alle specificazioni, la prima è il diffuso fitonimo populus 'pioppo', in ricordo della specie arborea predominante prima del debbio che evidentemente fu qui effettuato, mentre la seconda dipende dal numero dei proprietari ('cinque').

9. Le due contrade appena richiamate si trovano ai margini di una vasta pianura, indicata col nome il Procoio sulla cartografia IGM, che pure segna una casetta a quota 1428 m. Il toponimo è conosciuto a Collebrincioni, nella forma procójo che, stante l'attuale ininteggibilità del nome, si confonde con la svisata dizione gregorio (sic!). L'origine del nome è nella designazione procoio, precoio che indica un tipo di costruzione pastorale, adibita a stazzo, per la quale sono stati proposti diversi etimi da Giammarco.

10. La nomenclatura della regione del Precoio è assai più complessa. Innanzitutto, i locali di Aragno conoscono solo il toponimo ju làgo, che indica la depressione (1398 m) che costituisce la parte più occidentale dell'altopiano. A tale designazione, evidente traslato, si accompagna il toponimo registrato a Collebrincioni lo piàno de càmboli che compare quasi come sinonimo dell'intero altopiano del Precoio. Tale nome si confronta con altri del tipo campoli, diffusi in area aquilana, e con i due nomi di paesi Campoli Appennino (Fr) e Campoli del Monte Taburno (Bn), per i quali si ipotizza una oscillazione fra campulus, diminutivo, e campora, plurale arcaico in -ora, di campus 'pianura coltivata'. Il presente toponimo compare sulla cartografia IGM come Cambio (dal quale dipende una svisata versione alternativa registrata a Collebrincioni, càmbio), applicato ad una crestina che chiude a nord l'altopiano (1455 m). Ma tale cresta, che evidentemente non può essere designata con un derivato di campo, è per i locali di Aragno il mónde elle sèrre, o semplicemente le sèrre, per via della forma dentellata che ricorda una 'sega' (tale è il significato originario del latino serra, poi passato ad indicare genericamente dei crinali allungati).

11. Fra il crinale delle Serre e la vallata della Ienca, si trova il rudere di un grosso muro a secco, utilizzato in tempi relativamente recenti dai massari dei Cappelli. Il nome della località è ancora mbàrgo, da una voce dialettale che designa un ricovero temporaneo per gli animali, la quale ha un'origine prelatina, confrontandosi con nomi quali Barga (Lu) ed altri nell'Italia Settentrionale, derivati da voci del lessico del tipo barga 'capanna'.

12. Ai margini dell'altopiano del Precoio, fra questo ed i coltivi della Tagliata, si trova l'ulteriore contrada delle pràta sànda, corrispondente all'IGM Prata Santa. L'origine dell'aggettivo santo che qui specifica il nome comune prata, già incontrato in precedenza, non è noto, ma si riferirà a qualche edicola presente nella zona, se non a proprietà di pievi, parrocchie, conventi, ecc.


La regione della Ienca
13. Il diruto castello della Ienca si trovava sulla destra orografica della valle del Vasto, in una regione che ancora oggi conserva il nome la jénga, come riporta la cartografia IGM (la Ienca). Si tratta di una valle, chiamata sulle carte F.so della Ienca, con una sorgente (F.te Ienca, 1242 m) ed un rudere di casetta (C.ta Ienca, 1310 m), da non confondere con lo storico - e anch'esso diruto - Casale Ienca, luogo di un noto episodio della Resistenza aquilana durante l'ultima Guerra, che si trova alla confluenza nella valle del Vasto (1048 m).

14. La toponomastica dialettale ricorda un'àra egli càrri, un'aia per la trebbiatura dei cereali poco sopra la casetta delle Ienca. Più a nord, un crinale si chiama piàno apérto, nel senso di 'nudo, libero dalla vegetazione', e tale nome è anche riportato dalla cartografia IGM, come Piano Aperto.

15. Sul versante meridionale della valle del Vasto, c'è la breve fóssa tambùrro, che deriva il nome dal 'tamburo', forse come soprannome locale, mentre la cartografia IGM riporta Fossa Tambura. Il nome dell'intero versante, è invece auràgno, come attestano anche le carte che hanno Auragno, da analizzare come a uràgno, ossia 'a borea, esposto a nord', dal diffuso appellativo voragno, che indica luoghi con tale esposizione, contrapposto a solagna.


La regione dei Paladini
16. Dall'estremità orientale del paese, si può imboccare una strada bianca di recente costruzione che, con percorso a mezza costa, attraversa una serie di pianori ad est della montagna di Colle Alto, sostituendo la vecchia mulattiera della còsta egliu càmbo, che transitava circa 100 m più a monte. Il toponimo riportato sulla cartografia IGM Costa del Campo riprende la citata designazione dialettale, la quale si compone della voce costa 'pendio', da un termine latino dal significato originario di 'costola, fianco', e di campo 'pianura coltivata'.

17. La strada bianca aggira un cocuzzolo (1140 m) ad est dell'abitato che, nonostante sia stato rimboschito a pino, conserva il nome di màcchja egliu córno, qui con corno che riflette il fitonimo latino cornus 'corniolo'. Tale toponimo è anche presente sulla cartografia IGM, come Macchia del Corno.

18. Proseguendo lungo la strada bianca, si perviene dopo qualche km all'imbuto di talóso (1257 m), una importante contrada coltivata, il cui nome è assente sulle carte IGM. Quanto all'origine, essa è piuttosto oscura; la formante sembrerebbe il suffisso aggettivale -oso/-a, ma la base non è affatto chiara.

19. Salendo dal pianoro di Taloso, si lascia sulla destra il crinale di còlle lóngo (1358 m), così chiamato per via della forma allungata, il cui nome è stato riportato dagli estensori IGM a località del tutto diversa, indicata come Collelungo. Guadato un valico (1336 m), si entra a mezza costa nell'importante valle dei palaìni, alla testata della quale si trovano diversi ricoveri. Il nome della località (anche ad Assergi è ji palaìni) si confronta con Paladini in comune di Nerito (Te) e potrebbe riflettere un cognome, o essere in qualche modo connesso alle leggende sui Paladini, giganti mitologici.

20. La strada bianca devia ora decisamente ad ovest, risalendo l'alta valle dei Paladini, andando a spegnersi sulla cresta che unisce la cima del Colle Alto all'ammasso roccioso dei cóppi (1439 m), i quali non vanno confusi con la località analogamente designata (ma dai locali di Collebrincioni) che, come visto, si trova nella zona del Precoio.

21. Abbandonando la strada, dai ricoveri dei Paladini si può proseguire a mezza costa svettando su un valico (1355 m) dal quale si entra nella valle coltivata di pézzo grósso, dove compaiono diversi rifugi segnati sulla cartografia IGM. Il toponimo, assente sulle carte, richiama la voce pezzo, che indica una 'contrada coltivata'.

22. A chiudere la valle di Pezzo Grosso ad est, c'è la crestina accidentata di collàcchjo (1364 m), ottimo balcone sulla valle del Vasto. Il nome, diffuso pure a San Pietro (collàcchjo), è chiaramente un derivato di colle, col suffisso -acchio dal valore accrescitivo.

23. Dietro la cresta di Collacchio, in direzione della valle del Vasto, si trova un ulteriore località in passato coltivata, detta di fónno calascióne, sita alla testata di un impluvio (Fonno Calacione sulla cartografia IGM). Il toponimo è composto della voce fondo, dal latino fundus 'podere', che designa coltivi situati in avvallamento, e da un secondo termine che può riflettere un soprannome locale (calascione 'persona grassa'), confrontandosi per l'origine con il nome di Calascio (Aq).

24. La regione di coltivi si chiude, ad ovest di Pezzo Grosso, con la acclive vàlle lommàrdo, una lunga striscia alle pendici dei Coppi, il cui nome riprende un personale (cognome) Lombardo. A breve distanza, più a valle, si trova la sorgente di fónde remmónna (1206 m), indicata sulle carte IGM come F.te Remonna. Il toponimo deriva dal fatto che la sorgente si trova appena al di sopra di una fascia boschiva che si estende sul versante meridionale della valle del Vasto. La voce monna, infatti, è l'aggettivo latino mundus 'pulito' sostantivato, passato in toponomastica ad indicare un 'luogo libero dal bosco'. Qui tale voce è preceduta da una particella intensiva re-, tipica dell'area aquilana, che ne ha causato il raddoppiamento della prima consonante.

25. Ad est della sorgente, è la macchia di còsta làta, toponimo registrato sia ad Aragno che a San Pietro, nonché riportato tal quale sulla cartografia IGM, Costalata, il quale riflette l'aggettivo latino latus 'largo', sopravvissuto solo nella toponomastica.

26. Ancora oltre, ai confini con Assergi, è la pineta di rimboschimento di càsa latìna, che ha dato il nome ad un serbatoio dell'acquedotto di Aragno. L'aggettivo latino qui rinvenuto può rimandare all'epoca longobarda, come contrapposto a fara 'terreno di pertinenza dei dominatori'.


Il colle di Santa Barbara
27. Le località nei dintorni del paese si dispongono lungo un solco vallivo che si incunea fra la mole del Colle Alto a nord, e l'isolato colle sulla cui sommità (1087 m) sorge la chiesa di Santa Barbara, sopra il cimitero di Aragno. Alla periferia ovest dell'abitato, è la località quartàro, il cui nome, riportato pure sulla cartografia IGM, dipenderà da quarto, nel senso di 'rione' del paese. Più in là, ai confini con Collebrincioni, si trova la fónde bèlla, sul pendio delle Coste sotto la montagna d'Orsa.

28. A meridione della strada che unisce Aragno con Collebrincioni, vanno ricordati i due cocuzzoli di còllenzàno (1018 m), corrispondente all'IGM C.le Enzano, una formazione prediale in -anus da un personale Enzo, e di cocuréllo (1011 m), il cui nome (C.le Cocurello sulle carte) riflette un antico e prolifico tema cucco, qui esteso in -r-, molto usato in toponomastica per indicare delle cime svettanti (cfr. l'italiano cocuzzolo). Fra i due colli, c'è la valletta di vécete, coltivata a vigneto, che richiama nel nome (IGM i Veciti) il termine agrario vece 'contrada seminativa', con un'estensione in origine aggettivale.

29. Lungo la carrozzabile per Paganica, a sud dell'abitato, si guada lo strétto, un angusto passaggio fra il Colle Enzano e il colle di Santa Barbara. Si scende quindi al vasto pianoro di cesaràno, che costituisce la più importante contrada agricola del territorio compreso fra Aragno, Camarda e Paganica. Quanto al nome, è chiaramente una formazione prediale, visto il tipico suffisso -ano, da un personale, forse Caesarius. Sul suo versante settentrionale, spicca il bosco ceduo di cerquéto (corrispondente alla svisata designazione IGM Quercieto).

30. Ad est del paese, una strada campestre, consigliata come itinerario escursionistico nella carta CAI, si dirige verso Camarda. Circa 1 km fuori dell'abitato, tocca la località di màcchja pellóne, corrispondente ai coltivi indicati come Macchia Pellone sulla cartografia IGM. Accanto alla voce macchia, dal latino macula, in origine 'macchia', poi 'boscaglia intricata', compare nella designazione un oscuro appellativo pellone che ha rari riscontri nella toponomastica, e forse si riferisce ad un tipo di erba.

31. Poco più avanti, proseguendo verso Camarda, si oltrepassa il fosso di màlle piccóne, lungo il quale potrebbero essere stati dei coltivi, visto il nome, che riprende la voce piccone relativa ai dissodamenti, e l'importanza attribuita al toponimo dalla cartografia IGM, che ne conosce il derivato Solagna di Malle Piccone, conservando la variante fonetica malle per valle.

32. Un'ulteriore contrada, ormai ai confini con Camarda, è quella dei frattàli, caratterizzata da boscaglia incolta. La voce fratta, che è alla base del toponimo (i Frattali sulla cartografia IGM), deriva dal latino (silva) fracta, nel senso di 'bosco tagliato', ovvero 'debbio', ma poi è passata ad indicare tanto la 'siepe' (ma solo in alcuni dialetti), quanto la 'boscaglia intricata'.

33. La pista si immette sulla recente strada bianca Camarda-Assergi, nei pressi della fónde ótro (919 m), la quale riflette nel nome l'appellativo latino bothros 'voragine, burrone', per tramite della fonetica locale che notoriamente indebolisce la v- (esito normale di b-) in posizione iniziale. Il nome della fonte è assente sulla cartografia IGM, ed è stato emendato nella carta CAI, nella versione F.te Utri.